POLITICA
Fonte: La Stampa
Il segretario regionale dem aveva chiesto di essere sentito per chiarire la propria posizione
Stefano Bonaccini non si ritira: ha rivendicato la propria correttezza e la propria onestà, ha spiegato alla procura di Bologna la sua posizione (gli sarebbero stati contestati rimborsi per meno di 4mila euro, senza hotel né auto blu) e ha deciso di andare avanti. Sarà candidato alle primarie del centrosinistra del 28 settembre, appuntamento che rimane confermato e nel quale, con tutta probabilità, dovrà vedersela con l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani, visto che anche Matteo Riva, candidato del Centro democratico, si è fatto da parte.
Nel Pd dell’Emilia-Romagna è stata una giornata piuttosto tesa, fra le notizie che arrivavano dalla procura di Bologna e quelle che rimbalzavano da Roma sulle ipotesi di annullare la contesa (che ieri aveva visto il ritiro di Matteo Richetti) per calare un nome pescato, magari, dal mazzo del governo Renzi.
«Ero sereno prima – ha detto Bonaccini, uscendo dalla procura di Bologna – e sono ancora più sereno adesso. Perché penso che abbiamo potuto dare spiegazioni per qualsiasi eventuale addebito». Si è detto, quindi, «determinato a proseguire perché so come mi sono sempre comportato in questi anni».
«Credo – ha ribadito poi ai militanti della Festa dell’Unità – di avere tutte le condizioni per poter rimanere in campo: se mi accorgessi di non avere sostegno, sarei il primo a fare un passo indietro».
La speranza rimane quindi quella di correre per le primarie da indagato, ma di arrivare alle elezioni, che dovrebbero tenersi il 23 novembre, con un proscioglimento da tutte le accuse: il legale chiederà lo stralcio della sua posizione puntando all’assoluzione.
Domani, a mezzogiorno, scadono i termini per la presentazione delle candidature. Bonaccini ha già presentato le 4mila firme necessarie. Roberto Balzani, che ha assicurato di voler andare avanti ed ha chiesto con decisione che le primarie vengano confermate, dovrà presentarle domani.
A pesare sulla decisione di Bonaccini, ha spiegato lui stesso, anche il sostegno da parte del partito, sia a livello nazionale, sia a livello regionale. Un sostegno pubblico ed un invito a proseguire è arrivato dalle federazioni di Bologna e Modena, le più pesanti in termini di iscritti. «Sarà il Pd dell’Emilia-Romagna – ha chiarito il vice segretario del Pd Debora Serracchiani – nella sua autonomia a decidere quale sarà il percorso ulteriore».
Se i vertici regionali del Pd hanno fatto quadrato attorno a Stefano Bonaccini («Il mio cellulare è stracolmo di messaggi», ha detto), dentro il partito non è comunque mancato qualche mal di pancia, soprattutto dopo il passo indietro di Richetti, anch’egli indagato dalla procura di Bologna.
Il dubbio, espresso a mezza voce da tanti esponenti, è che presentarsi alle elezioni con un candidato indagato (soprattutto dopo che le elezioni anticipate sono state rese necessarie dalle dimissioni di Vasco Errani per una condanna in appello per falso ideologico) potrebbe finire per pesare sul consenso del Pd, soprattutto a favore del Movimento 5 Stelle che ha indetto le consultazioni per la scelta del candidato presidente e pare intenzionato a far fuori Andrea Defranceschi, consigliere uscente e candidato naturale, perché anch’egli coinvolto nella stessa inchiesta che riguarda tutti i capigruppo.
C’è quindi chi guarda verso Roma, per capire se il premier e segretario del partito, Matteo Renzi, abbia o meno l’intenzione di fermare (a questo punto è l’unico che potrebbe farlo) la corsa di Bonaccini.
Il rischio, d’altronde, a poco più di due mesi dalle elezioni, è che azzerare il dibattito sulla scelta del candidato per ripartire da zero, magari con un candidato calato dall’alto, sia una mossa ancora più destabilizzante per un partito profondamente turbato.