19 Settembre 2024

I prezzi nell’Eurozona hanno registrato un’ulteriore accelerata (+8,6%). In discesa i dati sul Pmi manifatturiero dell’area euro, cala anche in Italia. Wall Street in altalena

Le Borse europee non trovano spunti per lasciarsi alle spalle un primo semestre molto negativo (-22% Milano e -20% Eurostoxx) e sono piatte tra il netto calo della manifattura in Europa, sottolineato dagli indici Pmi, e l’inflazione nell’Eurozona sopra le attese (+8,6% a giugno), un record che fa presagire un inasprimento della stretta monetaria da parte della Bce. Dal canto suo, Piazza Affari resiste al dato sull’inflazione di giugno, salito al massimo dal 1986. Così, all’indomani di una seduta in cui l’incubo recessione ha schiacciato i listini con Milano che ha chiuso ai minimi in 19 mesi, il FTSE MIB +0,17% resta in equilibrio, così come il CAC 40 -0,01% di Parigi, il DAX 40 -0,00% di Francoforte, l’IBEX 35 +0,46% di Madrid, il FTSE 100 -0,36% di Londra e l’AEX -0,88% di Amsterdam.
In altalena Wall Street: uno dei casi del giorno è il crollo della catena di grandi magazzini Kohl’s che interrotto le trattative per la vendita a Franchise Group. In contrazione a giugno il manifatturiero anche negli Stati Uniti ma l’indicatore, stilato da Ihs Markit, è comunque migliore rispetto alle aspettative degli esperti. A causare il rallentamento sono stati il calo della domanda, l’aumento dei costi e la mancanza dei materiali.
La prima parte dell’anno è stata da dimenticare per gli investitori, con Milano che ha ceduto nel semestre oltre il 22%, mentre Wall Street ha registrato sull’indice S&P 500 il peggior primo semestre dal 1970. Intanto sul fronte macroeconomico si registrano dati contrastanti: l’indice di fiducia delle imprese manifatturiere, misurato su base trimestrale dalla Banca del Giappone (indice Tankan) mostra una netta frenata a fine giugno; al contrario la produzione manifatturiera in Cina è rimbalzata nello stesso mese oltre le attese.

Wall Street in altalena, spese per costruzioni sotto attese
Dopo un’apertura debole Wall Street ha tentato il recupero ma poi è scivolato nuovamente in negativo, depresso dal dato sul settore delle costruzioni negli Stati Uniti che ha registrato un dato in calo a maggio, al contrario delle attese. Secondo quanto reso noto dal dipartimento del Commercio, le spese per costruzioni sono diminuite dello 0,1% a 1.779,8 miliardi di dollari (annualizzato), contro attese per un dato in rialzo dello 0,3%. Rispetto a un anno prima, il dato è cresciuto del 9,7%. Le spese per le costruzioni private sono rimaste di fatto invariate rispetto al mese precedente a 1.436 miliardi di dollari, quelle per le costruzioni nel settore pubblico sono diminuite dello 0,8% a 343,8 miliardi. A giugno, invece, l’Ism manifatturiero – l’indice che misura la performance del settore manifatturiero negli Stati Uniti – è sceso rispetto al mese precedente più delle attese, registrando comunque il venticinquesimo mese consecutivo in espansione (sopra i 50 punti).

Inflazione Italia al top dal 1986, in Eurozona balza a 8,6%
Non si arresta la corsa dei prezzi in Italia. Secondo la prima stima dell’Istat a giugno l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (indice Nic) ha registrato un aumento mensile dell’1,2% e dell’8% su base annua (dal 6,8% del mese precedente) portandosi ai massimi da oltre 36 anni. L’Istat sottolinea come il livello annuo raggiunto a giugno sia il massimo dal gennaio giugno l’inflazione accelera di nuovo salendo a un livello (+8,0%) che non si registrava dal gennaio 1986 (quando fu pari a +8,2%).
Il quadro non cambia in Europa, anzi. L’inflazione nell’Eurozona continua a macinare record: a giugno ha toccato l’8,6%, (contro l’8,1 di maggio), un livello mai registrato da quando è stata creata l’Unione economica e monetaria. Lo stima flash sull’andamento dei prezzi al consumo è stata resa nota da Eurostat. La principale componente a incidere sulla crescita dell’inflazione media è stata l’energia, comparto nel quale l’aumento su base annua è stato a giugno del 41,9% rispetto a 39,1% di maggio.

