Fonte: Corriere della Sera
di Michela Rovelli
I 27 Paesi membri hanno dato il via libera all’accordo di divorzio tra Londra e Bruxelles. Ora manca la ratifica del Parlamento europeo e di quello britannico
Inizia ufficialmente la fase finale della Brexit, con un vertice straordinario a Bruxelles dell’Unione europea dove è stato formalizzato l’esito dei negoziati tra Unione europea e Regno Unito. Un accordo, quello raggiunto e che i vari organi europei devono ratificare, considerato accettabile in generale da tutte le parti. A cominciare dal primo ministro britannico Theresa May, che ha scritto una «lettera alla nazione» dove insiste sul fatto che l’accordo «onora il risultato» del referendum del 2016, dove il 52 per cento dei votanti ha preferito dire addio all’Unione europea. «Sarà un accordo nel nostro interesse nazionale, che funziona per tutto il nostro Paese e per tutta la nostra gente, che uno abbia votato Leave o Remain», scrive la premier. «Farò una campagna con il cuore e l’anima per vincere quel voto». Anche se l’approvazione da parte di Westminster sarà lo scoglio più duro da superare. Theresa May ha assicurato, dopo il voto: sarà prima di Natale. I 27 Paesi membri hanno dato il via libera all’accordo di divorzio tra Londra e Bruxelles, ha dichiarato il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, in un tweet poco prima delle 11.00. Nelle conclusioni del vertice si legge anche che i Paesi si impegnano a stabilire una relazione «più stretta possibile» con Londra dopo il divorzio.
I commenti
Nella mattinata si sono susseguite i commenti dei vari leader europei sull’accordo. A cominciare dal capo negoziatore Ue Michel Bernier: «Ora è giunto il momento che ognuno si assuma le sue responsabilità». Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, definisce invece la Brexit una «tragedia» ma aggiunge che questo è il migliore accordo possibile. Duro il presidente francese Emmanuel Marcon: «L’Ue ha delle fragilità, ha bisogno di una rifondazione. Questo non è un giorno di festa». Angela Merkel, la cancelliera tedesca, parla invece del voto al parlamento britannico: «May farà tutto quanto è in suo potere perché si concluda con un successo», ha detto al termine del vertice. «Non c’è nessun vincitore, Brexit è una sconfitta per tutti, ma date le circostanze è l’accordo migliore possibile per la Ue e per il Regno Unito», è l’opinione del primo ministro olandese Mark Rutte. Mentre il suo collega lituano aggiunge che se il Parlamento britannico dovesse poi rifiutarsi di ratificarlo «potrebbe accadere di tutto». Antonio Tajani riassume l’opinione del Parlamento europeo — di cui è presidente — che dovrà poi confermare il voto del Consiglio: «Voglio essere ottimista, in maggioranza è favorevole all’accordo e voteremo a gennaio o a febbraio. Guardiamo al futuro, il Regno Unito esce dall’Ue ma è una nazione europea, dobbiamo lavorare duro per migliori accordi in futuro». Rassicurato il premier irlandese Leo Varadkar: «Questa è la conclusione di due anni di duro lavoro» che hanno permesso di «raggiungere il nostro obiettivo, quello di un accordo che ci protegge e che protegge la nostra economia: oggi lo abbiamo».
Cosa succede ora
L’approvazione del Parlamento europeo è solo il primo passo che porta alla ufficializzazione della Brexit. A inizio dicembre il governo britannico pubblicherà un Libro bianco sull’immigrazione, poi ci sarà il voto di Westminster, probabilmente il 10-11 dicembre. Se i parlamentari inglesi bocceranno l’accordo, Theresa May potrebbe dimettersi e si andrebbe a elezioni anticipate. O addirittura a un secondo referendum. Se invece verrà approvato, a gennaio ci sarà la ratifica da parte di tutti i Paesi membri e infine da parte del Parlamento europeo. L’appuntamento, per il divorzio definitivo, è fissato per il 29 marzo 2019.
Cosa prevede l’accordo
Il testo che Bruxelles e Londra hanno concordato permette al Paese di rimanere comunque legato all’Ue: continueranno a fare parte di una forma di unione doganale e del mercato unico. Ci saranno condizioni speciali per l’Irlanda del Nord. Non viene visto in modo positivo dai falchi della Brexit, che lo giudicano troppo debole e vorrebbero una rottura più netta. Ma anche i filo-europei sono perplessi su questi legami mantenuti nonostante l’uscita formale dall’Unione. Per quanto riguarda i cittadini europei, quelli che risiedono già nel Regno Unito saranno tutelati, chi si trasferirà tra oggi e il 2020 avrà gli stessi diritti. A partire dal 2021 verrà meno la libertà di circolazione: servirà un permesso per risiedere stabilmente nel Regno Unito. Londra si impegna inoltre a pagare circa 40 miliardi di sterline (50 miliardi di euro) come conto «finale» di rapporto con l’Ue.