Fonte: La Repubblica
di Enrico Franceschini
Il premier britannico pronuncia il suo discorso per restare in Europa, scaldando i motori della campagna elettorale in vista del referendum previsto per il 23 giugno
Se la Gran Bretagna lasciasse l’Unione Europea, il rischio di guerra tornerebbe a incombere sul continente. E’ il monito lanciato stamane da David Cameron in un discorso che apre la volata finale della campagna verso il referendum sulla Ue che si terrà nel Regno Unito il 23 giugno prossimo, fra meno di sei settimane. “L’Unione Europea ha aiutato a riconciliare paesi che sono stati in conflitto per decenni e a mantenere la pace”, afferma il premier britannico, che si batte per restare nella Ue. La pace e la stabilità godute dall’Europa in epoca recente sarebbe a rischio in caso di Brexit, cioè di Britain Exit, l’acronimo dell’uscita dall’Unione sostenuta dagli euroscettici. “Potremmo voltare all’indietro le lancette degli orologi verso un’era di nazionalismi in lotta fra loro in Europa”, avverte il leader conservatore, resuscitando il fantasma della seconda guerra mondiale.
E’ significativo che a introdurre Cameron sia stato un laburista, David Miliband, ex-ministro degli Esteri e responsabile di altri dicasteri nei governi di Gordon Brown e Tony Blair, poi candidato alla leadership del Labour, nelle primarie in cui fu sconfitto a sorpresa dal fratello minore Ed, sconfitto proprio da Cameron alle elezioni dello scorso anno. Come il premier, anche il partito d’opposizione è schierato per restare nell’Unione Europea, anche se qualche commentatore rileva una certa freddezza a questo riguardo da parte del nuovo leader Jeremy Corbyn, che ha rimproverato in passato alla Ue di essere ispirata da principi troppi liberisti e di non difendere abbastanza i diritti dei lavoratori. Più filo-europeo è invece Miliband, che ha a sua volta appoggiato il sì alla Ue prima di lasciare la parola al primo ministro.
“Siamo sicuri che la pace e la stabilità siano garantiti al di là di ogni dubbio sul nostro continente”, ha detto Cameron. Il premier ha aggiunto che “l’isolazionismo non ha mai reso un buon servizio” alla Gran Bretagna. “La verità è che quello che avviene nel nostro vicinato ha importanza anche per il nostro paese”, ha continuato. “Ciò era vero nel 1914, nel 1940 e nel 1989”, le date della prima guerra mondiale, della seconda e della caduta del muro di Berlino, a cui Cameron ha aggiunto altre date fatidiche della storia inglese, tra cui il 1815, l’anno della battaglia di Waterloo. “Se le cose vanno male in Europa, non facciamo finta di poter essere immuni dalle conseguenze”, ha concluso, evocando lo spettro di nuove guerre.
Il discorso di Cameron segue di 24 ore le dichiarazioni di due ex-capi di Mi5 e Mi6, i servizi segreti britannici, che hanno definito rischiosa per la sicurezza della Gran Bretagna l’uscita dalla Ue. Dopo quello di Cameron, tuttavia, c’è stato, sempre a Londra, un discorso di Boris Johnson, l’ex-sindaco di Londra, uno dei leader della campagna per il Brexit sulla quale si gioca le sue ambizioni di futura carriera politica, inclusa quella di prendere il posto del compagno di partito – ma rivale da una vita – Cameron a Downing street. A Londra, tuttavia, da ieri c’è un nuovo sindaco, Sadiq Khan, musulmano, di origine pakistana, laburista e appassionatamente pro-europeo, intenzionato a fare la sua parte per mantenere la Gran Bretagna in Europa.