19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

Rajoy aveva chiesto l’immediato ricorso di incostituzionalità, all’indomani della firma sul decreto di convocazione del voto sull’indipendenza della Catalogna. I sindaci non possono prendere parte all’organizzazione della consultazione illegale. Ma il parlamento catalano rilancia la sfida: approvata procedura di secessione in caso di vittoria del sì

Barcellona sfida Madrid. Mentre la Corte costituzionale spagnola, su richiesta del governo di Madrid, ha sospeso il decreto di convocazione del referendum del 1 ottobre  firmato la notte scorsa dal presidente catalano Carles Puigdemont, il parlamento della Catalogna non si ferma e approva la legge “di rottura”, che segna la procedura da seguire per la secessione in caso di prevalenza di sì nel referendum che però, a questo punto, è da considerare illegale secondo le autorità spagnole.

LO STOP DELLA CONSULTA
La decisione della Consulta era prevista ed è arrivata puntualmente: ha dichiarato ricevibili tutti i ricorsi presentati oggi dall’esecutivo spagnolo contro le decisioni prese ieri dal governo e dal Parlamento catalani. La Consulta iberica ha anche intimato ai 947 sindaci catalani e ai 62 alti funzionari della Generalitat che non possono partecipare in alcun modo all’organizzazione della consultazione illegale.
Inoltre, i 12 giudici della Consulta spagnola hanno anche deciso che la sospensione della legge locale dovrà essere notificata personalmente, oltre al presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, a tutti i membri del ‘parlamento’ locale. Oltre ai politici catalani, del provvedimento dovranno essere formalmente informati anche il capo della polizia catalana, i Mossos d’Esqudra, Pere Soler, indipendentista convinto, e il maggiore dei Mosssos, Josep Lui Trapero, volto pubblico durante le indagini sull’attentato del 17 agosto scorso a Barcellona. Notifica che sarà anche inviata al presidente della tv catalana, Nuria Llorach e a quello della canale locale TV3 della tv di Stato, Rtve, Vincent Snachis.
I giudici costituzionali spagnoli hanno di conseguenza sospeso anche la nomina dei cinque membri della commissione elettorale e le misure di organizzazione del voto decise dal ‘governo’ di Puigdemont. Il procuratore generale dello Stato José Manuel Maza ha annunciato di aver denunciato Puigdemont e i ministri catalani  per disobbedienza, abuso di potere e malversazione di danaro pubblico: rischiano il carcere.

IL PUGNO DURO DI RAJOY
In giornata il premier spagnolo Mariano Rajoy aveva annunciato che il Governo, riunito in sessione straordinaria, aveva dato ordine all’avvocatura dello Stato di presentare un “immediato ricorso di incostituzionalità” davanti alla Corte Costituzionale contro il decreto di convocazione della consultazione, definita “illegale”.
A favore del governo Rajoy c’è l’Articolo 155 della Costituzione che prevede non la sospensione totale dell’autonomia regionale, ma l’assunzione da parte del Governo centrale di alcune delle sue competenze, previo l’assenso del Senato che allungherebbe quindi i tempi, nonché di tutte le misure necessarie per far sì che la regione rispetti la legge.
Tuttavia, Madrid si era finora dimostrata restia all’ipotesi di un ricorso di questo genere, temendo che potesse essere percepito dalla Catalogna come un’ulteriore “aggressione”.
Mariano Rajoy aveva dichiarato che il referendum di autodeterminazione catalano non Ci sarebbe stato: “Questo voto non si celebrerà in alcun caso”, ha detto nel corso di una conferenza stampa dopo la riunione straordinaria del Governo. La convocazione del referendum da parte del presidente Carles Puigdemont, ha aggiunto, è “un chiaro e intollerabile atto di disobbedienza alle nostre istituzioni democratiche”.

BARCELLONA VA AVANTI
I partiti indipendentisti che hanno la maggioranza assoluta nel ‘parlamento’ catalano hanno presentato formalmente con procedura urgente e richiesta di modifica dell’ordine del giorno la legge di ‘rottura’ dalla Spagna alla plenaria dell’assemblea di Barcellona, chiedendo che venisse esaminata e approvata oggi. Davanti alle contestazioni dell’opposizione ‘unionista’, la presidente Carme Forcadell ha sospeso la seduta e convocato l’ufficio di presidenza. E alla fine il parlamento catalano ha approvato questa notte la procedura che entrerà in vigore se il ‘si’ vincerà al referendum di autodeterminazione del 1 ottobre. La minoranza è uscita dall’aula al momento del voto. La legge sulla Transitorietà giuridica e la fondazione della repubblica è considerata la base giuridica nella transizione verso un futuro stato indipendente catalano.

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