Fonte: Corriere della Sera
di Chiara Severgnini
Il premier britannico propone di superare la clausola del backstop e annuncia l’intenzione di sospendere il Parlamento dall’8 al 14 ottobre. Il piano suona come un ultimatum per Bruxelles, ma non piace a Dublino.
Il primo ministro britannico Boris Johnson ha inviato una lettera al presidente uscente della Commisisone Ue, Jean Claude Juncker, in cui presenta quello che ha definito «un ragionevole compromesso» per emendare l’accordo per la Brexit. Poche ore dopo, ha annunciato di essere intenzionato a chiedere la sospensione del parlamento britannico («prorogation») dall’8 al 14 ottobre.
Per quanto riguarda la questione irlandese, che è una delle più spinose nel negoziato per il divorzio della Gran Bretagna dall’Ue, l’offerta avanzata oggi da Johnson prevede di sostituire la clausola di backstop sul confine (che implica, tra le altre cose, la permanenza del Regno Unito in un’unione doganale con i 27) con intese alternative: una soluzione che Johnson definisce «pragmatica». Un’offerta last-minute, quella del premier britannico, e che suona come un ultimatum a Bruxelles. Ma il timore di una Brexit senza accordo impatta negativamente sulle Borse europee, che oggi infatti rallentano, complici anche la decisione del Wto su dazi Usa per beni europei e il taglio delle stime del Pil tedesco. Londra, ora, attende una prima risposta ufficiale dell’Ue.
La strategia di Johnson
Il 31 ottobre, giorno in cui è prevista l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, si avvicina, ma ancora manca un accordo sul divorzio. Una legge approvata dal Parlamento britannico a inizio settembre stabilisce che, nel caso in cui non venga raggiunto un accordo entro il 19 ottobre, ci sia un rinvio dell’uscita al 31 gennaio. Una mossa pensata per evitare un «no deal», ovvero una rottura brusca e non mediata da un’intesa che possa renderla meno traumatica (per l’economia britannica, ma non solo). Johnson, però, è intenzionato a far uscire la Gran Bretagna dalla Ue il 31 ottobre, con o senza un Deal. Con questa proposta di accordo, quindi, punterebbe ad aggirare la legge che impone il rinvio, costringendo allo stesso tempo l’Ue a respingere l’accordo. In questo modo il fallimento dei negoziati sembrerebbe da imputare a Bruxelles.
La nuova proposta per l’Irlanda
Il piano proposto da Johnson, che sostituisce il backstop previsto dall’accordo precedente, prevede che l’Irlanda del Nord appartenga alla stessa area doganale della Gran Bretagna, pur mantenendo le norme dell’Ue durante un periodo transitorio. I controlli doganali tra Irlanda del nord e l’Irlanda verrebbero ripristinati, ma non lungo il confine: i movimenti di merci sarebbero «notificati mediante una dichiarazione» e poi verificati non lungo il confine, bensì grazie a controlli «decentralizzati», attraverso «un piccolo numero» di infrastrutture collocate presso depositi aziendali o punto di carico-scarico delle forniture. Secondo il premier britannico, la proposta rispetta pienamente gli accordi di pace del Venerdì santo. Il piano è però già stato bocciato a parole da Dublino: «Sicuramente», ha dichiarato la ministra degli Affari europei irlandesi Helen McEntee, «non è accettabile per il governo irlandese, ma neanche per l’Ue». Ad appoggiarlo è il Partito Unionista Democratico (Dup) nordirlandese, con cui Johnson ha raggiunto un accordo.