POLITICA/LEGGE ELETTORALE
Fonte: Corriere della SeraAnche il ministro delle Riforme Boschi gela il capogruppo di Forza Italia alla Camera: «È un’idea sua, il testo deve essere ancora esaminato dalla commissione del Senato»
In una giornata segnata dai botta e risposta tra Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia, e il presidente del Consiglio Matteo Renzi, è l’ex premier Silvio Berlusconi a mettere la parola fine sul capitolo riforme. «Come ho più volte ribadito – scrive in una nota – Forza Italia intende rispettare fino in fondo l’accordo stipulato con il segretario del Pd, Matteo Renzi, relativo alle riforme costituzionali e alla legge elettorale. Le polemiche di questi giorni sul Senato non toccano i patti fondanti riguardo alla non eleggibilità, alla non onerosità e al fatto che il nuovo Senato non voterà la fiducia al Governo, ma hanno riguardato i criteri della composizione, le modalità di indicazione da parte degli enti locali e di altre istituzioni, tutti argomenti sui quali potremmo confrontarci e convergere». Il leader di Forza Italia smentisce quindi contrasti con Renzi, pur precisando che intende incontrare il presidente del Consiglio, per «mettere a punto le procedure e i dettagli per la modifica del Senato e per i tempi dei percorsi parlamentari, che non facevano parte dell’accordo».
La polemica targata Brunetta
Toni aspri sulla legge elettorale, con botta e risposta al vetriolo, c’erano invece stati qualche ora prima tra Renato Brunetta e Matteo Renzi. Nella mattinata il capogruppo di Forza Italia alla Camera lancia un ultimatum: «Il presidente del Consiglio mantenga gli impegni sull’Italicum prima di Pasqua e per noi si potrà andare avanti. Se invece non è in grado, il patto salta e Renzi ne dovrà trarre le conseguenze su tutta la sua presenza di governo». Parole che Brunetta pare rivolgere non solo al premier e al Pd ma anche ad una parte della stessa Forza Italia, partito in cui falchi e colombe si scontrano quotidianamente in attesa che si conosca il destino personale di Silvio Berlusconi.
Non si fa attendere la risposta del premier Renzi. «Non accettiamo ultimatum di nessuno, figuriamoci di Renato Brunetta» dice il presidente del Consiglio, intercettato dai cronisti. Quindi, ancora l’esponente di Forza Italia: «Il giovane e arrogante Renzi stia sereno. Le bolle, per quanto colorate e piene di riflessi, fanno la fine che tutti sanno…» avverte. E ancora: «Ma come, Renzi, l’uomo degli ultimatum, non accetta ultimatum? Poco sportivo! E soprattutto vuoto di contenuti. Lui che rottama e rulla tutto e tutti -non accetta che qualcuno usi il suo stesso linguaggio? E perché mai? La realtà è per lui triste e amara: non ha la maggioranza nei gruppi parlamentari, e la riforma della legge elettorale ne è la dimostrazione. Per cui rinvia, rinvia, altro che Pasqua».
Boschi: «Idea di Brunetta, mancano solo 10 giorni a Pasqua»
Interviene anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, chiarendo che non ci sono i tempi proposti dal capogruppo di Forza Italia alla Camera: «È un’idea di Brunetta, il testo (della legge elettorale, ndr) deve essere ancora esaminato dalla commissione del Senato e a Pasqua mancano 10 giorni».
Già domenica, la Boschi aveva avvisato: si va avanti con chi ci sta, tanto Forza Italia non è determinante.
Brunetta risponde subito anche al ministro: «Ineffabile Boschi: il suo esecutivo lascia insabbiato l’Italicum al Senato da tre settimane e, di fronte alle mie ferme sollecitazioni, lei e il suo governo non sanno che dire, se non che a Pasqua mancano 10 giorni. Ma non era urgente urgentissima la riforma della legge elettorale? Dopo la sentenza della Corte costituzionale e dopo i moniti del presidente della Repubblica? È cambiato qualcosa?».
Il premier Renzi smentisce poi le voci che si erano diffuse su un nuovo incontro con Silvio Berlusconi prima del 10 aprile (la data in cui è fissata l’udienza per discutere l’affidamento in prova ai servizi sociali del leader di Forza Italia). «A me non risultano incontri. Chi ve lo ha detto? Brunetta?» dice ai giornalisti il presidente del Consiglio.
Il richiamo alla Bicamerale
«Se Renzi pensa di avere un rapporto leonino con i suoi contraenti, come siamo noi, si sbaglia e di grosso – ha detto ancora Brunetta -. Non siamo mica D’Alema noi. Se non ha i numeri al Senato è inutile millantare». Valga o meno il richiamo allo sfortunato precedente della Bicamerale, è certo che fin dalla mattina i renziani alla guida del Partito Democratico hanno messo le mani avanti, consci che da parte dei berlusconiani intransigenti si intende dare battaglia. «Sulle riforme Renzi non farà la fine di d’Alema e della Bicamerale», ha pronosticato, per l’appunto, Matteo Richetti. «Quando Berlusconi e Forza Italia hanno preso un impegno davanti al Paese, sapevano bene quali fossero i destini giudiziari del loro leader», ha rintuzzato Dario Nardella ricordando anche l’altra faccia del malessere forzitalista. Il fatto che, fra appena tre giorni, un tribunale deciderà se Silvio Berlusconi andrà ai servizi sociali o agli arresti domiciliari. Con tutte le conseguenza del caso.