Il partito del candidato governatore Salvador Illa diventa la prima forza politica, imponendosi di lunghezza sugli indipendentisti di Junts
Vittoria limpida per i socialisti in Catalogna, che con il candidato a governatore Salvador Illa, sono la prima forza politica di lunghezza sul partito indipendentista Junts per Catalogna, ma resta l’incertezza sulle possibili alleanze per governare. Per la prima volta da tredici anni, i partiti a favore dell’indipendenza hanno perso la maggioranza nel Parlamento catalano. A scrutinio praticamente concluso, Junts con Esquerra Republicana de Catalunya del governatore uscente Pere Aragones, e l’anticapitalista Cup ottengono complessivamente 59 seggi dei 135 della camera catalana, distanti dalla maggioranza assoluta di 68 scranni.
E per una maggioranza indipendentista non sono sufficienti nemmeno i due seggi ottenuti dal partito anti islamista e secessionista Aliança Catalana, al suo esordio alla Generalitat, e intorno al quale le forze democratiche hanno stretto preventivamente un cordone sanitario per isolarlo da patti post-elettorali. Il Psc di Salvador Illa ha ottenuto 42 seggi, davanti a Juntx con 35 scranni, mentre Erc si è fermato a 20, la Cup ha più che dimezzato la presenza, con quattro seggi. I tre partiti indipendentisti nelle precedenti elezioni del 2021 avevano ottenuto 74 scanni. Il Partito Popolare si attesta come quarta forza politica con 14 seggi, davanti all’ultradestra di Vox, con 11, e ai Comuns dell’ex sindaca di Barcellona Ada colau, con sei scranni.
Negli scenari di possibili alleanze di governo, la più probabile, secondo tutti gli analisti è un’intesa tripartita fra Psc-Erc e i Comuns Esquerra repubblicana potrebbe lasciare definitivamente alle spalle il blocco indipendentista, rafforzando l’intesa con i socialisti, di cui è interlocutore privilegiato anche del governo progressista Psoe-Sumar. Pedro Sanchez vedrebbe così rafforzato l’esecutivo per canalizzare le tensioni politiche crescenti a livello nazionale della difficile legislatura. La politica del premier della «riconciliazione» e della «concordia» in Catalogna, portata avanti dal 2018, culminata con gli indulti ai leader indipendentisti e la legge di amnistia, negoziata in cambio degli appoggi dei partiti catalanisti all’esecutivo Psoe-Sumar, sembra quindi essersi rivelata vincente.
Anche se, per Salvador Illa, non sarà facile negoziare un accordo di governo alla Generalitat, dato che Pere Aragones nel dialogo con Madrid, aveva messo sul piatto un referendum concordato con lo Stato sull’indipendenza, dopo la legge di amnistia. «Erc si farà carico della volontà dei cittadini e lavorerà per dar seguito al proprio progetto politico, dalla posizione che i cittadini hanno deciso, l’opposizione»: ha detto Pere Aragonès, commentando i risultati, che ha definito «molto negativi». Erc ha le chiavi della governabilità, ma non ha dato piste sulle future alleanze e dovrà riflettere sul prezzo pagato per la politica di dialogo con Madrid. Anche se Aragones ha riconosciuto che a partire da oggi «si apre una nuova tappa» nella regione.
Di «nuova tappa» ha parlato anche il premier Pedro Sanchez, che in un messaggio su X ha salutato lo «storico risultato» ottenuto in Catalogna. «Da oggi inizia in Catalogna una nuova tappa per migliorare la vita dei cittadini, ampliare diritti e rafforzare la convivenza: i catalani hanno deciso che spetta al Partito dei Socialisti della Catalogna guidare una nuova tappa. Mi assumo questa responsabilità e non appena sarà costituito il Parlamento esprimerò la mia disponibilità a presiedere il governo», ha annunciato Salvador Illa. Che ha rilevato, fra i fattori decisivi per la vittoria «le politiche applicate dal governo spagnolo e dal presidente Pedro Sánchez». I patti saranno decisivi e, chi non sembra voler lasciare la scena è il leader di Junts, Carles Puigdemont, che aveva escluso accordi post elettorali con il Psc e promesso di ritirarsi dalla politica se non fosse stato investito presidente in Catalogna. Ha rilevato, alla luce dei risultati, la necessità di «tendere ponti». E ha invitato Esquerra repubblicana a rinunciare all’alleanza in un eventuale tripartito progressista con i socialisti del Psc e i Comuns, per negoziare «un governo solido di obbedienza nettamente catalana», che lo faccia presidente della Generalitat.