La decisione in Consiglio dei ministri. Intanto la premier in tv spiega la posizione del governo sulla mancata proroga del taglio fiscale su benzina e gasolio
In caso di aumento del greggio i maggiori ricavi dell’Iva saranno destinati alle riduzioni di prezzo dei carburanti alla pompa. E ancora: la defiscalizzazione dei buoni benzina per i dipendenti sarà riconosciuta non più fino al mese di marzo ma per tutto il 2023. Il Governo corre ai ripari sulla crisi dei carburanti e in Consiglio dei ministri vara due norme anti-rincaro. La riunione di Palazzo Chigi ha stabilito che, “in presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio e quindi del relativo incremento dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato possa essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa”, recita la nota del Cdm. Inoltre “è stato prorogato al 31 dicembre 2023 il termine entro il quale il valore dei buoni benzina ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, nel limite di euro 200 per lavoratore, non concorrerà alla formazione del reddito da lavoro dipendente”, prosegue il documento. Ma non finisce qui. È la stessa premier ad annunciare in tv un’ulteriore norma, questa volta con un ristoro dei prezzi degli abbonamenti di autobus e metro: “Nell’ultimo decreto – ha detto Meloni – c’è una norma che rimborsa i pendolari della somma che spendono per gli abbonamenti ai mezzi pubblici. Stiamo cercando di aiutare, in una situzione di difficoltà, chi è in maggiore difficoltà piuttosto che dare aiuti indistintamente a tutti”.
Meloni: abbassare il costo del lavoro la priorità
“Abbiamo fatto una manovra da 30 miliardi, di quei 30 miliardi, 20 li abbiamo investiti su quella che era la priorità su cui tutti erano d’accordo, il caro bollette. Sui rimanenti 10 miliardi, avevamo due scelte, o tagliare le accise, a tutti, anche ai ricchi, o prendere quelle risorse e concentrarle sui redditi medio bassi che è quello che abbiamo fatto”, ha detto Giorgia Meloni al Tg5. E ancora: “Lavoriamo per dare priorità alla crescita, serve generale ricchezza da distrubuire, altrimenri si distrubuisce povertà: avevamo due strade, tagliare accise e aiutare tutti, o aiutare chi aveva bisogno” ha detto invece al Tg1. Getta acqua sul fuoco delle voci di una frizione nella maggioranza la premier che assicura “grande coesione”. E rassicura poi i benzinai che il governo non ha intenzione di fare scaricabarile. “Io anzi ribadisco che la gran parte dei benzinai si sta comportando con grande responsabilità e forse proprio a loro tutela serve eventualmente individuare chi non dovesse avere la stessa responsabilità – ha detto la premier -. Voglio dire anche che la categoria va messa a riparo anche da certe mistificazioni perché quando si parla per settimane del prezzo della benzina a 2,5 euro quando il prezzo della benzina medio è 1,80 euro non si aiuta”.
Lo spiraglio di Giorgetti: se aumentano i prezzi interverremo
La posizione del Governo è stata anticiapata nel pomeriggio dall ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intervenuto al Senato per un question time.Il titolare del Mef ha spiegato che la sforbiciata delle accise sui carburanti adottata dal governo Draghi è stata decisa «quando il prezzo aveva superato i 2 euro al litro (toccando i 2,184 euro per la benzina), condizioni queste di prezzo molto diverse da quelle attuali». Del resto il governo aveva già fatto sapere nel corso del pomeriggio che non ci sarebbe stato un intervento sulle accise sui carburanti nel dl sulla trasparenza dei prezzi. Qualora fosse necessario – ha spiegato Giorgetti – di fronte ad un aumento significativo, si potrebbe però fare riferimento alla legge 244 del 2007 (la Finanziaria 2008 citata da Giancarlo Giorgetti rispondendo all’interrogazione del senatore Magni) che consente al governo di adottare un decreto per abbassare le accise se aumentano le entrate Iva e se il prezzo supera di almeno il 2% il valore indicato nel Def. Il governo, ha detto Giorgetti, potrebbe inserire nel dl “un aggiornamento o una manutenzione” di quella norma.
Obiettivo: maggiore trasparenza sui prezzi
Di qui la decisione di intervenire con il monitoraggio sulla rete di distribuzione per «migliorare la trasparenza dei prezzi e ad evitare speculazioni», ha spiegato il ministro. In ogni caso nelle pieghe del Def, atteso entro i primi giorni di aprile, si tireranno le somme e nel caso si metterà mano a nuovi interventi, ha annunciato il ministro.
«Nel Def 2023 – ha detto – sarà messo a punto il quadro previsivo macroeconomico e di finanza pubblica e saranno considerati tutti i fattori di rischio legati alla guerra in atto, anche al fine di prevedere ulteriori misure temporanee per il caro energia».
La stretta sui controlli, che ha suscitato subito la reazione stizzita degli esercenti, non si limiterà però ai soli impianti di distribuzione. «Il Governo monitorerà attentamente la situazione dei livelli dei prezzi, non solo della benzina, ma anche di quelli di largo consumo al fine di verificare che il loro andamento sia coerente con quello dell’offerta e, quindi, determinato da shock esterni o se sia, invece, determinato da comportamenti speculativi e di scarsa trasparenza degli operatori nazionali. Alla luce di tale monitoraggio, il Governo valuterà le ulteriori iniziative da adottare», ha precisato Giorgetti.
Sostegno di Assopetroli-Assoenergia a sciopero benzinai
Intanto il presidente di Assopetroli-Assoenergia, Andrea Rossetti, in una lettera dà sostegno alle organizzazioni sindacali dei gestori «in merito alle ragioni che vi hanno determinato a indire lo stato di agitazione per le giornate del 25 e del 26 gennaio». «Il disagio che esprimete pubblicamente è condiviso dall’intera nostra categoria», scrive Rossetti indirizzando la lettera ai presidenti di Figisc, Faiub e Fegica. «I fatti degli ultimi giorni, le molte improvvide esternazioni di autorevoli esponenti politici e di Governo, a seguito della mancata proroga dello sconto accise, hanno destato in tutti noi viva preoccupazione», aggiunge.