22 Novembre 2024
Europa 1

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Per la Commissione Europea lo stop alle uscite discrimina i lavoratori precari

La Commissione europea sposa la linea Draghi sulla politica del lavoro e imprime un altolà al Pd e anche alla Lega che negli ultimi giorni si era affiancata ai Democratici nella richiesta di prorogare ulteriormente il blocco dei licenziamenti.
Nelle raccomandazioni di primavera, approvate ieri nella riunione collegiale dell’esecutivo comunitario, infatti c’è un riferimento esplicito proprio alle polemiche che si sono consumate in questi giorni in Italia. «Politiche come il divieto generale di licenziamento – si legge nel testo – tendono a influenzare la composizione ma non la portata dell’aggiustamento del mercato del lavoro». Sostanzialmente secondo l’Ue, impedire il ritorno ad una situazione fisiologica in questo settore non determina un aiuto ma favorisce semmai discriminazioni tra lavoratori. «L’Italia – osserva la Commissione in maniera diretta – è l’unico Stato membro che ha introdotto un divieto assoluto di licenziamenti all’inizio della crisi-Covid». Non solo. Gli uffici di
Bruxelles sottolineano che la misura è in vigore per tutto il mese di giugno e che per alcune categorie è stata prolungata fino al prossimo ottobre. «In pratica – è l’atto di accusa più diretto rivolto contro chi sostiene il provvedimento – si avvantaggiano per lo più i lavoratori a tempo indeterminato a scapito di quelli a tempo determinato come gli interinali e gli stagionali».
Insomma, Bruxelles offre il suo sostegno alla posizione assunta da Palazzo Chigi. E oltre alle motivazioni fornite in relazione agli effetti discriminanti tra dipendenti, mette sul piatto un’altra considerazione. «Il confronto con altri Stati membri che non hanno introdotto il divieto di licenziamento – insistono i commissari – suggerisce che il provvedimento non è stato particolarmente efficace, anzi è stato addirittura superfluo».
Il giudizio viene espresso in base al criterio dell’elasticità media dell’occupazione nell’Ue: si tratta di un parametro che misura la reattività del mercato del lavoro rispetto ai cambiamenti economici. E la pandemia ha in effetti determinato un cambiamento sotanziale. Ecco, allora, che la media europea è stata dello 0,25 nel 2020 rispetto allo 0,24 registrato nel nostro Paese. Ci sono poi Paesi come Germania e Francia che sono riusciti a contenere l’impatto sull’occupazione senza introdurre «il divieto assoluto di licenziamento».
In conclusione la Commissione europea boccia in toto il provvedimento italiano: «Il divieto di licenziamento potrebbe addirittura rivelarsi controproducente. Più a lungo è in vigore e più rischia di essere controproducente perchè ostacola il necessario adeguamento della forza lavoro alle esigenze aziendali».
L’Ue, che nello stesso pacchetto invita l’Italia a controllare il debito. Concede però al governo Draghi una vittoria per quanto riguarda lo scontro che ha animato la maggioranza sul terreno delle politiche per il lavoro.

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