Fonte: La Stampa
di Alessandra Rizzo
Al termine di una giornata tra le più drammatiche vissute dal Paese dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, il Primo Ministro Boris Johnson ha subito una sconfitta cocente in Parlamento per mano dei ribelli che si oppongono al divorzio dall’Unione Europea senza accordo. E ha subito annunciato l’intenzione di indire elezioni anticipate il mese prossimo, prima della scadenza della Brexit fissata per ora al 31 Ottobre.
In una seduta infuocata a Westminster, iniziata tra i deputati che urlavano al primo ministro “Dimettiti!” e terminata a tarda sera, la Camera dei Comuni ha approvato un primo passo per costringere Johnson ad evitare il cosiddetto “no-deal”, il divorzio senza accordo, e chiedere un rinvio della Brexit. Voto finale 328 contro 301, un risultato ottenuto con il sostegno di una ventina di deputati conservatori ribelli. Il risultato ha scatenato le proteste del governo, e l’esultanza delle opposizioni capitanate dal laburista Jeremy Corbyn.
A nulla è servita la retorica belligerante del premier, che aveva intimato ai deputati di non approvare un ulteriore rinvio della Brexit. “E’ una legge che, una volta approvata, mi costringerebbe ad andare a Bruxelles ad elemosinare un’estensione ed accettare le loro condizioni, e che distruggerebbe ogni chance di ottenere un nuovo accordo.” A nulla è servita la minaccia di espellere dal partito i conservatori ribelli, tra cui il nipote di Winston Churchill, Nicholas Soames. L’alleanza di laburisti, liberal democratici e altri partiti di opposizione, con il sostegno di Tory europeisti contrari alla linea dura del governo, non si è lasciata intimidire. “E’ la nostra ultima chance”, ha detto uno di loro, Oliver Letwin, in apertura della seduta, la prima dopo la pausa estiva.
La legge proposta dalle opposizioni impedisce il “no-deal”; concede a Johnson la possibilità di raggiungere un nuovo accordo al summit del 17-18 ottobre; ma, in caso di fallimento, lo costringe a chiedere un rinvio fino al 31 gennaio. Il voto di ieri sera ha messo in moto la procedura parlamentare per consentire ai ribelli di votare la legge, già a partire da oggi. Ma Johnson esclude un rinvio, e ha immediatamente confermato la richiesta di elezioni per il 14 ottobre. Tanto più che, poche ore prima del voto, aveva perso la sua minima maggioranza parlamentare con la defezione del deputato Phillip Lee, passato ai liberal democratici. Il parlamento deve approvare la richiesta del premier a maggioranza di due terzi. Molto dipenderà dalla decisione di Corbyn.