22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Enrco Franceschini

Il primo ministro britannico parla dalle colonne del Sunday Telegraph e ribadisce la volontà di rispettare l’esito del voto di giugno 2016, in cui milioni di cittadini britannici si sono espressi a favore dell’uscita dall’Unione europea

Esclude la possibilità di un secondo referendum sulla Brexit: “Sarebbe un tradimento della nostra democrazia”, afferma il premier britannico. Ma difende anche il suo piano di accordo con l’Unione europea dall’ala più brexitiana del partito conservatore, che lo accusa di eccessive concessioni a Bruxelles: “Non farò compromessi che minacciano l’interesse nazionale del Regno Unito”, avverte la leader dei Tories.
Un colpo al cerchio e uno alla botte, con cui segnalare la ripresa dell’attività politica a Londra, dopo le ferie estive (che ha trascorso come lo scorso anno al lago di Garda) e una visita in tre Paesi africani. Un ritorno sulla scena che potrebbe essere decisivo, per la Brexit e per il suo stesso futuro politico.
Da un lato May deve concludere la trattativa con la Ue o ammetterne il fallimento, che comporterebbe un “no deal”, un’uscita senza alcuna intesa che sostituisca 40 anni di legami fra Gran Bretagna e Europa unita. Il tempo stringe: l’intenzione sarebbe di arrivare a un accordo entro il summit europeo di ottobre o al massimo di rinviarlo a novembre, perché poi i parlamenti devono ratificarlo per giungere al “divorzio” formale prima della scadenza prevista dalle norme, il 29 marzo 2019. Niente secondo referendum sull’accordo finale, ammonisce la premier in un articolo sul Sunday Telegraph. Ma le pressioni in tal senso aumentano: è di stamane la notizia che Simon Robertson, ex-presidente della Rolls-Royce e influente finanziatore dei Tories, si è schierato anche lui per un secondo referendum sulla Brexit.
Sull’altro fronte la leader conservatrice è attesa al varco dal congresso annuale del partito, appuntamento insidioso, sul cui sfondo il suo rivale interno Boris Johnson potrebbe preparare trappole per defenestrarla e prenderne il posto a Downing Street. Secondo indiscrezioni del Sunday Times, sir Lynton Crosby, ex-consulente elettorale di May e prima ancora consigliere di Johnson nelle due campagne per farsi eleggere sindaco di Londra, starebbe di nuovo lavorando per BoJo, come lo chiamano i tabloid, allo scopo di organizzare un voto di sfiducia contro il primo ministro.
Dietro l’angolo c’è dunque un autunno caldo, anzi caldissimo. Ma non solo per Theresa May. Sempre il Sunday Times riporta che nel Labour cresce la fronda contro Jeremy Corbyn, sull’onda delle accuse di antisemitismo nei suoi confronti anche da membri del partito. Ci sono voci di dimissioni di deputati e di raccolta di firme per un voto di sfiducia: sarebbe il terzo nei suoi confronti da quando è diventato leader tre anni fa. “Doppio golpe”, titola in prima pagina l’edizione domenicale del Times, riassumendo i problemi che accomunano il primo ministro e il capo dell’opposizione.

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