22 Novembre 2024
gas fiamma

gas fiamma

In attesa delle riforme strutturali chieste da Bruxelles, gli Stati si muovono in ordine sparso. In Italia prorogato il taglio dell’imposta fino al 30 settembre

Un anno di provvisoria riduzione. Con la proroga dello sconto sulle bollette anche per il terzo trimestre 2022 (fatture di luglio, agosto e settembre), l’Iva sul gas al 5% chiuderà il cerchio dei 12 mesi.
Era il settembre del 2021 quando il primo decreto Taglia bollette (Dl 130/21) riduceva temporaneamente l’aliquota Iva sui consumi di gas metano per usi civili e industriali, rispetto al 10 e 22% “ordinari”. Di proroga in proroga, l’Iva al 5% arriverà (almeno) alla fine di settembre 2022, come stabilisce il decreto riapprovato dal Consiglio dei ministri di giovedì 30 giugno, e subito inviato in Gazzetta ufficiale. Il decreto, che conferma anche l’alleggerimento degli oneri di sistema nelle bollette dell’energia, è confluito nel Dl Aiuti 50/22 all’esame della Camera.

Modifiche in emergenza
Mentre il G7 apre al price cap sul prezzo del gas proposto da Mario Draghi, resta un fatto: spinti dall’emergenza, i Paesi europei si sono mossi in disordine anche sull’Iva. Non a caso il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, in una lettera di aprile aveva chiesto ai 27 ministri Ecofin più coordinamento sulle misure contro il caro energia.
L’inflazione (volata ora all’8%) gonfia i prezzi e quindi l’Iva calcolata in proporzione. Basti pensare che nell’ultimo bollettino sulle entrate tributarie il Mef ha calcolato nei primi quattro mesi del 2022 un aumento del 21,5% nel gettito dell’imposta: schizzato da 37,3 a 45,4 miliardi.
Con il nuovo decreto sulle bollette, il Governo italiano conferma invece fino al 30 settembre l’Iva al 5% sul gas metano per usi civili e industriali: una scelta “transitoria” e parziale, che continua a lasciar fuori ad esempio grandi condomìni e ospedali serviti da contratti energia. Senza dimenticare che il 5% di Iva si applicherà fino al 2 agosto anche al gas naturale usato per autotrazione, come già stabilito dal Dm del ministero dell’Economia.

Interventi strutturali
Ci sono però due elementi che, in prospettiva, promettono di innovare a fondo il sistema dell’imposta. Il primo è la direttiva europea 542/2022 entrata in vigore il 6 aprile. La quale – come ha ricordato Gentiloni la scorsa settimana alla sottocommissione per le questioni fiscali del Parlamento Ue – consente agli Stati membri «molto più margine di manovra per ridurre i prezzi dell’energia». Perché permette di applicare aliquote ridotte (rispettando un minimo del 5%) «per il gas naturale, l’elettricità e il teleriscaldamento, nonché per alcuni sistemi di riscaldamento ad alta efficienza energetica e per i pannelli solari».
Il secondo elemento è invece la riforma fiscale italiana. Riforma che, stando alla legge delega, dovrebbe condurre a una «razionalizzazione della struttura dell’Iva, con particolare riferimento al numero e ai livelli delle aliquote e alla distribuzione delle basi imponibili tra le diverse aliquote».
Il Ddl delega aspetta ancora di essere approvato dal Senato. Ma anche dopo il suo via libera definitivo, sarà importante capire se entrerà nell’ordine delle priorità: allo stato attuale non sembra così semplice. L’orizzonte generale della riforma è infatti il 2026. E tra tutte le modifiche ipotizzate (su Irap, Irpef, Catasto, eccetera), il tema dell’Iva rischia seriamente di finire in secondo piano. Più probabile che le manovre sull’Iva siano attuate soprattutto sul versante della codificazione: che, tradotto, significa riorganizzare, coordinare e semplificare tutte le disposizioni tributarie «per garantire la certezza dei rapporti giuridici e la chiarezza del diritto».
La delega fiscale punta anche ad adeguare le strutture e le aliquote Iva in coerenza con il Green Deal e con la disciplina europea dell’accisa, per tener conto dell’impatto ambientale dei diversi prodotti e promuovere le fonti energetiche rinnovabili. Sotto questo profilo, è già la nuova direttiva Ue a incoraggiare l’uso delle rinnovabili mediante aliquote Iva ridotte (ad esempio, per i sistemi di riscaldamento a basse emissioni), super-ridotte o azzerate (pannelli solari su abitazioni private).
Gli obiettivi segnati da Bruxelles, che mirano anche al fronte dei servizi digitali, potranno forse trainare le riforme in Italia. Modifiche strutturali al posto di scelte provvisorie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *