Fonte: La Repubblica
di Enrico Franceschini
Philip Hammond ha delineato un “buco nero” di 58 miliardi di sterline nel deficit britannico, addebitandolo al rallentamento della crescita che sarà provocato dall’uscita dall’Unione Europea. Le critiche: “troppo pessimista”
“Troppo cupo e pessimista”, accusano i più brexitiani. “Meglio prepararsi per un giorno di pioggia”, risponde l’oggetto delle critiche. Il programma di bilancio presentato ieri dal Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond (così si chiama in Gran Bretagna il ministro del tesoro) scatena polemiche non solo da parte dell’opposizione ma anche dentro al partito conservatore. Hammond, considerato una “colomba” sulla questione della Brexit, cioè orientato a un divorzio il più morbido possibile da Bruxelles per non danneggiare l’economia nazionale (forse cercando di restare dentro il mercato comune), ha delineato un “buco nero” di 58 miliardi di sterline nel deficit britannico, addebitandolo al rallentamento della crescita che sarà provocato dall’uscita dall’Unione Europea e di cui si avvertono già gli effetti. Il ministro non ha pronosticato una recessione, convinto che il pil continuerà a espandersi, ma ha cambiato rotta, come del resto si prevedeva, rispetto alla politica del suo predecessore George Osborne, interrompendo la rincorsa del pareggio di bilancio entro il 2020. L’esigenza, ha affermato in parlamento, è per l’appunto mettere da parte qualcosa per difendersi dal temporale che potrebbe arrivare lasciando la Ue.
Ma all’ala più anti-europea dei Tories il suo piano e le sue parole non sono affatto piaciuti. L’ex-ministro del Lavoro Iain Duncan Smith, che era stato uno dei leader della campagna per la Brexit prima del referendum di giugno, ha accusato Hammond, che in quella stessa campagna era schierato per rimanere in Europa, di “eccessivo pessimismo”. John Redwood, un altro deputato della corrente che vuole una rottura totale con la Ue, afferma: “La previsione di crescita dell’economia è troppo bassa, le previsioni sul denaro da prendere in prestito sono troppo alte e l’idea che non avremo sostanzialmente accesso al mercato comune anche se siamo fuori dalla Ue è sbagliata”. L’Ukip di Nigel Farage, il partito che ha per primo combattuto la battaglia per uscire dall’Europa, è ancora più duro: “Il governo spreca miliardi di sterline perché ritarda a lasciare la Ue”. E poi ci sono le critiche d’altro genere provenienti dal Labour, secondo cui il governo è ora costretto a correre ai ripari perché ha “perso tempo per sei anni, quando avrebbe dovuto investire nell’economia anziché continuare a tagliare la spesa pubblica”.
Ma la politica dell’austerità del governo Cameron è finita con il governo di Theresa May, e il cambio di rotta si riflette nelle previsioni di bilancio del cancelliere Hammond. Il primo budget del nuovo ministro del Tesoro, tuttavia, è basato sulle stime dell’Office for Budget Responsability, secondo cui la Brexit, da qui al 2020 (data delle prossime elezioni, se non verranno anticipate), provocherà un’espansione dell’economia del 2,4 per cento inferiore alle precedenti previsioni, con una stima del “buco nero” causato del referendum di 58 miliardi di sterline. Anche se per ora la decisione di andarsene dall’Europa non ha scatenato visibili disastri, Hammond ha fatto conti che fanno presagire un giorno “di pioggia”, e forse molti di più, per la Gran Bretagna. Per questo ha messo da parte l’ombrello.