19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Francesco Olivo

La sfida degli alleati del governo: «Subito in piazza per la secessione»

Per le strade di Madrid va in scena il patriottismo spagnolo: militari in corteo, inchini al re, applausi alla polizia e bandiere da tutte le parti. La festa dell’Hispanidad (nel giorno della scoperta dell’America) si celebra ogni anno, ma la ribellione della provincia carica la giornata di simbologia immediata. Le armi esibite ravvivano i cuori più nazionalisti, il contesto catalano, però, sembra meno drammatico di qualche giorno fa. Il ricevimento a Palazzo Reale (fila di due ore e mezza per stringere la mano al re), raccontano i testimoni, era meno teso di quello che ci si sarebbe aspettati qualche giorno fa.
La scadenza si avvicina, lunedì, o al massimo giovedì, il presidente della Catalogna dovrà uscire dall’ambiguità. O almeno così vuole il premier Rajoy che ha fissato per le 10 del 16 ottobre la scadenza dell’ultimatum: «Hai dichiarato l’indipendenza o no?». Difficile uscirne per il capo della Generalitat, che vede le sue truppe sempre meno unite, anche a causa della giocata ardita del 10 ottobre: proclamare la secessione e sospenderla dopo pochi secondi. Se la risposta sarà «abbiamo dichiarato l’indipendenza», giovedì scatterà la sospensione dell’autonomia, con un nuovo acutizzarsi della crisi. Se la risposta sarà «no», ci sarà la rottura con l’ala dura dell’indipendentismo. La Cup, infatti, oggi pubblicherà una lettera per fare pressioni sul presidente: «Proclama subito la repubblica». L’estrema sinistra promette manifestazioni già prima di lunedì, temendo che Puigdemont voglia convocare nuove elezioni in Catalogna, magari sperando di superare il 50%, in una sorta di plebiscito mascherato. Fonti della maggioranza smentiscono questa ipotesi, ma tutti gli scenari razionali finiscono con un unico esito: elezioni anticipate.
L’ideale per il governo catalano sarebbe essere forzati ad andare al voto da uno scioglimento del parlamento, voluto da Madrid. Secondo questo schema la settimana prossima potrebbe iniziare così: Puigdemont insiste nella sua ambiguità, la Spagna reagisce con la sospensione dell’autonomia, il parlamento catalano tenta una dichiarazione di indipendenza, Madrid scioglie la Camera e si va a votare con la campagna elettorale fatta: «Rajoy ha umiliato i catalani». A quel punto la sindaca di Barcellona Ada Colau potrebbe far parte di una nuova maggioranza. Lunedì, però, è un giorno importante non solo per l’ultimatum di Madrid: due leader dei movimenti indipendentisti, dovranno comparire all’Audiencia Nacional, accusati di reati gravissimi. Un loro arresto potrebbe essere una miccia che riporterebbe il conflitto dalle istituzioni alla strada. E a quel punto sarebbe difficile controllare gli eventi.

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