22 Novembre 2024
Brexit3

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Per Johnson le modifiche unilaterali al Protocollo sono solo «piccoli aggiustamenti». La Commissione riapre la procedura d’ infrazione sospesa nel 2021

Modificare unilateralmente gli accordi presi con l’Unione Europea «non è un grosso problema»: così il premier britannico Boris Johnson ha minimizzato l’impatto della decisione britannica di eliminare parti del trattato internazionale siglato nel 2019. Il Governo conservatore ha presentato il 13 giugno in Parlamento una serie di modifiche del Protocollo irlandese che intende attuare senza il consenso della Ue. «Aggiustamenti di poca importanza», secondo Johnson, necessari dopo mesi di negoziati infruttuosi per modificare l’intesa.

Decisione ostile
Per la Ue invece Johnson ha scelto lo scontro aperto. Bruxelles intende pertanto reagire subito: la Commissione ha deciso di riaprire la procedura di infrazione aperta nel marzo 2021 e sospesa nel settembre 2021. La decisione di Londra «danneggia la fiducia reciproca e crea instabilità», secondo il vicepresidente della Commissione Ue, Maros Sefcovic. «La violazione unilaterale di un accordo internazionale è cosa piuttosto grave», ha detto il premier irlandese Micheal Martin. «Stiamo modificando, non abolendo il Protocollo» e quindi «non ci sono violazioni della legge internazionale», ha insistito la ministra degli Esteri Liz Truss.

Le modifiche in cantiere
Le modifiche riguardano però parti sostanziali dell’accordo. Londra non accetta la supervisione della Corte Europea di Giustizia come arbitro supremo, che per la Ue è una conditio sine qua non. Inoltre intende ridurre i controlli alla frontiera per le merci in arrivo dalla Gran Bretagna, introducendo un corridoio verde per i prodotti destinati al mercato nordirlandese e uno rosso per quelli da esportare verso la Repubblica d’Irlanda e quindi la Ue.
Il rischio, gravissimo per la Ue, è di mettere a repentaglio l’integrità del mercato unico. Il Protocollo mantiene l’Irlanda del Nord nel mercato unico e nell’unione doganale Ue per evitare il ritorno a un confine interno in Irlanda che potrebbe riaccendere tensioni politiche e religiose. L’accordo è stato fortemente osteggiato dal Dup, il partito unionista protestante, perché crea una divisione tra Irlanda del Nord, che resta nell’orbita Ue, e le altre tre nazioni del Regno Unito, Scozia, Inghilterra e Galles, che restano del tutto sovrane.

La protesta del Dup
Per protesta il Dup si è rifiutato di formare un Governo. Il partito, che ha perso terreno nelle recenti elezioni, sta di fatto ricattando Londra, minacciando di continuare a paralizzare la politica in Irlanda del Nord fino a quando il Protocollo sarà abolito. Con l’annuncio del 13 giugno Johnson non è riuscito comunque ad accontentare il Dup. Il partito infatti ha detto che vuole fatti, non parole, e aspetterà di vedere la versione finale della legge prima di sbloccare l’impasse a Belfast.
I repubblicani cattolici di Sinn Fein, il partito che ha ottenuto i maggiori consensi alle elezioni, hanno avvertito del deleterio impatto economico di una possibile guerra commerciale con la Ue. In una lettera aperta a Johnson 52 deputati sui 90 del Parlamento di Stormont hanno definito «sconsiderata» la decisione sul protocollo che «va contro la volontà della maggior parte delle imprese e degli abitanti dell’Irlanda del Nord».

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