Fonte: Huffington Post
di Claudio Paudice
Niente stock comuni, Bruxelles esorterà Stati a tagliare le tasse nelle bollette. Russia preme per allungare i contratti
La disputa tra Unione Europea e Russia sul gas si gioca tutta sul terreno della durata dei contratti. Mentre il prezzo della materia prima che sta tenendo in apprensione l’Ue non accenna a calare, prosegue una sfida sotto traccia tra Bruxelles e Mosca su come regolare gli approvvigionamenti nei prossimi mesi. O meglio, anni. Da una parte il Cremlino nega ogni suo coinvolgimento dietro la carenza che sta tenendo il prezzo oltre i livelli di guardia, dall’altro la Commissione continua a ripetere che mentre la Norvegia ha dato ampia disponibilità ad aumentare le forniture, la Russia sta traccheggiando più del dovuto. Un dato è certo: oggi l’Ue si ritrova col fianco scoperto, stoccaggi ai minimi storici, divisioni interne e una dipendenza ‘politica’ ancora più forte di prima nei confronti di Mosca, quando l’inverno è ormai alle porte.
Durante la scorsa settimana il costo del gas era lievemente calato sulla scorta delle aperture distensive del presidente Vladimir Putin, mostratosi disponibile ad aumentare le forniture nei gasdotti diretti al Vecchio Continente. Lunedì però i prezzi sono tornati a risalire, invertendo la rotta. Il prezzo del gas di novembre all’hub olandese TTF è salito di 7,70 euro a 91,50 euro per megawattora (MWh), mentre il contratto con consegna a dicembre è salito di 8,20 euro a 92 euro/MWh. L’arrivo di un autunno più fresco del solito sta spingendo le previsioni rialziste. Inoltre, gli analisti di Engie EnergyScan hanno spiegato che i prezzi del carbone in Asia sono più cari, il che potrebbe segnalare un maggiore acquisto di carbone e gas da parte dei produttori di energia, che potrebbe a sua volta mettere pressione al rialzo sul gas europeo.
In una intervista al quotidiano spagnolo El Pais, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell ha ammesso che l’Ue ha ancora bisogno del gas russo e probabilmente ne avrà bisogno più di quanto è stato contrattato. Parole, quelle del membro della Commissione che a febbraio si recò per un tour diplomatico in Russia rivelatosi disastroso, che sono state prontamente rilanciate dall’agenzia di stampa ufficiale russa Tass. La Commissione tuttavia si ritrova con armi spuntate per cercare di arginare il caro gas che sta facendo lievitare le bollette dei cittadini europei e mettendo a rischio la ripresa di tutto il tessuto industriale a causa dei prezzi alle stelle dell’elettricità. Bruxelles “incoraggerà gli Stati membri a abbassare le tasse sull’energia”, ha detto il commissario Ue al mercato interno, Thierry Breton, anticipando a una radio francese alcuni temi che saranno affrontati nelle comunicazioni che la Commissione renderà note mercoledì. “Ad ogni stato sarà data la possibilità di abbassare le tasse sull’energia, come l’Iva, per redistribuire a favore dei più svantaggiati”, ha spiegato Breton secondo cui, in Ue, sono 36 i milioni che possono essere considerati nelle categorie più penalizzate dalla crisi dei prezzi.
È quindi tramontata per ora il progetto lanciato da Bruxelles e sostenuto da alcuni (pochi) Stati membri di centri di stoccaggio condivisi a livello comunitario. Diversi Paesi, in particolare i cosiddetti “frugali” – gli stessi che mettono in guardia dai rischi a lungo termine derivanti dall’inflazione in ambito monetario – ritengono che le cause dietro il rialzo dei prezzi del gas siano transitori e che quindi valga la pena di attendere per un naturale assestamento del mercato. Probabilmente mercoledì la Commissione garantirà il suo impegno a prendere in considerazione gli stock comuni, sulla scia delle modalità di approvvigionamento dei vaccini, a partire da dicembre ma solo su base volontaria tra gli Stati che si sono mostrati disponibili come Repubblica, Francia e Spagna. Ma i tempi si preannunciano comunque lunghi, troppo lunghi in vista di questo inverno. Perché anche nella Commissione c’è chi ritiene che il mercato funzionai bene e non ci sia bisogno di correttivi sostanziali. Di diverso avviso appare invece Borrell secondo cui “sarebbe ragionevole ripensare il modello attuale del sistema dei prezzi dell’elettricità, ma una modifica di questo tipo ha bisogno tempo, mentre la situazione attuale richiede decisioni più rapide”.
