22 Novembre 2024

Fonte: Il Sole 24 Ore

di Beda Romano

Si rafforzano le speranze di un pre-accordo tra la Commissione europea e il governo britannico sul divorzio della Gran Bretagna dall’Unione. Pur rimanendo cauti, esponenti comunitari notano progressi, almeno per quanto riguarda il nodo finanziario. Rimane da risolvere la questione irlandese. L’obiettivo è di chiudere una pre-intesa entro metà dicembre per porter aprire trattative sul futuro accordo di partenariato.

La cautela di Barnier
Da Berlino, il capo-negoziatore europeo Michel Barnier si è voluto cauto dinanzi alle voci di stampa che parlano di intesa sugli impegni finanziari: «Stiamo lavorando veramente molto su queste questioni (…) Spero che potrò a un certo punto annunciare un accordo». Ieri sera, la stampa bvritannica parlava di intesa raggiunta sugli impegni finanziari che il governo britannico deve versare ai suoi partner al momento dell’uscita dall’Unione. «Stiamo atterrando, ma ancora non abbiamo toccato terra», conferma qui a Bruxelles un esponente comunitario. «Stiamo discutendo di un accordo finaniziario che preveda impegni netti da parte del Regno Unito di 50-60 miliardi di euro». Le trattative sono in corso in vista di un incontro che la premier Theresa May avrà lunedì qui a Bruxelles con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Come si arriva a una somma intorno ai 50 miliardi?

Come si arriva al conto
Il calcolo viene effettuato in questo modo: 10 miliardi all’anno per i due anni di transizione dopo Brexit chiesti da Londra tra il 2019 e il 2021, (che i Ventisette sono pronti a concederle), a cui bisogna aggiungere 20-30 miliardi che sono gli impegni finanziari promessi ma non ancora versati inclusi nel bilancio comunitario 2014-2020. A questo totale bisogna sommare alcuni miliardi fuori bilancio per pagare tra le altre cose le pensioni dei funzionari europei.

Il nodo dell’Irlanda
Oltre al nodo finanziario, su cui si stanno facendo progressi, restano aperte due altre questioni: il diritto dei cittadini e il rapporto tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Quest’ultimo aspetto è diventato particolarmente difficile da risolvere dopo che il governo irlandese ha deciso di alzare la posta, chiedendo specifiche garanzie a Londra. Dublino vuole che nell’Ulster ci sia nei fatti uniformità regolamentare per preservare i vantaggi del mercato unico sull’intera isola. «Vogliono una soluzione che valga per l’intera isola, tale da preservare gli strettissimi scambi commerciali sui due lati della frontiera», nota un diplomatico nazionale. Per il Regno Unito, la richiesta irlandese appare difficile da accettare. In ballo, c’è la sovranità stessa della Gran Bretagna. «D’altro canto – spiega ancora l’esponente comunitario –, dietro a Brexit c’è proprio la volontà di staccarsi dall’Unione, abbandonare l’assetto regolamentare comunitario».
Molti diplomatici ammettono che il governo irlandese ha deciso di fare la voce grossa, nel timore che rinviando la questione all’accordo definitivo Dublino rischi di dover accettare la posizione inglese. Ufficialmente, l’Irlanda può contare sull’appoggio dei suoi partner, ma nella sostanza la posizione irlandese è molto particolare. Agli altri governi preme soprattutto trovare una soluzione sulle finanze e sui diritti dei cittadini. «La questione irlandese è tale: prettamente irlandese», ammette un altro diplomatico.

Riunificazione dell’Irlanda?
Per Londra, garantire l’unità regolamentare sull’intera isola significherebbe avere due regimi in uno stesso paese. Sarebbe anche interpretato come un primo passo verso una clamorosa riunificazione dell’isola. In un recente vertice europeo l’allora premier Enda Kenny aveva ottenuto che fosse precisata la possibilità per l’Irlanda del Nord, una volta eventualmente inglobata nella Repubblica d’Irlanda, di aderire direttamente all’Unione, come la DDR in occasione della riunificazione tedesca.
In ultima analisi, si capisce come sia difficile e spinoso chiudere una pre-intesa tra Bruxelles e Londra. Lunedì la signora May incontrerà il presidente Juncker qui a Bruxelles. In caso di intesa, la Commissione suggerirà ai Ventisette che «sufficienti progressi» sulla strada del divorzio sono stati raggiunti e che è quindi possibile aprire il negoziato sul futuro partenariato tra i due blocchi. Una decisione finale spetterà ai leader nel vertice di metà dicembre.

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