18 Ottobre 2024
Voto Quirinale

Voto Quirinale

Salvini si smarca da Berlusconi: «Non siamo legati a un nome». Il nodo dei Cinque Stelle ancora divisi in fazioni che Conte ha difficoltà a governare

Si terrà il 24 gennaio alle ore 15.00 il primo voto del Parlamento in seduta comune per eleggere il successore di Sergio Mattarella al Quirinale. La convocazione, come atteso, è stata effettuata ieri mattina dal presidente della Camera Roberto Fico, che ha anche scritto ai 20 Consigli regionali perché eleggano i 58 delegati regionali che insieme ai deputati e ai senatori formeranno il collegio di 1009 grandi elettori. Una cifra che per problemi di assembramento solleva preoccupazione a Montecitorio, che intanto si appresta a riallestire in Transatlantico le postazioni di voto e a prevedere pause di sanificazione di un’ora e mezza ogni tre ore (negli ultimi tempi la sanificazione avveniva solo a fine seduta) per le votazioni che attendono i deputati dalla prossima settimana fino al 24 gennaio. Sarà anche introdotto, fanno sapere dalla presidenza della Camera, l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2 per tutti i frequentarori del Palazzo.
Per quanto riguarda l’elezione del Capo dello Stato la situazione è in monitoraggio continuo, anche a fronte dell’aumento dei casi di parlamentari impediti (si calcola che alla data del 24 gennaio saranno un centinaio), al momento resta ferma la decisione di procedere con una sola votazione al giorno e scaglionando le presenze in Aula in ordine alfabetico in modo da non far stare più di 200 persone nell’emiciclo. Ma da Pd, per bocca di Walter Verini e di Stefano Ceccanti, si insiste per trovare altre soluzioni: se non il voto elettronico di ciascun parlamentare nel proprio studio, almeno far votare i senatori a Palazzo Madama e i deputati a Montecitorio. I due deputati mettono in guardia dal tagliare fuori i parlamentari «impossibilitati a votare perché malati di Covid o in quarantena». E Ceccanti arriva a citare Don Ferrante dei Promessi Sposi, che negava l’esistenza della peste «perché non era classificabile negli unici due modi possibili, come sostanza o come accidente», e evoca il rischio di «una rappresentatività ridotta e un innalzamento surrettizio dei quorum che può rendere molto difficoltosa l’elezione».
L’emergenza Covid, unita al poco tempo che intercorre tra il 24 gennaio e la fine del mandato di Mattarella il 3 febbraio (si veda l’articolo in pagina) consiglierebbe di non prolungare le votazioni. Eppure anche la giornata di ieri ha fotografato le truppe congelate nei loro accampamenti, in particolare il centrodestra fermo sulla candidatura di Silvio Berlusconi. Ma qualcosa si sta muovendo tra Arcore e Via Bellerio, come anticipato ieri dal Sole 24 Ore. Se chi ha parlato con il Cavaliere assicura che l’anziano leader di Forza Italia sta prestando sempre più ascolto ai consigli del suo storico plenipontenziario Gianni Letta di fare il beau geste del passo indietro per intestarsi il ruolo di king maker di un candidato condiviso, lo stesso leader della Lega Matteo Salvini fa sapere di non essere legato al nome del Cavaliere e di aver già avviato i contatti con gli altri leader su altre soluzioni. La figura di Mario Draghi continua a stagliarsi sullo sfondo, anche perché sostenuta dal segretario del Pd Enrico Letta e dalla leader di Fratelli d’Italia all’opposizione Giorgia Meloni.
Resta il nodo dei 5 Stelle, primo gruppo parlamentare: se il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è ormai neanche più sottotraccia tra i sostenitori della carta Draghi, il presidente Giuseppe Conte prima ha auspicato una Presidente donna e poi ha fatto sapere di non voler mettere veti contro nessuno (figuriamoci su Draghi), il gruppo del Senato lunedì si è smarcato indicando la preferenza per il Mattarella bis nonostante i dinieghi dello stesso Presidente e l’ostilità di Salvini e Meloni. Ieri l’ex premier ha provato a serrare le fila nella riunione dei gruppi parlamentari convocata sul tema dell’obbligo vaccinale: «Siamo il partito di maggioranza realtiva e abbiamo un dovere di responsabilità e credibilità verso l’intero Paese: eviriamo di dare l’immagine di andare in ordine sparso e di un Movimento spaccato».

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