La disputa, come detto, è tutta sulla durata dei contratti. In Russia il sistema di pricing del gas naturale è diverso da quello adottato dai Paesi dell’Europa occidentale negli ultimi anni dopo la liberalizzazione del mercato. Tendenzialmente il prezzo del gas sul mercato russo nei contratti a lungo termine è ancorato a quello del petrolio (lievemente più basso di quest’ultimo). “Coloro che hanno accettato di concludere contratti a lungo termine con noi in Europa ora possono esserne contenti”, ha gongolato qualche giorno fa Putin.
Sul mercato europeo da diversi anni si è deciso di disancorare il prezzo del gas da quello del greggio, facendolo determinare dall’incontro della domanda e dell’offerta (prezzo hub). Gazprom nel tempo non ha modificato l’impianto del suo sistema di pricing ma ha introdotto degli “sconti” per renderlo competitivo e meno suscettibile alle fluttuazioni del petrolio. Grazie a queste concessioni alternative, gli sconti praticati da Gazprom spesso si sono rivelati comunque convenienti, anche se meno rispetto ai prezzi hub.
L’Europa negli ultimi anni ha deciso cioè di svincolare il gas dall’indicizzazione al petrolio per rendere il prezzo più flessibile, oltre a negoziare con Gazprom e altre società che praticano prezzi oil-linked contratti sempre più corti. Secondo Putin questo è stato l’errore capitale dei Paesi europei. Per il presidente russo la carenza ”è una somma di diversi fattori, comprese azioni affrettate, ad aver portato a uno squilibrio dei mercati energetici europei”. “La Russia – ha sottolineato pochi giorni fa – è un fornitore di gas affidabile per l’Asia e l’Europa e rispetta gli impegni in pieno”. “Gazprom – ha aggiunto – non ha mai rifiutato di aumentare le forniture di gas all’Europa, se richiesto”. Semmai sarebbe “la politica dei contratti di breve termine” ad essersi rivelata “errata”. Si tratta tuttavia di una dipendenza reciproca, dal momento che anche la Russia è dipendente dagli acquisti europei. Il ministro degli Esteri Lavrov, pochi giorni fa, ha riconosciuto la dipendenza dell’Europa dalle forniture russe “ma anche noi dipendiamo in larga misura da chi compra questo gas”.
Resta inteso che nel contesto globale di grave carenza di tutte le materie prime la Russia, attraverso la sua società statale e monopolistica Gazprom, ha tutto l’interesse a stipulare contratti di fornitura più duraturi con i suoi clienti. E soprattutto con quei clienti che hanno deciso di accelerare la svolta green, affrancandosi gradualmente ma decisamente dalle fonti di energia fossile. In primis, petrolio e carbone, ma pure dal gas che è per certi versi considerato una commodity “ponte”, perché meno inquinante delle altre, per arrivare alla svolta green. Un inverno più freddo del solito lo scorso anno, e un’estate meno ventosa del solito quest’anno, con ovvie conseguenze per gli impianti eolici del Nord Europa, hanno tuttavia esacerbato la carenza generata dall’esplosione della domanda globale in seguito alla pandemia. La Tass, dal canto suo, ha riportato il compiacimento – o qualcosa che appare tale – nelle previsioni stilate da Gazprom per un inverno 2021-2022 “freddo e nevoso”.
