19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

renzi

di Gianluca Luzi

Adesso le opposizioni diranno che si tratta dell’ennesimo fallimento della politica economica di Renzi, ma in realtà l’aumento del tasso di disoccupazione dall’11,4 per cento all’11,7 è una buona notizia perché significa che la quota di inattivi, cioè di coloro che non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano, è calata. Alcuni inattivi, cioè, adesso cercano lavoro con la concreta possibilità di trovarlo. Infatti sembra ormai assorbito l’effetto frenante della fine degli incentivi fiscali per le aziende che assumono. È la disoccupazione sta poco a poco scendendo. Segno che il jobs act, anche se lentamente, funziona. Per Renzi è la smentita dei gufi e appare piuttosto anacronistica la protesta che sta paralizzando la Francia proprio contro la riforma del mercato del lavoro uguale a quella italiana. Ma molto resta ancora da fare per dare una svolta decisa alla ripresa economica. Le direttrici di marcia le ha date il Governatore della Banca d’Italia: riduzione del cuneo fiscale e maggiori investimenti pubblici. L’abbassamento delle tasse sul lavoro è un impegno preso anche di recente dal presidente del consiglio insieme alla riduzione delle tasse per il ceto medio. Per gli investimenti pubblici bisogna convincere Bruxelles che del resto sembra abbastanza convinta che le regole dell’austerità assoluta – dogma tedesco fino allo scorso inverno – sono un freno alla ripresa economica. E anche se i richiami all’Italia perché tenga i conti pubblici sotto controllo sono sempre all’ordine del giorno, il via libera a una maggiore flessibilità è il segnale che qualcosa è cambiato anche a Bruxelles e a Berlino. Stretto fra il discreto dato economico e l’emergenza migranti, Renzi si prepara al primo vero test per capire cosa succederà da adesso al 2018. Un successo pieno alle amministrative gli spianerebbe la strada verso il referendum. Un mezzo insuccesso (per esempio perdita di Roma senza entrare al ballottaggio) complicherebbe le cose. E tra gli scenari possibili per i prossimi mesi ci sarebbe anche quello di un tentativo al centro per costruire qualcosa di più consistente delle attuali piccolissime formazioni. Qualcosa in grado di condizionare da destra il Pd di Renzi sempre più incompatibile con la sinistra interna.

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