Meloni vince la sfida interna al centrodestra in un’ampia fetta dei 971 Comuni al voto. Forza Italia rimane stabile, con exploit a Palermo. Il Pd consolida i consensi
In un’ampia fetta dei 971 Comuni al voto, in particolare nelle città più grandi, Fratelli d’Italia ha superato gli alleati della Lega, che cede il passo anche al Nord. È questo il dato politico più rilevante di queste elezioni amministrative. Forza Italia rimane stabile, mentre a Palermo è protagonista di un exploit affermandosi come primo partito e decisivo nell’elezione di Roberto Lagalla.
Sul fronte opposto si registra un consolidamento generale dei consensi per il Pd, che però perde il capoluogo siciliano; mentre per i Cinque Stelle è arrivata una ulteriore débâcle, che ne riduce al minimo il peso nell’alleanza del «campo largo» con i dem.
Rilevante anche il ruolo delle liste civiche, che hanno eroso consensi sia a destra, sia a sinistra. Forse è ancora presto per segnare un radicale ribaltamento dei rapporti di forza nel centrodestra, ma la tendenza nei Comuni più rilevanti appare piuttosto chiara.
A Verona, una delle roccaforti del Carroccio, il partito di Giorgia Meloni conquista circa l’11%, staccando di almeno 5 punti quello di Matteo Salvini. A Genova , nonostante Marco Bucci fosse stato scoperto dalla Lega nel 2017, Meloni arriva in doppia cifra e stacca il Carroccio di tre punti. A L’Aquila FdI mantiene il 19% e la Lega arriva a quota 12%. «Questa tornata elettorale, seppure non abbia coinvolto molte grandi città come Milano, Roma e Napoli, delinea però una nuova morfologia del voto a destra — osserva Livio Gigliuto, presidente del Consorzio Opinio Italia —. Nel Nord Italia, tradizionale feudo della Lega, il Carroccio segna il passo anche dove il centrodestra va piuttosto bene. E Meloni consolida ulteriormente anche i consensi al Centro-Sud. È evidente come, in questo delicato contesto politico e sociale, la leader stia assorbendo importanti consensi dal contenitore finora di Salvini».
La leader sovranista, però, deve registrare due flop importanti dove ha deciso di strappare con gli alleati del centrodestra e correre in solitaria. Wanda Ferro e Priamo Bocchi, rispettivamente a Catanzaro e Verona, sono rimasti sotto la doppia cifra: «Era una questione di coerenza», sottolineano dal quartier generale di Via della Scrofa.
Il Partito democratico è avanti al primo turno con l’ex calciatore Damiano Tommasi, che pur con i dem al 13% l’ha spuntata grazie alla buona alchimia con civici e Movimento. Buono il risultato anche a Parma, dove il partito di Enrico Letta supera il 24%. Sergio Giordani a Padova, anche grazie al sostegno del Movimento, è riconfermato al primo turno con il 58%. Mentre a Lodi, feudo del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il Pd strappa la città al centrodestra con il 25enne Andrea Furegato.
Pesanti i numeri della disfatta del Movimento Cinque Stelle, che a livello locale conferma forti difficoltà: circa il 2,1% è la media stilata a livello nazionale da Youtrend per il partito di Giuseppe Conte. Tra i risultati più positivi, per dare un ordine di misura, c’è quello di Genova: poco sopra al 4%. Mentre in tante altre città, clamoroso il caso di Parma dove i grillini non hanno presentato nemmeno la lista, l’altalena oscilla tra l’1 e il 2%.
Tra i vari fattori politici si evidenziano i risultati di Azione. «Il partito guidato da Carlo Calenda ha presentato il proprio simbolo in pochi Comuni. E quando lo presenta non sempre è andato bene — osserva Giovanni Diamanti, cofondatore di YouTrend —. Però, in diverse occasioni, laddove Azione è riuscito a farsi promotrice di un progetto centrista con un candidato forte ha centrato ottimi risultati. Mi riferisco a L’Aquila, Catanzaro, Parma e Palermo. Calenda, insomma, ha confermato ancora una volta di essere più incisivo di Italia viva; ma deve consolidarsi sul territorio».