22 Novembre 2024
Proteste Cina

Proteste Cina

Le proteste dilagano a Pechino, a Shanghai e in decine di università. Scontri con la polizia, mentre nel Paese si registrano nuovi record di contagi. Arrestato un giornalista della Bbc

Veglie nella notte, cortei, assembramenti di folla: disobbedienza civile e protesta irrompono nelle città della Cina costrette ancora al lockdown sanitario dalle autorità che inseguono l’impossibile «Covid Zero», la soppressione totale dei contagi. Il fine settimana di Shanghai, Pechino, Nanchino, Chengdu, Wuhan ha urlato la frustrazione della gente per una vita che da tre anni è tenuta sospesa dalle quarantene preventive, scandita dalla regola dei tamponi quotidiani, con la paura di finire nei famigerati «fangcang», i centri provvisori di isolamento e cura.<
I primi a muoversi sono stati i cittadini di Shanghai, dove sabato centinaia di persone si sono radunate a Wulumuqi Road, la strada intitolata alla capitale dello Xinjiang, Urumqi. Hanno commemorato i dieci morti in un incendio scoppiato giovedì a Urumqi, che secondo le accuse della gente del posto non è stato domato tempestivamente perché i vigili del fuoco sono stati ostacolati dalle barriere del lockdown e le uscite di sicurezza del palazzo erano sigillate per impedire che qualcuno sfuggisse all’isolamento sanitario, che dura da 100 giorni.
La gente è stanca ed esasperata. L’11 novembre il Politburo presieduto da Xi Jinping aveva annunciato un ammorbidimento delle restrizioni sanitarie per «ottimizzare l’impatto sull’economia e la vita della popolazione». Ma di fronte a una ripresa dei contagi si sono moltiplicati i lockdown. L’unica differenza è che ora le chiusure non sono dichiarate, vengono ordinate verbalmente dai funzionari, palazzo dopo palazzo, quartiere dopo quartiere, segnalate da alte barriere nelle strade: da giorni il centro di Pechino è spettrale, scuole, uffici e negozi chiusi.
Sabato a Shanghai la folla di Wulumuqi Road ha cominciato a intonare «Do You Hear the People Sing?», la canzone degli oppressi nel musical «Les Misérables»; poi l’inno nazionale con le parole «Alzatevi, alzatevi»; finché qualcuno ha cominciato a scandire «Partito comunista» e la gente ha risposto in coro: «Dimissioni»; «Xi Jinping» e di nuovo è echeggiato il grido: «Dimissioni». La protesta si è ripetuta anche ieri a Shanghai. Il simbolo della contestazione stanno diventando i fogli bianchi sventolati davanti alla polizia: per segnalare che la censura cancella ogni voce di dissenso. Ma questa volta gli agenti sono intervenuti in forze, hanno caricato e usato spray urticanti, ci sono stati scontri e arresti. E di nuovo grida. «Abbasso Xi, abbasso il Partito». A Pechino nella notte altre centinaia di persone hanno portato in strada i loro fogli bianchi. Tutti filmavano con i telefonini, per riversare le immagini sui social. Il giornalista della Bbc Edward Lawrence è stato arrestato proprio perché stava filmando una protesta in piazza contro la politica zero Covid del Paese. «La Bbc è estremamente preoccupata per il trattamento riservato al nostro giornalista Ed Lawrence, che è stato arrestato e ammanettato», ha dichiarato l’emittente in un comunicato. Secondo la Bbc, Lawrence, che lavora nel Paese come giornalista accreditato, è stato trattenuto per diverse ore, durante le quali è stato picchiato e preso a calci dalla polizia per poi essere rilasciato: «Non abbiamo ricevuto alcuna spiegazione ufficiale o scuse da parte delle autorità cinesi, al di là dell’affermazione dei funzionari che lo hanno poi rilasciato di averlo arrestato per il suo bene, nel caso in cui si fosse contagiato in mezzo alla folla», ha aggiunto la Bbc aggiungendo che «non riteniamo che questa sia una spiegazione credibile».
Sono in ebollizione anche decine di campus universitari. Gli studenti in questi tre anni di pandemia hanno sopportato lunghi periodi di confinamento nei dormitori appena emergeva un contagio. I ragazzi della celebre Tsinghua di Pechino oltre ai fogli bianchi ne hanno preparati altri con punti esclamativi cerchiati di rosso: l’avviso che compare quando sul web si cerca qualche argomento «vietato». Così sui social vengono pubblicati post vuoti, o con parole di scherno: «Va tutto bene», «Il silenzio parla da solo, chi capisce sa».
C’è una lista di una cinquantina di università in subbuglio, da Pechino a Nanchino, Wuhan, Guangzhou. Proteste simultanee contro il potere in Cina non si vedevano da anni, sicuramente sono una brutta novità per Xi Jinping. La repressione può farsi più dura se viene preso di mira il vertice del potere.
Ieri il Quotidiano del Popolo ha pubblicato un editoriale che chiede ai cinesi di allinearsi compatti con le decisioni del segretario generale. Il giornale comunista osserva che «il popolo cinese ha subìto l’impatto minore al mondo dalla pandemia e ora deve battere la stanchezza e sconfiggere il rilassamento». In Cina da ottobre i contagi sono in salita, circa 40 mila al giorno. Numero bassissimo rispetto a 1,4 miliardi di cinesi. Ma l’obiettivo «Covid Zero» è chiaramente irraggiungibile, da sogno è diventato incubo.

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