23 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Dal palazzo della Generalitat, breve dichiarazione del presidente catalano: “Il mio dovere è tentare tutte le vie per trovare una soluzione dialogata e concordata. Non ho avuto alcuna garanzia” da parte di Madrid

Puigdemont non convoca le elezioni anticipate. Avrebbe dovuto parlare alle 13.30, poi un’ora dopo, infine l’attesa dichiarazione del presidente della Catalogna è stata spostata alle 17 nella Galeria Gòtica del Palau, sede del governo regionale.
Ha preso tempo, ha aspettato, ha tentato un dialogo. “L’applicazione dell’articolo 155 è abusiva e ingiusta, non accetto le misure che il governo di Madrid ha adottato”, ha detto infine il presidente catalano. E Madrid ha chiesto l’attivazione dell’articolo 155. “Per far fronte a una situazione estremamente grave in cui lo Stato di diritto ha strumenti eccezionali. Ciò che prevede l’articolo 155 non esiste solo in Spagna”, ha spiegato al Senato la vicepremier spagnola Soraya Saenz de Santamaria.
Nella sua breve dichiarazione, il presidente Puigdemont ha spiegato come fosse “il mio dovere tentare tutte le vie per trovare una soluzione dialogata e concordata per evitare l’applicazione dell’articolo 155”. “Avrei indetto le elezioni se vi fossero state le garanzie, ma queste garanzie” da parte di Madrid “non ci sono”. Puigdemont ha parlato di un atteggiamento “vendicativo” da parte del governo spagnolo. Ha quindi lasciato cadere la palla. “Sarà il Parlamento catalano a decidere se proclamare l’indipendenza dopo aver confermato che non convocherà elezioni per non aver ricevuto garanzie dal governo spagnolo” sullo stop al commissariamento della Catalogna. “Oggi – ha concluso – nulla giustifica una richiesta di elezioni regionali”.
Il presidente ha quindi svelato il motivo dell’iniziale rinvio dell’annuncio della convocazione di elezioni anticipate il 20 dicembre, come anticipato dai media spagnoli. “Ho tentato di ottenere le garanzie, ma non ho ottenuto una risposta responsabile dal Pp”, ha spiegato dal palazzo della Generalitat, nella sua breve dichiarazione. Ora sta al Parlament: la riunione della seduta plenaria è stata rinviata alle 18.
L’esecutivo catalano stamattina si è riunito per diverse ore alla Generalitat per cercare di delineare un accordo sulla risposta al premier Mariano Rajoy. Nel primo pomeriggio si è tenuto un vertice fra Puigdemont e il vicepresidente Oriol Junqueras a Palazzo della Generalità a Barcellona. Il partito di Junqueras, Erc, aveva minacciato di uscire dal governo se fossero state convocate le elezioni anticipate. I toni con Madrid sono sempre rimasti alti: Puigdemont ha anche inviato una lettera di nove pagine al governo centrale in cui avvertiva: “Il commissariamento è un attacco frontale alla Costituzione”.
A Barcellona hanno sfilato almeno 4 mila manifestanti, in maggioranza studenti, per protestare contro Puigdemont, definito ‘traditore’ per aver rinunciato all’indipendenza. Decine di persone si sono radunate nella zona, accogliendo la richiesta dei leader indipendentisti di “non accettare nessuna rinuncia”.
Ci sono stati scontri: diverse pattuglie della polizia spagnola hanno impedito agli agenti dei Mossos d’Esquadra di scaricare documenti da distruggere in un furgone in una discarica vicino a Barcellona. Dopo un teso a faccia a faccia, la Policia Nacional ha ottenuto un ordine di sequestro da un giudice che indaga sulla presunta ‘inazione’ della polizia catalana contro i seggi del referendum del 1 ottobre. I Mossos hanno consegnato il materiale.

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