16 Settembre 2024
Niger Colpo di stato luglio 23 (1)

Niger Colpo di stato luglio 23 (1)

Le forze di sicurezza hanno «trattenuto» il capo eletto Mohamed Bazoum nel suo palazzo a Niamey. La paura della Ue è di perdere uno degli ultimi alleati-chiave nella regione

Cresce la tensione per il golpe in Niger, l’ennesimo scossone alla stabilità dell’Africa occidentale. Il capo di Stato eletto, Mohamed Bazoum, è ancora «trattenuto» dalla guardia presidenziale dopo il flop di alcuni colloqui fra le autorità e i pretoriani che si sono svolti il 26 luglio.
I golpisti hanno annunciato con un messaggio televisivo la sospensione di tutte le istituzioni, la chiusura delle frontiere e l’imposizione del coprifuoco dalle 22 alle 5 di mattina. Il motivo del rovesciamento «è il continuo degradare della situazione sicuritaria e della cattiva gestione economica e sociale del Paese» ha dichiarato il colonnello maggiore Amadou Abdramane nel video, alla testa di un gruppo che si è ribattezzato Consiglio nazionale per la salvaguardia del Paese. Dopo una prima frattura, l’esercito regolare ha poi deciso di unirsi ai golpiti per «preservare l’unità» delle forze ed evitare «bagni di sicurezza» nel Paese.
L’account Twitter ufficiale della presidenza sembra ancora essere attivo. «Le conquiste faticosamente ottenute saranno salvaguardate – si legge dall’account dello stesso Bazoum – Tutti i nigerini che amano la democrazia e la libertà se ne occuperanno».
Lo stesso account riferiva il 26 luglio che il presidente starebbe «bene», anche se non sono chiari gli sviluppi di un blitz scattato con l’assedio al palazzo e il blocco delle strade circostanti nella capitale nigerina Niamey. Secondo fonti mediatiche, Bazoum si starebbe rifiutando di rassegnare la dimissioni, la condizione posta dai putschisti per la liberazione.

Ue e Usa chiedono rilascio immediato presidente
Nel frattempo fioccano le condanne e gli appelli al rilascio del presidente. Unione africana, Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) e Unione europea sono stati fra i primi a denunciare il golpe, con l’affondo dell’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell contro «tutti i tentativi di destabilizzare la democrazia e minacciare la stabilità del Niger». Gli Stati Uniti si dichiarano «profondamente preoccupati» per lo scenario che si è creato e domandano la liberazione di Bazoum, ricalcando la condanna espressa dal segretario Onu Antonio Guterres contro il «cambio di governo incostituzionale» . La Farnesina sta monitorando la situazione e invita i cittadini italiani «alla cautela».

I timori di un nuovo colpo alla stabilità del Sahel
Bazoum, salito al potere nel 2021, viene considerato un alleato chiave degli occidentali in una regione martoriata dal circolo vizioso fra violenze terroristiche e instabilità. Un golpe a suo danno allungherebbe la sequela di cinque colpi di Stato militari che si sono consumati in meno di un biennio fra Mali (2020, 2021), Guinea (2021) e Burkina Faso (entrambi nel 2022), facendo scivolare ancora più nel caos il Sahel occidentale: la regione che si è trasformata nell’epicentro africano del jihadismo, con un’escalation di attacchi particolarmente ripida proprio sulle zone di confine fra il Burkina Faso, il Mali e lo stesso Niger.
Omar Touray, presidente della Commissione dell’Ecowas, ha dichiarato al Consiglio di sicurezza dell’Onu che l’intera regione dell’Africa occidentale ha registrato 1.800 attacchi terroristici e 4.600 vittime solo nei primi sei mesi del 2023, un bilancio che offre appena uno scorcio sul «terribile impatto sull’insicurezza» della regione.
Il Niger è uno dei pochi Paesi dell’area ad aver mantenuto un rapporto stretto con la Francia di Emmanuel Macron ed è destinatario di investimenti in sicurezza di Stati Uniti e altri Paesi Ue, decisi a preservare un’ancora sempre più fragile nella regione. Washington dichiara di aver investito circa mezzo miliardo di dollari Usa dal 2012 per favorirne la stabilità e la Germania sta per dispiegare sue forze all’interno di una missione militare europea. «È un Paese fondamentale per la stabilità del Sahel» ha riassunto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. La sua caduta in mano a una giunta ostile all’attuale presidenza, fanno notare gli analisti interpellati da Reuters, priverebbe i partner occidentali dell’unico «punto di riferimento» nella regione, magari a beneficio dei contractors russi della compagnia militare privata Wagner.
Lo stesso Bazoum era finito nel mirino di un golpe sventato nel 2021, poco prima dell’inizio del suo mandato, nel clima di incertezza che ha accompagnato il suo insediamento a Niamey. Non è chiaro quale sia stato il casus belli che ha spinto i pretoriani al sequestro, anche se le fibrillazioni che agitano il Niger ricordano quelle vissute da Burkina Faso e Mali, con l’insofferenza in crescita per la sommatoria di insicurezza e crisi economica.

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