Fonte: La Stampa
di Antonello Guerrera
La premier chiederà all’Unione europea una breve proroga della scadenza per “rompere lo stallo in Parlamento”
La clamorosa svolta di Theresa May arriva poco dopo le 18, dopo una maratona di sette ore di un Consiglio dei ministri sterminato: “Dobbiamo trovare un compromesso sulla Brexit, questa situazione non può andare avanti. Perciò chiederemo l’estensione dell’art. 50”, cioè un rinvio della Brexit all’Unione Europea per evitare lo spauracchio del No Deal, l’uscita senza accordo oltre la data limite del 12 aprile.
Non solo: Theresa May chiede anche aiuto all’opposizione, cioè al nemico Jeremy Corbyn: “Mi offro di sedermi a un tavolo con lui e di trovare un piano insieme per la Brexit”. Parla di “interesse comune per l’interesse della nazione”, un Paese che lei stessa definisce “diviso. Possiamo e dobbiamo trovare un compromesso”.
Sono parole fortissime e inedite quelle della premier britannica che sinora aveva cocciutamente mandato avanti il suo piano, unica soluzione possibile per lei. Una strategia che però alla fine ha lacerato il partito conservatore e non ha trovato una via d’uscita. Ora, visto che il baratro del 12 aprile è vicino, May ha ceduto: il pantano del Regno Unito potrebbe presto trasformarsi in sabbie mobili.
“Queste divisioni non possono più andare avanti, la politica britannica ne sta uscendo danneggiata”. Dunque, chiede l’aiuto del Parlamento, affinché voti un piano alternativo, magari quello che lei e Corbyn potrebbero decidere nei prossimi giorni, per poi presentarlo al Consiglio europeo straordinario del 10 aprile e avere tempo fino al 22 maggio per votarlo nel suo insieme, uscire da questa prima fase di negoziati e soprattutto evitare le elezioni europee.
Insomma, è una svolta “soft” quella di Theresa May, per una Brexit morbida, per un rinvio “il più breve possibile” ed evitare il No Deal. Questo avrà conseguenze forse devastanti per il suo governo e per lo stesso partito conservatore, soprattutto sul fronte dei brexiters, che ora sono stati clamorosamente messi da parte dalla premier per cercare un accordo con il leader laburista Corbyn.
Mentre sono probabili le dimissioni di ministri euroscettici nelle prossime ore, adesso la palla passa nel campo laburista: Corbyn dovrà dimostrare che tiene davvero a uscire dall’Unione europea in maniera ordinata e trovare un’intesa con l’odiata Theresa May. Sarà un banco di prova cruciale per il leader laburista.
Ma l’Europa accetterà un rinvio della Brexit? L’Ue ha sempre detto che un’ulteriore estensione lunga non è possibile senza un “motivo valido”, che per Bruxelles significa nuove elezioni oppure un secondo referendum sulla Brexit. A meno che May e Corbyn, dopo gli scontri e la loro reciproca antipatia, davvero si siedano a un tavolo e trovino una soluzione, convincente, da questo psicodramma nazionale sempre più profondo. Perché il tempo stringe e le tensioni salgono.
Oggi la polizia britannica ha fatto sapere di aver trovato due “ostacoli” sulle rotaie di due linee ferroviarie in due località del Cambridgeshire e del Nottinghamshire. Non avrebbero fatto deragliare i treni, ma questi sarebbero stati sicuramente bloccati e/o ritardati. Vicino c’erano due scritte: “Leave means Leave”, cioè Brexit significa Brexit, e “bloccheremo il Regno Unito”. Segno che le tensioni (vedi anche i recenti pacchi bomba dall’Irlanda) stanno crescendo paurosamente nel Paese e non c’è più tempo da perdere.