22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Mario Draghi

d Nicola Saldutti

Due segnali di come i mercati finanziari reagiranno alla decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione europea sono arrivati rapidamente. La sterlina è scesa ai minimi dal 1985 e Tokyo, la prima borsa aperta per questioni di fuso orario, ha ceduto l’8%.

Tutti gli scenari della vigilia adesso dovranno rapidamente prendere atto della decisione del popolo britannico. Soprattutto dopo una settimana, quella appena passata, nella quale la sensazione che potesse vincere il «Re main» (restare) aveva ridato possibilità di rialzo ai listini dell’Europa e non solo. A questo punto sarà decisivo, come è accaduto sempre nelle ultime crisi il ruolo della Banca centrale europea.

Il presidente Mario Draghi negli ultimi giorni ha ripetuto più volte di essere pronto ad ogni evenienza che, tradotto in un linguaggio semplice, significava essere pronti sia all’uscita che alla permanenza di Londra nell’Unione europea, sia alla sua eventuale uscita. Il programma di quantitative easing è andato avanti a ritmo sostenuto e nelle scorse settimane si è avuta una importante innovazione, la possibilità di acquistare direttamente obbligazioni societarie. Ed è probabile che la rete di sicurezza venga aperta anche dalle altre banche centrali.

Bisognerà infatti vedere se le tensioni si orienteranno soprattutto sui titoli dei debiti pubblici dei paesi Ue o sui titoli delle società quotate. Nelle scorse settimane i segnali indicavano un orientamento degli investitori soprattutto verso i Bund tedeschi, che rappresentano nei momenti complessi una sorta di porto sicuro, anche se bisognerà valutare il fatto che attualmente, per la prima volta nella storia, i titoli del debito pubblico tedesco hanno rendimenti negativi. La giornata di oggi sarà dunque tutta giocata sugli effetti psicologici del voto, a quanto le preoccupazioni e ai (grandi) timori su come la politica sarà in grado di gestire questo passaggio storico

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