Pmi manifatturiero Eurozona a minimo da 2020, giù in Italia
Notizie in chiaroscuro dal settore manifatturiero europeo. In Italia l’indice Pmi manifatturiero di giugno è calato da 51,9 a 50,9 punti, un dato comunque leggermente migliore delle stime di consenso (50,8) dopo quello di maggio pari a 51,9. In Francia è passato da 54,6 a 51,4 punti, mentre in Germania è sceso da 54,8 a 52 punti, registrando l’espansione più debole da due anni. Quello complessivo dell’Eurozona è sceso da 54,6 a 52,1 punti, il quinto calo mensile che porta l’indice ai minimi da agosto 2020.

A Milano giù tech e auto, si salvano Atlantia e Leonardo
Sul Ftse Mib, dopo una serie di sedute da dimenticare, respirano sia Saipem +11,1% sia i diritti di opzione (+6,6%) relativi all’aumento di capitale in corso da due miliardi. Bene Leonardo +3,37% grazie al fatto che la Polonia ha acquistato 32 elicotteri per una commessa da circa 1,1 miliardi. Sale anche Telecom Italia +2,64%, che sembra orientata a respingere l’offerta Cvc per il ramo business. Dopo una buona partenza hanno perso smalto i bancari (Unicredit -0,27%, Banco Bpm -2,31%, Intesa Sanpaolo -1,65% e Bper Banca -2,71%) all’indomani del nuovo monito della Bce sui dividendi, che ne aveva provocato il tonfo in Borsa. Tra le peggiori si piazza Stmicroelectronics -2,63% per il calo prospettive globali del settore chip e smartphone, certificato dal taglio dei target da parte del colosso Usa dei chip Micron Technology.

Spread sotto 200 punti, rendimento in netto calo al 3,2%
Salgono ancora i BTp scambiati sul secondario telematico Mts. I titoli decennali italiani hanno recuperato terreno e il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005436693) e il pari scadenza tedesco si è ristretto sotto i 200 punti (dai 202 del finale della vigilia). Il rendimento dei decennali italiani è indicato al 3,22% dal 3,39% del closing di giovedì che era risultato il minino da inizio giugno.

Euro perde sotto quota a 1,04 dollari, minimi dal 2016
Sul fronte dei cambi, l’euro si indebolisce e perde quota contro tutte le principali divise: scambia a 1,0374 dollari ai minimi dal 2016(da 1,0464 in chiusura precedente) e a 140,8 yen (142,17), con il dollaro/yen a 135,22 (da 135,87). Ancora su livelli di guardia il prezzo del gas naturale sotto i 145 euro al megawattora. Risale infine, il prezzo del greggio: il contratto consegna agosto sul Wti sale a 108 dollari e quello del Brent di settembre a 112 dollari.

Tokyo chiude in calo dell’1,7% in scia a Wall Street
La Borsa di Tokyo chiude l’ultima seduta dell’ottava con un pesante ribasso emerso fin dalle prime battute sulla scia dell’andamento negativo di Wall Street. A deprimere i corsi a Tokyo hanno contribuito anche l’indice di fiducia Tankan del settore manifatturiero nettamente inferiore alle attese e il rallentamento dell’indice pmi manifatturiero. L’indice Nikkei dei 225 titoli guida ha chiuso quindi in calo dell’1,7% a 25.935,62 punti. Tra i titoli in evidenza sul fronte negativo il netto calo di Mitsui e Mitsubishi dopo la notizia che il presidente russo Putin ha siglato un decreto per trasferire tutti i diritti di proprietà del progetto di gasdotto Sakalin2 a una nuova società russa. Le due aziende nipponiche hanno una partecipazione del 22,5% di questo progetto energetico offshore nell’estremo oriente russo a nord del Giappone.

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