21 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Andrea Nicastro

Domani votazioni decisive al Parlament di Barcellona. Il presidente catalano ha rinunciato all’invito al Senato spagnolo. Madrid: non vogliono il dialogo


Non c’è più dialogo tra Madrid e Barcellona e altri rinvii avrebbero del miracoloso. La deflagrazione di un conflitto mai visto nell’Europa democratica ha ormai una data e un’ora. È scritta su manifesti che vorrebbero passare alla storia: «Fem la Republica», facciamo la Repubblica, concentrazione indipendentista. Venerdì 27 ottobre, ore 12.Il president catalano Carles Puigdemont ha rinunciato all’invito del Senato spagnolo di difendersi dalle accuse di sedizione e ribellione. «Non perderemo tempo con chi ha deciso di distruggere l’autonomia catalana. Andiamo avanti» ha scritto su Twitter. Da Madrid rispondono in pochi minuti. «È la riprova che non ha mai voluto dialogare. Per lui è indipendenza sì o sì».

I passi che ancora separano la Spagna dal caos istituzionale sono pochissimi. Oggi il Senato di Madrid dibatterà ancora sull’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione alle istituzione catalane che, in pratica, permette di esautorarle. Nel pomeriggio, quando il treno Ave avrà riportato i senatori catalani da Madrid a Barcellona, il Parlament regionale comincerà la sua riunione. È annunciata una sospensione per la notte e la delibera è in calendario dalle 12 di domani, in coincidenza con il voto di Madrid sul 155 e la manifestazione «Fem la Republica».
Così, mentre nella capitale si approverà il commissariamento, Barcellona potrà decidere tra indipendenza o elezioni anticipate che sarebbero, forse, l’unica alternativa allo strappo. «La Spagna — ha detto però il vice presidente catalano Oriol Junqueras alla Ap — non ci ha dato altra scelta che la costruzione della Repubblica». Se secessione sarà, durerà una sola notte però. Sabato il 155 entrerà in vigore e Madrid avrà gli strumenti legali per ricondurre Barcellona all’obbedienza. Sulle agende va scritto: caos.

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