Fonte: La Repubblica
di Antonello Guerrera
Il documento del procuratore generale Cox sull’accordo tra la premier e la Ue inchioderebbe Londra a uno stato di negoziazione permanente e sancirebbe lo status separato dell’Irlanda del nord, che rimane nel mercato unico
A causa degli accordi sulla gestione futura della questione irlandese, il Regno Unito potrebbe rimanere legato all’Europa “per un tempo indefinito”. È questa la scomoda verità che la premier britannica Theresa May è stata oggi costretta a rivelare dopo aver provato a secretare per giorni il “parere legale” sulla Brexit scritto dall’attorney general del governo (cioè il suo massimo legale) Geoffrey Cox. Non solo: nel documento c’è scritto che i negoziati futuri tra Londra ed Europa potrebbero protrarsi potenzialmente all’infinito, che si rischia uno “stallo” e che il Regno Unito non ha alcuna facoltà legale di rescindere dall’accordo sull’Irlanda.
In realtà, nulla di nuovo. Da quando May ha raggiunto a fatica un accordo con le autorità Ue sulla Brexit, questi rischi, seppur ipotetici, erano chiari fin dall’inizio a tutti. Ma è ovvio che, messi nero su bianco dalla massima autorità legale governativa, rafforzeranno non poco la propaganda pubblica dei ribelli conservatori pro-Brexit e degli altri euroscettici anti May, che non aspettavano altro per rinfacciare alla premier l’accusa di aver svenduto il Regno Unito a Bruxelles.
Il meccanismo del backstop concordato nell’accordo con l’Ue, ossia la permanenza a oltranza della Gran Bretagna nell’unione doganale europea e dell’Irlanda del Nord nel mercato unico per evitare il ritorno delle frontiere e delle tensioni e dunque mantenere il confine tra Belfast e la Repubblica d’Irlanda il più fluido possibile, è uno “scenario di emergenza”, ripete May. E cioè: dopo il periodo di transizione con termine il 31 dicembre 2020, se non ci fosse un accordo sul confine irlandese tra Londra e Ue, allora si attiverebbe automaticamente il backstop fino a quando non verrà trovata una soluzione stabile. May insiste nel dire che si tratterebbe di una scappatoia “temporanea” e che il backstop non conviene neanche all’Ue (perché Londra rimarrebbe nell’unione doganale) ma è innegabile che una possibilità, seppur minima, che il Regno Unito resti legato all’Europa per diversi altri anni esiste.
Ecco perché May ha fatto di tutto per non far pubblicare il parere legale, almeno fino a ieri, quando una mozione delle opposizioni (col Labour di Jeremy Corbyn in testa) ha sconfitto in Parlamento il governo, che dunque oggi è stato costretto a rendere pubblico il documento nella sua interezza. Oggi alla Camera dei Comuni, durante il dibattito parlamentare fiume che continuerà fino all’11 dicembre quando si voterà finalmente sull’accordo di May, i parlamentari pro-Brexit hanno accusato il governo di voler insabbiare il parere legale di Cox, altri hanno provato a dire che May ha mentito al popolo. Affermazione contestabile, ma in ogni caso lo speaker (il presidente) della Camera Bercow li ha subito bloccati: il regolamento della House of Commons vieta di accusare altri parlamentari di essere falsi, disonesti o ubriachi. Le buone vecchie maniere inglesi, finché dureranno.