19 Settembre 2024
Giustizia

Giustizia

La ministra ha aperto il suo intervento con la lettera dalla madre di una vittima sul lavoro

«Processi irragionevolmente lunghi rappresentano un vulnus per tutti». Per questo, «l’azione del Ministero della giustizia è stata orientata con determinazione verso un obiettivo che ho ritenuto cruciale: riportare i tempi della giustizia entro limiti di ragionevolezza». A dirlo la ministra Marta Cartabia nella sua relazione al Senato sullo stato della giustizia. La titolare del dicastero ha spigato che lo «sforzo» rivolto «in linea di continuità con l’azione del precedente governo» ad «assicurare le necessarie risorse umane, materiali, strumentali, per permettere alle procure e ai giudici lo svolgimento della loro altissima funzione». Cartabia ha aperto il suo intervento leggendo lo stralcio della lettera ricevuta l’8 marzo scorso dalla madre di una vittima sul lavoro che le segnalava le difficoltà di celebrare il processo sulla morte del figlio e il suo timore di morire prima di vederne la fine.
Per la ministra dunque i processi troppo lunghi sono una sconfitta per tutti. «Per gli indagati e per gli imputati, che subiscono oltre il necessario la “pena del processo” e il connesso effetto di stigmatizzazione sociale. Per i condannati, che si trovano a dover eseguire una pena a distanza di tempo, quando ben possono essere – e per lo più sono – persone diverse da quelle che hanno commesso il reato. Per gli innocenti, che hanno ingiustamente subito oltre misura il peso di un processo che può aver distrutto relazioni personali e professionali. E soprattutto per le vittime e per la società, che non ottengono in tempi ragionevoli un accertamento di fatti ed eventuali responsabilità, come è doveroso in un sistema di giustizia che aspiri ad assicurare la necessaria coesione sociale».

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