23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Roma

di Alessandra Arachi

Rafforzata la vigilanza in venti siti sensibili: più agenti e metal detector. Recchia, segretario generale del Mibac: «Pochi dettagli, per non vanificare il progetto»

L’allarme terrorismo ha raggiunto i beni culturali. O, potremmo dire, ha raggiunto soprattutto i beni culturali, visto che per definizione i luoghi d’arte sono presi d’assalto ogni giorno da migliaia di visitatori. Facile che diventino preda e bersaglio dei terroristi. In particolare nei giorni delle festività, soprattutto adesso che stiamo andando incontro alla bella stagione.
Ecco quindi che è scattato un solido piano di sicurezza. Lo hanno messo a punto al ministero dei Beni Culturali e lo hanno chiamato: «Progetto speciale di sicurezza nazionale». Si articola su due livelli, entrambi mirati a garantire l’incolumità dei visitatori di siti archeologici e musei.
Il primo livello del piano scatta in emergenza
Il primo livello del piano scatta in emergenza, in caso di attacco terroristico. Prevede l’istituzione di una task force organizzata dalle prefetture d’Italia, in coordinamento con i soprintendenti e con i direttori dei musei.
Il secondo livello è stato programmato e finanziato con 300 milioni spalmati su tre anni, fino al 2018 con il fondo tutela del patrimonio. «Cinquanta milioni di questo finanziamento abbiamo già cominciato a spenderli», dice Antonella Recchia che è il segretario generale del ministero dei Beni Culturali, quindi al comando della cabina di regia di questo piano.
I venti siti tenuti sotto controllo
È la stessa Recchia a spiegare: «Abbiamo attenzionato i siti dei beni culturali che abbiamo valutato più a rischio: sono in tutto una ventina. E su questi abbiamo moltiplicato le misure di sicurezza: raddoppiata la vigilanza, fatto intervenire polizia e carabinieri, installato metal detector, moltiplicate le telecamere. La videosorveglianza si svolge sia all’interno dei siti sia all’esterno e ci siamo attrezzati per avere i mezzi più all’avanguardia possibile».
Tra i venti siti tenuti sotto controllo dagli esperti del ministero dei Beni Culturali c’è, ovviamente, il simbolo principe di Roma Capitale, il Colosseo: è qui che sono stati installati all’ingresso alcuni metal detector, del tutto simili a quelli che si trovano agli ingressi degli aeroporti.
Ma nella lista dell’allarme rosso per il rischio sicurezza ci sono anche gli Uffizi di Firenze: «Qui da noi, dentro la Galleria, si può vedere chiaramente la presenza dell’esercito e anche dei carabinieri», ha detto Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi. E ha aggiunto: «Nel nostro museo entrano ogni giorno migliaia di persone. Per capire: nel solo giorno di Pasqua abbiamo avuto quasi 8 mila ingressi, e al giardino mediceo di Boboli altri 7 mila e cento».
Gli scavi di Pompei
Anche negli scavi di Pompei gli ingressi dei visitatori si possono contare in diverse migliaia ogni giorno: in totale sono stati quasi tre milioni quelli che sono arrivati nel corso del 2015. Per questo si è deciso di impiegare i carabinieri per vigilare sull’incolumità dei turisti e sull’integrità delle opere. Ma è stato fatto molto altro e tra questo anche un intervento sulle telecamere di videosorveglianza.
«Non possiamo svelare tutti i dettagli del nostro piano sicurezza, significherebbe vanificare il piano stesso» ha detto ancora Antonella Recchia. E ha spiegato: «Proprio per queste ragioni non possiamo rendere nota la lista di tutti i siti che abbiamo deciso di proteggere in maniera particolare. Possiamo soltanto dire che i siti cerchiati dall’allarme più alto sono in tutto venti. Ed è ovvio che oltre agli scavi della vecchia Pompei, alla Galleria degli Uffizi e al Colosseo ci siano posti come la Reggia di Caserta, l’Accademia di Brera, la Galleria Accademia di Venezia, Capodimonte».
Il piano della sicurezza nazionale dei Beni culturali, tuttavia, non si esaurisce a questi luoghi ma ne coinvolge molti altri. Dice ancora infatti il segretario generale del ministero dei Beni Culturali: «Bisogna tenere presente che abbiamo stilato una lista di altri centocinquanta siti sui quali stiamo intervenendo per implementare la sicurezza, insomma un secondo livello di attenzione, possiamo dire, che prevede la necessità di fornire a tutti i siti archeologici una serie di standard minimi. La cabina di regia è al ministero dei Beni Culturali e adesso ci stiamo preparando per far partire i nuovi bandi della Consip».

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