13 Gennaio 2025

Secondo la Cnn il neo eletto presidente Usa sta pensando a dazi universali: scivola l’azionario, proseguono i rialzi dei rendimenti dei Treasury. In recupero Wall Street. A Piazza Affari il Ftse Mib riaggancia quota 35.000 punti, vendite su St e Stellantis. Occhi puntati su illimity dopo l’opas lanciata da Banca Ifis

Le Borse europee chiudono con il segno meno una seduta volatile, con gli investitori che si interrogano sulla strategia da attuare per il 2025 tra mosse delle banche centrali e dazi che introdurrà l’amministrazione Trump. La giornata è stata segnata dalla notizia data dalla Cnn secondo cui il presidente eletto degli Stati Uniti sta valutando l’ipotesi di dichiarare un’emergenza economica nazionale per fornire una giustificazione legale all’imposizione di una vasta gamma di dazi universali su alleati e avversari. La notizia ha pesato sull’azionario europeo, che invece per tutta la mattina aveva tentato il rialzo.
In una seduta debole, però, fa eccezione il Ftse Mib di Milano che in chiusura riesce a riagguantare la soglia dei 35.000 punti, archiviando la giornata in progresso dello 0,49% a 35.108 punti. Segnano il passo gli altri indici europei: il Cac 40 a Parigi chiude in calo dello 0,49%, il Dax di Francoforte lascia sul parterre un frazionale 0,05%, mentre Amsterdam flette dello 0,55%. Chiusura a +0,07% per Londra.
Debole nella prima parte della seduta anche Wall Street, che ha poi recuperato terreno ed è tornata sopra la parità. Prosegue il rialzo dei rendimenti dei Treasury dopo le notizie sui dazi così come il rafforzamento del dollaro. Il rendimento del decennale americano è salito si massimi dal 2008.

Focus sulle mosse delle banche centrali
Rimane inoltre ilrebus sulle mosse delle banche centrali in tema di tassi: se la Bce dovrebbe scendere in campo in modo deciso per sostenere la congiuntura debole del Vecchio Continente (il dato sugli ordini tedeschi al settore manifatturiero sono scesi del 5,4% a novembre rispetto al mese precedente, dell’1,7% rispetto a un anno prima).
Dal canto suo, la Federal Reserve potrebbe essere più cauta, considerando che i parametri macro Usa evidenziano un’economia forte e di nuovo alle prese con un’inflazione elevata. Qualche indicazione, intanto, potrà arrivare con le minute dell’ultima riunione, quella del 17-18 dicembre, che saranno diffuse in serata. Secondo il FedWatch Tool del Cme Group, c’è il 33,3% di possibilità che la Fed lascerà i tassi al 4,25%-4,50% fino a giugno.
I vertici della Federal Reserve sono generalmente orientati verso un approccio più cauto nel tagliare i tassi nei prossimi mesi: sarebbe “appropriato rallentare il ritmo dell’allentamento monetario” e molti membri della banca centrale sono a favore di “un approccio cauto nei prossimi trimestri”. E’ quello che emerge dalle minute della riunione della Fed del 17 e 18 dicembre, quando l’istituto aveva tagliato i tassi avvertendo però di una frenata nel 2025.
Sul fronte dei dazi, il membro del board della Fed, Christopher Waller, ha detto di non aspettarsi «che abbiano un impatto significativo sull’inflazione». L’inflazione, ha proseguito, «continuerà a fare progressi verso il 2%», dicendo poi: «Sosterrò ulteriori tagli dei tassi nel 2025, ma la quantità dei tagli dipenderà dagli ulteriori progressi sull’inflazione». Infine, ha però aggiunto che «i conflitti geopolitici e i dazi potrebbero essere fonte di rinnovate pressioni sui prezzi».
Intanto, la settimana è all’insegna dei dati sul mercato del lavoro: forti quelli della vigilia e i sussidi, scesi sui minimi da un anno, inferiori alle attese quelli dei posti di lavoro del settore privato Adp (creati 122mila posti di lavoro, meno delle stime). Occhi puntati, quindi, sui numeri della disoccupazione in calendario venerdì.