Gazprom Export ha annunciato che venderà altro gas all’Europa sulla sua piattaforma di trading elettronico (ETP) durante questa settimana con consegna nel terzo trimestre del 2022. E lo farà sulla base dei contratti a medio e lungo termine. In un’intervista al Financial Times, Vladimir Chizhov, rappresentante permanente della Russia all’Ue, ha dichiarato di aspettarsi che Gazprom, l’azienda controllato dallo Stato che fornisce il 35% del fabbisogno di gas europeo, risponda rapidamente alle istruzioni del presidente, Vladimir Putin, di adeguare la produzione. Putin “ha dato qualche consiglio a Gazprom, per essere più flessibile. E qualcosa mi fa pensare che Gazprom ascolterà”, ha detto Chizhov convinto che l’azione avverrà in tempi celeri. Pur respingendo le affermazioni degli eurodeputati secondo cui la Russia avrebbe avuto un ruolo nella crisi del gas in Europa, Chizhov ha ribadito che la scelta dell’Europa di trattare Mosca come un “avversario” geopolitico non ha aiutato.
Tuttavia i sospetti del ruolo di Mosca non sono stati del tutto fugati. D’altronde è lo stesso esponente russo ad affermare che “la gente inizierà a guardarsi intorno, guardando di nuovo al gas e al carbone, cosa che alcuni stanno già facendo”. Quasi a voler intendere che l’Europa dovrà tornare suoi suoi passi e rifornirsi di quei combustibili fossili che tanto vorrebbe accantonare nei prossimi anni.
Oggi lo stock europeo di gas viaggia su livelli inferiori alla media degli ultimi anni. A fine settembre 2021, negli impianti di stoccaggio Ue rispetto all’anno scorso mancano nell’insieme circa 20,5 miliardi di metri cubi, secondo quanto riportato da Gazprom.
Chiaro che nella partita del gas giocano un ruolo anche gli scontri politici attualmente in corso tra Ue e Russia. L’intenzione dell’Unione europea di chiedere alla Russia di aumentare le forniture di gas appare “cinica” alla luce della contemporanea imposizione di sanzioni e della serie di minacce ventilate, ha dichiarato oggi Aleksej Pushkov, presidente della commissione del Consiglio della Federazione (camera alta del Parlamento) sulla politica dell’informazione e l’interazione con i media. Inoltre, Pushkov ha sottolineato che anche gli statunitensi acquistano gas e petrolio dalla Russia e che l’Europa si ritrova nella situazione attuale a causa della sua politica energetica sbagliata, in particolare a causa della scommessa sulle rinnovabili. Di questo gioco delle parti è ovviamente consapevole anche Bruxelles: secondo Borrell Mosca “vuole l’apertura del Nord Stream 2″, il gasdotto della discordia, osteggiato fortemente dagli Stati Uniti, che collega la Russia alla Germania senza passare dall’Ucraina, con cui Mosca è in conflitto. Nei giorni scorsi Gazprom ha iniziato a pompare gas nei tubi ma l’entrata in funzione è vincolata al superamento di alcune questioni legali in Germania che Mosca vorrebbe al più presto superare per diversificare le sue forniture e accrescere la sua centralità nelle catene di fornitura europee. È chiaro, ha aggiunto Borrell, che Mosca “approfitti di questa congiuntura per portare acqua al proprio mulino, è un atteggiamento che fa parte del gioco della pressione politica”.
Chi se l’è presa direttamente con le mosse russe è la vicina Polonia che a causa del gas sta temendo anche per la tenuta dei prezzi dei beni alimentari. L’aumento incide anche su quello dei fertilizzanti, cresciuti del 79% rispetto all’anno scorso, e la responsabilità “va ricercata nelle decisioni dell’impresa Gazprom, che ha bloccato la vendita di tale risorsa”. L’accusa è contenuta in una nota informativa che la delegazione della Polonia ha presentato oggi nel Consiglio Agricoltura e Pesca in Lussemburgo. Già durante il Consiglio Ambiente la settimana scorsa, Varsavia aveva puntato il dito contro le speculazioni e la Russia. Oggi ha sottolineato che gli aumenti dei prezzi del gas che impattano sui fertilizzanti “mettono a rischio il raggiungimento dei presupposti chiave dell’Unione europea derivanti dal Green Deal europeo”. “L’impatto della crisi dei fertilizzanti si estenderà a tutta l’economia – si legge nella nota – il che, a sua volta, provocherà tensioni sociali”. La Polonia chiede compensazioni per gli agricoltori per “stabilizzare i prezzi alimentari”.