Fonte: La Stampa
di Emanuelel Bononi
«Le Ong la maggior parte delle volte sono accusate in maniera inappropriata»
La politica, quella europea, ha fallito. Di fronte al problema dell’immigrazione, che «non è un qualcosa di nuovo», l’Ue ha rinunciato ai suoi valori. E l’Italia, che pure tanto «bene» sta facendo sul fronte del soccorso, «è meno preparata sul versante dell’integrazione». A cercare di porre rimedio sono le organizzazioni non governative, ma «le Ong la maggior parte delle volte sono accusate in maniera inappropriata». Il quadro appare complicato, ma bisogna «insistere». E’ critica e battagliera Emma Bonino. Vede un’Europa cambiata in peggio rispetto a quando era commissaria europea per la Salute. Sono passati più di dieci anni, molto è cambiato. Rispetto al periodo della Commissione Santer ci sono dodici Stati membri in più, e una crisi migratoria senza precedenti in cui i Paesi in prima linea sono lasciati soli, troppo soli. «Non è un problema solo dell’Italia o della Grecia perché si verifica nel Mediterraneo. Dobbiamo fare un sforzo per farne una questione europea. Non mi piace molto un’Europa così indifferente alle sofferenze». Ma le prospettive non sono delle migliori. Le proposte di modifica al regolamento di Dublino per il sistema comune di asilo «non mi sembrano straordinarie».
Bonino parla alla platea della Vrij Universiteit Brussel, l’università fiamminga di Bruxelles, che per l’impegno a favore di migranti e rifugiati ha concesso la laurea ad honorem per l’ex ministro degli Esteri ed ex commissario. Il primo pensiero va ai giovani. «Agli studenti dico di fare il loro lavoro, studiare. Non è rivoluzionario, ma è utile». E Bonino spiega perché. «Oggi si usano stereotipi, fake news. Ma se si studia si può essere più forti di tutto questo e si può dire “sono stupidaggini”». Stupidaggini tutt’altro che inoffensive. «Gli stereotipi iniziano con i migranti, continuano con gli ebrei, i neri, i Rohingya. Si comincia con piccoli passi di intolleranza e poi non ci si ferma più, e quando ci si rende conto della cosa è ormai troppo tardi». Al pubblico la leader radicale invita a non lasciarsi trasportare troppo dalle emozioni, perché «la durata delle emozioni è breve, dopo due giorni ci si dimentica, e questo è il vero rischio» dell’Europa, quello dell’abitudine. Un’abitudine che è già propria degli usi e costumi europei, a sentire Pietro Bartolo, responsabile del presidio sanitario di Lampedusa, premiato per i soccorsi dei migranti. «Mi dicono che faccio cose eroiche, e sono parole che mi fanno male. Sentirsi dire che fare cose normali come salvare vite equivale a essere degli eroi fa capire che siamo in una società malata».
Bonino riceve il premio, contenta ma non appagata perché non bisogna esserlo. «La perseveranza è uno degli strumenti migliori per ottenere piccoli progressi, a poco a poco». E il premio «mi serve e ci serve per andare avanti e non darci per sconfitti». I cambiamenti, quelli veri, richiedono tempo, e questo vale anche per l’immigrazione. Aiutare a promuovere nemmeno i diritti umano, ma la dignità umana, come tiene a precisare, «ripaga permettendo di guardarsi allo specchio la mattina senza avere vergogna di sè». Se questa Europa a Bonino non piace, è facile capire che qualcuno, e forse anche più di qualcuno, deve avere problemi a vedere le propria immagine riflessa. «Per ora gli egoismi nazionali prevalgono». Ragione in più per insistere. «Perseveranza» è una parola che Bonino ripete più volte nel corso del suo intervento. «Capita di fallire, ma non è questo per fermarsi». Un richiamo all’Europa, colpevole di indifferenza e di timidezza. «Non credo di interferire negli affari interni di qualcun altro se promuovo la dignità umana». Un invito ad agire sullo scenario internazionale.