Wall Street chiude contrastata, Dj +0,25%, Nasdaq -0,06
Dopo una giornata in rosso per il timore dei dazi di Donald Trump, Wall Street chiude contrastata. Il Dow Jones avanza dello 0,25% a 42.635,20 punti, il Nasdaq lascia 0,06% a 19.478.,88 punti, mentre lo S&P 500 guadagna lo 0,16% a 5.918,23 punti.
Il settore tech è ancora sotto pressione. Sono le parole dell’amministratore delegato di Nvidia a indirizzare l’andamento dei titoli del comparto: Jensen Huang ha detto che per la diffusione di computer quantistici di una certa utilità ci vorranno ancora tra i 15 e i 30 anni, aggiungendo che Nvidia avrà «un ruolo molto significativo» nel creare questi computer e nell’aiutare l’industria «ad arrivarci il prima possibile». Se il titolo Nvidia torna a salire dopo il forte calo della vigilia, le vendite colpiscono i titoli del settore quantistico, reduci da un poderoso rally nel 2024: Rigetti Computing arriva a perdere il 50%, IonQ il 25%, D-Wave Quantum oltre il 31%, Quantum Computing il 30%.

A Piazza Affari sotto la lente le banche, corre Leonardo
A Piazza Affari corre Leonardo (+4,1%) ai massimi dal 2000 assieme agli altri gruppi europei della difesa, dopo il richiamo di Donald Trump ai paesi della Nato ad aumentare le loro spese militari (durante la conferenza stampa di ieri nella sua tenuta di Mar-a-Lago, il presidente eletto ha esortato gli alleati ad incrementare la spesa dal 2% al 5% del Pil, minacciando anche una possibile uscita degli Stati Uniti). Gli acquisti hanno premiato le banche, con il risiko sullo sfondo, con in testa Mediolanum (+3,5%) e Bper (+3,2%). Sale UniCredit (+2,4%) che per Jp Morgan può permettersi un possibile rilancio cash fino a 4 miliardi per portare a casa l’ops su Banco Bpm senza accusare impatti significativi su utile per azione, patrimonio e pay out. In coda scivola St (-4,4%) assieme al comparto tech.

Vola illimity con l’offerta di Banca Ifis
Fuori dal paniere principale strappa illimity (+10,6%) dopo l’opas di Banca Ifis (+2,4%). Sul piatto, per ogni azione di illimity, 0,1 azioni di Banca Ifis di nuova emissione, oltre a una componente cash di 1,414 euro per azione. Il valore totale dell’operazione ammonta a 3,55 per azione (oggi illimity ha chiuso a 3,746 euro). L’integrazione tra i due gruppi – osservano gli analisti – genererà sinergie annuali pre-tasse stimate in 75 milioni di euro (circa 25 mln di ricavi e 50 mln di costi operativi, mentre i costi di integrazione previsti ammontano a 110 mln, che saranno sostenuti nel 2025). Dal punto di vista numerico, l’operazione – il cui closing è previsto a settembre 2025 – andrà a creare un’entità da «21 miliardi di asset totali, mantenendo comunque un Cet1 Ratio pro forma superiore al 14%, vista la grande patrimonializzazione di Banca Ifis, e mantenendo un’elevata payout policy», scrive Intermonte.

Dollaro si rafforza, euro oscilla su quota 1,03
Seconda seduta di rialzi per il biglietto verde, con l’aumento dei rendimenti sui Treasury Usa che prosegue e con le indiscrezioni sulle prossime mosse di Trump sui dazi che contribuiscono agli acquisti. Il dollaro ha così spinto al ribasso l’euro sotto quota 1,03 fino a un minimo di 1,02732, pesante anche il calo della sterlina. Lo yen intanto si è avvicinato al livello di 160 per dollaro, toccando 158,5575, il minimo da sei mesi.

Petrolio frena con dollaro forte. In discesa le scorte negli Usa
Prezzi del greggio in saliscendi nel corso della seduta: dopo che il Wti a New York ha superato i 75 dollari al barile per la prima volta in quasi tre mesi sono scattate le vendite. A sostenere i prezzi, il nuovo calo delle scorte negli Stati Uniti (le riserve settimanali sono scese di 0,959 mln di barili a quota 414,642 mln secondo i dati governativi). In aumento, però, le scorte di benzina e distillati. Sull’altro piatto della bilancia, il rafforzamento del dollaro pesa sulle materie prime, rendendole meno attraenti.
In calo il prezzo del gas europeo ad Amsterdam, intorno ai 45 euro al MWh.

Spread chiude a 116 punti, rendimento decennale sale al 3,68%
Chiusura in lieve rialzo per lo spread tra BTp e Bund in un contesto di generale aumento per i rendimenti della zona euro che hanno assecondato l’andamento dei Treasury americani. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005560948) e il pari scadenza tedesco ha terminato la seduta a quota 116 punti, in aumento di 1 punto rispetto al riferimento della vigilia. Rialzo netto per il rendimento del BTp decennale benchmark che ha archiviato gli scambi a quota 3,68% dal 3,63% del riferimento della vigilia.

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