EUROPA
Fonte: La Stampa
In concomitanza con il lancio della campagna elettorale per le Europee, ecco il bilancio degli anni trascorsi.
I “nostri” migliorano ma non fanno squadra. I promossi e i bocciati al termine della settima legislatura
Nel momento in cui una nuova campagna elettorale comincia, è naturale fare il bilancio del lavoro svolto nella legislatura che va a concludersi. A maggiore ragione per gli eletti al Parlamento Europeo, lontani dall’attenzione tanto quanto decisivi nella vita degli elettori. E allora, come si sono comportati gli europarlamentari? Chi è stato il migliore, e in base a quale criterio? Chi il peggiore?
Giudicare il lavoro svolto dai propri rappresentanti è anche un criterio per decidere chi votare la prossima volta: un’indicazione in più per scegliere il candidato più adatto per l’attività di Bruxelles e Strasburgo. Tanto più che da dopo il Trattato di Lisbona del 2009, i poteri del Parlamento sono stati rafforzati. Una delle principali novità introdotte dal trattato consiste nel fatto che, quando gli Stati Membri dell’Ue nomineranno il candidato a presidente della Commissione europea, che succederà a José Manuel Barroso nell’autunno 2014, per la prima volta dovranno tenere conto dei risultati delle elezioni europee. Il nuovo Parlamento dovrà poi, riprendendo le parole del trattato, «eleggere» il presidente della Commissione. Ciò significa che gli elettori avranno voce in capitolo su chi subentrerà alla guida dell’esecutivo dell’Unione Europea.
Il «mestiere» di parlamentare europeo necessita sempre di più di maggiore competenza, ma non è che fino a oggi avessero pochi poteri, anzi.
L’attività parlamentare (indice Stakhanov) è stata monitorata applicando sette parametri: voti ai quali il parlamentare ha partecipato, proposte di legge, rapporti presentati, rapporti in commissione, interrogazioni, dichiarazioni scritte, proposte di risoluzione. L’indice che ne risulta è stato messo a punto dall’Osservatorio Istituzionale dell’Università di Siena, che l’ha definito «indice di attivismo» e che rappresenta «la somma dei rapporti tra il valore su ognuna delle sette dimensioni, per ogni singolo deputato e la media PE, diviso per il numero delle dimensioni». L’indice è stato aggiornato con i dati tratti dai siti istituzionali ed elaborati da La Stampa Academy.
È un indice solo quantitativo, non misura la qualità e la complessità delle proposte. Però dà il segno di presenza, di attenzione verso tutto il lavoro parlamentare che non si esaurisce in Aula né tantomeno con il momento del voto.
Con l’«Indice De Gasperi», si vuole capire la fedeltà al gruppo di appartenenza europeo rispetto al partito nazionale e viceversa. E’ la risultante della differenza tra la percentuale di fedeltà al gruppo europeo e quella di fedeltà al partito nazionale. Il valore così ottenuto sarà tendente al segno positivo se il deputato risulta più linea al gruppo europeo rispetto al partito nazionale, mentre maggiormente negativo se il parlamentare si discosta molto dal gruppo europeo.
Il rapporto con gli elettori si è invece basato sull’uso che i parlamentari hanno fatto di twitter: quanto sono attivi e quanti follower hanno. Non è di certo esaustivo, ma segnala una tendenza anche nella disponibilità al dialogo e a rispondere alle domande degli elettori.