19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

Il ministro torna sul tema dello stop alle aperture: “Ci sarà turnazione decisa da sindaco con i commercianti”. Il leghista dell’Agricoltura chiede chiarimenti: “Non blocchiamo le città turistiche”. Salvini: “Se serve una legge la faremo, non si può morire sul luogo di lavoro”

Il governo non intende impedire l’apertura dei negozi le domeniche o nei giorni festivi, ma prevede di introdurre un meccanismo di turnazione che faccia sì che resti aperto solo un quarto degli esercizi. Lo ha puntualizzato il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio a proposito dell’annunciato stop alle aperture domenicali. “Non dico che sabato e domenica non si fa più la spesa, ci sarà un meccanismo di turnazione: resta aperto solo il 25%, il resto chiude”, ha detto il ministro su La7 precisando che “è una cosa di civiltà”.
La turnazione, ha spiegato Di Maio, la deciderà la legge e il sindaco con i commercianti “come avveniva prima”. “Si tratta – dice ancora – di un provvedimento di cui abbiamo discusso in Parlamento e in passato ed è una proposta anche del Pd, anche se Renzi dice che è una proposta illiberale”. “Questa proposta ci viene chiesta dai commercianti, dai padri e madri di famiglia che essendo proprietari di in un negozio dicono: ‘se mi mettete in concorrenza con un centro commerciale dal lunedi al venerdi i miei figli non li vedo piu'”.
Il ministro è tornato sul tema anche con un post sul blog M5s:  “Oggi leggo tante fesserie sui giornali riguardo alle sacrosante chiusure domenicali. Ma ho visto anche questo comunicato di Eurospin, in una pagina a pagamento sul Corriere della Sera, in cui si schiera a favore della nostra proposta. Il motivo – scrive –  è semplice: i dirigenti di Eurospin mettono al primo posto la qualità della vita dei dipendenti del gruppo e sanno che questa migliorerà se la domenica sarà dedicata agli affetti e alla famiglia. Così come sanno che non ci sarà alcun ritorno negativo sui profitti”.

SALVINI: “FAREMO UNA LEGGE AD HOC”
Se Di Maio parla, Salvini non vuole essere da meno: “Che ci siano delle domeniche in cui i papà facciano i papà e le mamme facciano le mamme è sacrosanto e se serve una legge la faremo”. A dirlo è il ministro dell’Interno rispondendo a una domanda sulla proposta di Di Maio. “Sono d’accordo sul fatto di andare avanti avendo a cuore anche il tempo delle mamme dei papà e dei nonni, non si può morire sul luogo di lavoro sacrificando tutto al profitto. Bisogna trovare l’equilibrio, ci sono due proposte della Lega in tal senso”, ha aggiunto Salvini a margine di un intervento alla Fondazione Don Gino Rigoldi a Milano.

CENTINAIO FRENA: “NON BLOCCARE CITTA’ TURISTICHE”
L’uscita di Di Maio ha comunque l’effetto di creare frizione nella maggioranza: “La proposta che abbiamo è di non bloccare le aperture domenicali nelle città turistiche”, il paletto fissato dal ministro dell’Agricoltura e del Turismo, il leghista Gian Marco Centinaio, durante la sua visita alla Fiera del Levante di Bari. Proprio in quelle città, dicono d’altra parte i dati della Cgia, si concentra la maggior parte dei “domenicali”, ad esempio nei settori della ristorazione e degli alberghi. “Immediatamente ho chiesto spiegazioni in merito a questa proposta – ha detto Centinaio – e non posso pensare che in una realtà turistica si blocchi tutto la domenica. Allora facciamo un ragionamento che ci sia un giorno a settimana di chiusura, che non sia necessariamente la domenica, perché altrimenti blocchiamo il turismo nel nostro Paese”.

LE IDEE IN CAMPO
Alla Commissione Attività produttive della Camera sono approdati quattro testi per riformare il tema. Due quelli della maggioranza di governo. Quello targato Lega di fatto abroga i due articoli che hanno liberalizzato le aperture dei negozi e in particolare l’articolo 31 del cosiddetto “Salva Italia” varato dal governo Monti, che aveva introdotto su questo fronte la massima autonomia da parte degli esercizi. La norma attualmente in vigore prevede infatti che “le attività commerciali (..) e somministrazione di alimenti e bevande sono svolte senza il rispetto di orari di apertura e di chiusura, dell’obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell’esercizio”. Il nuovo testo reintroduce la chiusura domenicale obbligatoria e affida a comuni e regioni il compito di determinare il nuovo quadro delle regole, fissando un massimo di circa otto aperture straordinarie.
Più sfumato il testo targato M5s. Nella formulazione a firma di Davide Crippa, deputato grillino e sottosegretario al Mise, si “propone” di riportare “la competenza legislativa e la potestà regolamentare nel settore del commercio alle regioni e agli enti locali, ai quali spetta il compito di una pianificazione della turnazione delle festività lavorative che non ricada pesantemente sui diritti dei lavoratori e che tuteli contemporaneamente i diritti dei consumatori”. Il colpo di spugna sulle liberalizzazioni di Monti lascia in piedi la libertà completa solo per i cosiddetti “comuni turistici”. Altrove si prevede che siano le Regioni a disciplinare le aperture. Ma sono previsti paletti rigidi: si parla di fissare in ogni comune un limite di “un 25 per cento degli esercizi aperti per settore merceologico”, e un “massimo di dodici festività lavorative annue per singolo esercizio commerciale su un modello che è già stato sperimentato con successo a Modena”. La stretta viene intesa anche per gli acquisti sui portali di e-commerce.
La proposta rilanciata da Di Maio è diventata oggetto di discussione politica, alla quale non si è sottratto il segretario dem Maurizio Martina che ha scritto su Facebook: “I temi veri sono gli aumenti salariali necessari per garantire equità e la corretta turnazione del personale. Bisogna fare un salto di qualità nei contratti. Tutele e incentivi veri e non divieti generalizzati”.

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