20 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

L’ex presidente della Generalitat e gli ex ministri del governo catalano Comín, Ponsatí, Puig e Serret si sono presentati in mattinata in un commissariato di Bruxelles dove gli è stato notificato il mandato di arresto di Madrid. La decisione della magistratura entro le 9.17 di domattina

Carles Puigdemont e i suoi 4 ministri hanno terminato le loro deposizioni davanti al giudice istruttore della procura di Bruxelles. E alla fine il magistrato belga ha concesso all’ex presidente catalano e a Maria Serret, Antoni Comin, Lluis Puig e Clara Ponsati la libertà condizionata. Sono stati ritirati i loro passaporti e hanno l’obbligo di dimorare a Bruxelles o informare la polizia su dove si troveranno nei prossimi giorni in Belgio per la prosecuzione dell’esame della richiesta iberica di arrestarli e trasferirli a Madrid.
Tutti hanno scelto l’olandese, oltre il francese, come lingua per la procedura di indagine che la giustizia belga ha messo in moto per decidere se eseguire gli ordini europei di arresto emessi dalla Audiencia National contro di loro.
Il portavoce della procura belga Gilles Dejemeppe ha confermato che i cinque ricercati dalle autorità spagnole si sono presentati spontaneamente in commissariato e sono stati presi in custodia alle 9:17. La Procura di Bruxelles ha dunque notificato il mandato di arresto europeo spiccato da Madrid all’ex presidente della Generalitat di Catalogna Carles Puigdemont e ai suoi ex ministri del governo regionale Antoni Comín (Salute), Clara Ponsati (Istruzione), Lluís Puig (Cultura) e Meritxell Serret (Agricoltura), riparati in Belgio dallo scorso 30 ottobre.

COSA PREVEDE LA PROCEDURA
La procedura prevedeva che il giudice procedesse con gli interrogatori individuali in presenza degli avvocati. Il giudice aveva 24 ore di tempo, e quindi fino alle 9.17 di lunedì, per prendere una decisione. La libertà condizionata ra l’opzione migliore per Puigdemont e i suoi 4 ex assessori. Il giudice che doveva decidere della richiesta spagnola di mandato di cattura europeo, poteva accettarla e mettere sotto custodia i 5 o rilasciarli come è accaduto in libertà condizionata, in attesa di prendere in esame nel merito il mandato di cattura spiccato da Madrid.

PUIGDEMONT: “PRONTO COLLABORARE CON GIUSTIZIA BELGA”
Nella giornata di sabato, Puigdemont ha utilizzato il suo account Twitter per dirsi “pronto a cooperare pienamente con la giustizia belga”. Mentre il suo legale a Bruxelles in precedenza aveva manifestato l’intenzione di Puigdemont di opporsi alla sua estradizione in Spagna pur non chiedendo asilo politico in Belgio.
Il giudice dell’Alta Corte spagnola Carmen Lamela ha emesso il mandato d’arresto europeo a carico dei cinque separatisti venerdì scorso, il giorno dopo l’arresto e la detenzione, senza condizionale, di altri otto ex componenti del governo regionale catalano: l’ex vicepresidente Oriol Junqueras, Jordi Turull (Presidenza), Josep Rull (Territorio), Carles Mundò (Giustizia), Raul Romeva (Esteri) e Joaquim Forn (Interno), Meritxell Borras (Governo) e Dolors Bassa (Lavoro).
Un nono esponente della Generalitat, Santi Vila, è tornato libero dopo aver trascorso una notte in cella grazie al beneficio della condizionale. Vila si era dimesso da ministro il giorno prima della dichiarazione di indipendenza ed è stato il solo ad aver risposto alle domande della giudice. Mentre l’indagine prosegue, sono tutti accusati di ribellione, sedizione e abuso di fondi. Nel caso di Puigdemont e degli altri quattro ex ministri catalani riparati in Belgio, il giudice Lamela ha aggiunto altri due capi d’accusa: disobbedienza ed evasività.
Ma non c’è solo il destino giudiziario dei transfughi ex ministri catalani. Dopo il commissariamento della Catalogna ordinato dal governo spagnolo a seguito della ratifica della dichiarazione d’indipendenza da parte del Parlament di Barcellona, in violazione della Costituzione, l’attenzione è rivolta alle elezioni anticipate del 21 dicembre proclamate da Madrid per il rinnovo delle autorità regionali.
Secondo un sondaggio realizzato da Gad3 per il quotidiano La Vanguardia, il fronte indipendentista catalano potrebbe raggiungere o avvicinarsi moltissimo alla maggioranza assoluta del Parlamento regionale. I voti della sinistra repubblicana Erc (Esquerra Republicana de Catalunya), insieme a quelli del Pdecat, il partito di Puigdemont, e quelli degli indipendentisti di estrema sinistra della Cup (Candidatura d’Unitat Popular), porterebbero alla conquista di 66 seggi in assemblea, quando la maggioranza assoluta è di 68. Intanto il manifesto lanciato ieri da Puigdemont per un’alleanza dei democratici in Catalogna ha superato le 80mila adesioni.
E in queste ore di grande tensione per le sorti di Puigdemont, il Pdecat ribadisce il suo sostegno all’ex presidente della Generalitat manifestando l’intenzione di candidarlo ancora alle regionali. Il consiglio nazionale del Pdecat propone il presidente catalano destituito a guidare una eventuale lista unitaria indipendentista, nella quale figurerebbero “tutti i prigionieri politici”. “Chiediamo che sia il presidente Puigdemont la persona alla guida di questo grande straripamento alle urne del 21 dicembre”, ha annunciato la portavoce Marta Pascal.

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