La stima di Infratel sull’ingorgo con enti locali, sovrintendenze, Fs, Anas
La banda ultralarga può diventare la mina più pericolosa per l’intero Piano nazionale di ripresa e resilienza. Oltre 100mila tra permessi e autorizzazioni, con tempi di rilascio lunghissimi, stanno ponendo una pesante incognita sull’obiettivo finale di chiudere i cantieri entro giugno 2026. Nel mezzo ci sono complicate scadenze semestrali, fissate tra gli obblighi di gara anche se non fanno parte del cronoprogramma concordato con la Ue.
L’audizione
Infratel, la società pubblica che gestisce il Piano banda ultralarga, ha riassunto i numeri più preoccupanti con un’audizione parlamentare dell’ad Marco Bellezza. In un documento depositato alla commissione Politiche Ue del Senato sulla proposta di regolamento europeo per semplificare l’installazione delle reti ad alta velocità, Infratel stima che occorreranno 105mila tra permessi e autorizzazioni. In particolare, per il “Piano Italia a 1 Giga” sono stati considerati come riferimento iter e tempistiche del piano per le aree bianche, quelle a fallimento di mercato, affidato in concessione a Open Fiber. Gli operatori aggiudicatari dei 3,5 miliardi del Pnrr (la stessa Open Fiber e Tim) saranno alle prese con circa 66mila pratiche che, considerando la richiesta di varianti su almeno il 5-6% dei casi, potrebbero arrivare almeno a quota 70mila.
Il 5G
Nel caso del 5G i bandi aggiudicati sono due. Per il progetto di backhauling (224 milioni di euro per rilegare in fibra ottica 11mila siti radiomobili) Tim dovrà assicurarsi circa 28mila autorizzazioni. Per il progetto di densificazione, volto alla copertura 5G nelle aree più remote (221 milioni di euro), il raggruppamento tra Tim, Vodafone e Inwit avrà bisogno in media di 6,9 permessi per ognuno dei 982 siti radiomobili interessati, ovvero circa 6.800 procedimenti. In totale, per il piano 5G, si tratta di 35mila tra permessi e autorizzazioni. Gli interlocutori sono potenzialmente centinaia, considerando tutti gli enti locali e le Regioni coinvolti, oltre a sovrintendenze, Anas, Ferrovie-Rfi, Autostrade. Open Fiber, in relazione alle aree bianche, ha stilato un tempio medio di rilascio delle autorizzazioni che va dagli 85 giorni delle Province ai 300 giorni di Autostrade.
Le semplificazioni
Con il decreto Pnrr-3, ultimo atto di una lunga serie di semplificazioni adottate dal 2020 in avanti, il governo è intervenuto prorogando di due anni la validità di tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni, anche di quelle paesaggistiche e ambientali, e delle Scia già in vigore. Ma la mossa rischia di non essere risolutiva, soprattutto per la difficile armonizzazione sul campo con gli enti locali. Un’indagine del think tank I-Com, nell’ambito di un progetto Futur#Lab promosso con WindTre e in collaborazione con Join Group, Ericsson e Inwit, mette in evidenza che il quadro è solo in lieve miglioramento. Le criticità ancora segnalate dai gestori si riferiscono a 5 semplificazioni delle 13 ancora in vigore tra quelle introdotte dal 2020, rispetto alle 9 su 15 delle rilevazione effettuata un anno fa. La maggior parte degli operatori continua a segnalare il frequente superamento dei termini previsti dalla legge per il rilascio dei permessi, il mancato riconoscimento da parte di alcuni enti locali della micro-trincea come metodo di scavo per portare la fibra ottica e l’imposizione di oneri istruttori, pagamenti Tosap e fidejussioni non dovuti.