21 Novembre 2024

Il leader di Azione: le case «green»? Costano 600 miliardi. E sulle elezioni europee: «La miglior lista mai presentata agli italiani»

Carlo Calenda la sua battaglia in Europa con la lista «Siamo Europei»?
«Obiettivi molto chiari: un decalogo di intenti e la miglior lista in termini tecnici mai presentata agli italiani».

Addirittura?
«La lista spazia da Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa, ad Alessandro Tommasi, fondatore di Will, il sito d’informazione più seguito dai giovani. Poi esperti di nucleare come Giuseppe Zollino».

A proposito di nucleare, lei ha sempre dichiarato di essere a favore.
«Senza l’energia nucleare non abbiamo nessuna possibilità di raggiungere l’obiettivo di emissioni zero. E oggi in Europa è considerata un’energia verde a tutti gli effetti».

Verdi non sono le energie rinnovabili?
«Le energie rinovabili non sono costanti come il nucleare, sono intermittenti. Non ci assicurano l’obiettivo».

b>Per l’energia nucleare c’è il problema delle scorie.
«Oggi le scorie di una centrale nucleare sono grandi quanto un bidone. Il nucleare è un problema soltanto in Italia. La Germania grazie al nucleare emette tre volte di meno».

Lei si è dichiarato anche contro il «Green deal». Come mai?
«Come è costruito non solo non è fattibile in termini di obiettivi ma anche per alcuni provvedimenti».

Quali?
«Le case green. Costano 600 miliardi, non sono finanziabili. Nessuno ha spiegato in che modo possono essere finanziate. Noi abbiamo votato contro e i nostri eletti si impegneranno per fare una profonda revisione».

Dieci i punti del programma, ha detto. Il primo?
«Che la Ue continui ad inviare le armi all’Ucraina. E poi l’istituzione di un commissario europeo alla difesa».

Cosa dovrebbe fare il commissario?
«Organizzare una forza di reazione rapida europea e poi gestire in maniera sinergica i 240 miliardi che gli stati membri spendono. Noi siamo la terza potenza militare del mondo ma non abbiamo coordinamento in termini di armamenti e quindi sperperiamo moltissime risorse».

Altri punti?
«Dare più poteri al Parlamento europeo: l’iniziativa legislativa e l’eliminazione del voto all’unanimità nell’ambito del Consiglio. Oggi questo voto consente il ricatto dei singoli Stati. Ad Orban sulle armi in Ucraina, ad esempio. Poi una politica industriale europea».

A quale scopo?
«È un punto sollevato da Mario Draghi. Una politica industriale che faccia lavorare l’Europa come una grande potenza e non come un condominio. I nostri obiettivi sono mirati a costruire gli Stati uniti d’Europa».

Come il nome del progetto della lista di +Europa di Emma Bonino ?
«Tutti puntiamo agli Stati Uniti d’Europa».

Però la lista Stati Uniti d’Europa di Emma Bonino con +Europa è stata lanciata ad una convention dove c’era anche lei…
«Sì ero in collegamento dall’Ucraina».

Poi però non ha voluto aderire perché con la lista si è alleato Matteo Renzi. Ma da +Europa hanno continuato a pregarla di unirsi alla coalizione.
«Io ùho fatto grandi preghiere a Emma Bonino e +Europa per farli venire in questa lista. Poi dalla sua lista Emma ha detto che ognuno dopo le elezioni andrà per la sua strada. Nella mia lista è il contrario. E non c’è solo questo».

Cosa vuole dire?
«Questo è un progetto politico che proseguirà oltre le elezioni, è uno dei tre impegni preso dalle liste che aderiscono. Un altro è che tutti i candidati aderiscano al gruppo Renew Europe».

Un progetto che continuerà?
«E che si chiamerà partito della Repubblica. Obiettivo è di fare una cosa sufficientemente forte da rappresentare un’alternativo al bipolarismo. È un percorso lungo».

Previsioni per il risultato europeo?
«Andremo molto bene, supereremo abbondantemente la soglia, ma non faccio conti, ogni volta che li ho fatti li ho sbagliati».

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