Via libera dell’Eurocamera con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astenuti, fallito il «blitz» di destre e parte del Ppe. La Lega: maggioranza non c’è più
Il Parlamento Europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, ha approvato con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astenuti la posizione negoziale sul regolamento sul ripristino della natura: il testo che mira a rendere obbligatorie protezione dell’ambiente e, appunto, ripristino degli ecosistemi degradati dal cambiamento climatico. In un precedente voto, la stessa Eurocamera aveva rigettato la mozione avanzata da Pee e destre per respingere il testo di legge. Ora potranno iniziare i negoziati legislativi con il Consiglio, con l’obiettivo di strappare il via libera conclusivo prima del voto nel 2024.
Il via libera del Pe, accolto da un lungo applauso dei gruppi favorevoli, è stato seguito dal voto, altrettanto favorevole, che rinvia la proposta di regolamento in commissione Ambiente: si tratta di un passaggio formale che definisce la posizione negoziale dell’Eurocamera in vista dei negoziati (triloghi) con Consiglio e Commissione.
Perché il voto era delicato e gli impatti sul Parlamento
Il voto era atteso soprattutto per il suo carico politico, visto lo strappo di parte del Ppe rispetto alla «maggioranza Ursula» formata finora con Socialisti, Liberali e Verdi nella funzione di appoggio esterno al blocco. Alcune correnti del Ppe si sono rivoltate contro un testo simbolico per il cosiddetto Green new deal, l’agenda di transizione ecologica eletta dalla Commissione von der Leyen come uno dei pilastri della legislatura in scadenza l’anno prossimo. Da qui il tentativo di rigetto fallito del testo sul ripristino della natura, avversato perché conterrebbe norme troppo stringenti sui parametri ambientali e soprattutto il settore agricolo: uno dei capitoli più delicati nelle politiche comunitarie, complice una delle lobby più influenti che siano attive nelle istituzioni europee.
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L’ok definitivo al testo e il flop del suo boicottaggio non chiudono, comunque, gli strascichi politici in vista delle alleanze che si stanno definendo per il voto del 2024. Gli eurodeputati italiani della Lega, membri della famiglia sovranista di Identità e democrazia, sono già partiti all’assalto della maggioranza Ursula e del ruolo ambivalente del Ppe: « Il ravvedimento tardivo del Ppe – si legge in una nota del gruppo – che dopo aver condiviso per quattro anni l’agenda di Von der Leyen, Timmermans, sinistre e Verdi si è accorto dei pessimi contenuti delle loro proposte, ha evidenziato tutte le spaccature e contraddizioni di una coalizione che non esiste più e non ha mai avuto senso di esistere».