Fonte: La Stampa
di Marco Bressolin
Oggi il via libera all’iter per la procedura di debito eccessivo. Il dilemma dell’Ue: «In caso di crisi, Lega e M5S daranno la colpa a noi»
E se la procedura sul debito finisse per dare la spallata definitiva al sempre più traballante governo italiano? Ai piani alti delle istituzioni europee c’è la consapevolezza che si tratta di uno scenario “altamente probabile”, come rivela una fonte vicina a un commissario di peso. “Anche se – aggiunge – non è certo questo l’obiettivo della Commissione. Diciamo che potrebbe trattarsi di un effetto collaterale”. Per questo nelle discussioni informali delle ultime ore sta crescendo un timore. “In caso di crisi di governo – prosegue la fonte – i partiti di maggioranza finirebbero per puntare il dito contro Bruxelles. E noi non vogliamo assolutamente passare per i responsabili di una crisi che di fatto è già in atto, indipendentemente dalle nostre mosse”.
La questione finirà questa mattina sul tavolo del collegio dei commissari. I 28 componenti dell’esecutivo Juncker dovranno dare il via libera al rapporto sul debito che giustificherà la procedura. Non ci dovrebbero essere sorprese, ma nel fare questo passo saranno prese in considerazioni le possibili ripercussioni politiche di tale decisione.
Il dilemma-Italia
Attorno al tavolo ci sono diverse scuole di pensiero. “Tra i commissari – racconta un’altra fonte Ue – c’è chi vede il rischio di finire sul banco degli imputati, con l’accusa di aver tramato per far cadere il governo”. Temono che questo possa fare il gioco dei sovranisti e in particolare di Matteo Salvini, che userebbe questa vicenda per attaccare ancora di più l’Ue. Per questo Bruxelles ribadirà la sua apertura al “dialogo” con Roma, per dimostrare di non avere pregiudizi. Anche se non sarà facile per Lega e M5S trovare un’intesa sui tagli da mettere sul piatto per evitare la procedura.
La maggioranza dei commissari, comunque, è estremamente determinata ad andare avanti. Per una duplice ragione. La prima è che per troppo tempo l’Italia ha ignorato le regole, ottenendo un trattamento di favore rispetto agli altri Stati (in un certo senso l’attuale governo pagherà anche per chi lo ha preceduto). La seconda è che un atteggiamento troppo timido, giustificato dall’esigenza di non alimentare l’euroscetticismo, non paga.
I precedenti
Alla fine del 2016 la Commissione chiuse un occhio per non ostacolare Matteo Renzi in vista del referendum costituzionale. Ma l’allora premier rimediò una sonora sconfitta. Un anno dopo si ripetè lo stesso copione con il governo Gentiloni, alla vigilia delle Politiche. Anche in quel caso, però, le forze pro-Ue uscirono con le ossa rotte dal voto. E lo stesso ragionamento viene fatto in riferimento alle vicende più recenti: la Commissione ha evitato di affondare il colpo sui conti pubblici italiani durante la campagna elettorale per le Europee, tenendo nel cassetto la lettera sul debito. Ma il 34% di Matteo Salvini, “nemico giurato di Bruxelles”, è lì a dimostrare che la linea morbida non ha mai portato i risultati sperati. “Allora – confida un alto funzionario – tanto vale applicare le regole alla lettera. Poi saranno gli altri governi a prendersi eventualmente la responsabilità di graziare l’Italia, oppure a confermare la procedura, con tutto ciò che comporterà questa decisione”.
Ufficialmente, la linea che la Commissione difenderà pubblicamente sarà la seguente: “Una crisi di governo non dipenderà da noi, ma soltanto dall’Italia”. A sostegno di questa tesi viene portato come esempio il discorso di lunedì sera di Giuseppe Conte. Agli occhi di Bruxelles, le parole del premier dimostrano che una crisi è già in atto a prescindere dall’avvio formale della procedura. È questo, sostanzialmente, lo “scudo” che verrà utilizzato per respingere le accuse, in caso di bisogno. Chissà se basterà.