22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Da Juncker e Abe una risposta a Trump: “Il protezionismo non regge”. Dal formaggio ai dati personali, ecco i cardini dell’intesa che copre un terzo del Pil mondiale

Mentre la guerra commerciale si arricchisce quotidianamente di nuove tariffe e minacce, con l’epicentro alla Casa Bianca di Donald Trump, l’Europa e il Giappone firmano a Tokyo l’accordo di libero scambio, il maggiore mai negoziato tra le due aree economiche. A firmare, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier giapponese Shinzo Abe. Una sigla che arriva all’indomani della visita della delegazione del Vecchio continente in Cina, dove altri impegni – molto meno stringenti, ma politicamente rilevanti – sono stati presi.
Si tratta di “un messaggio potente contro il protezionismo”, dichiarano Abe e Juncker. “Quella di oggi è una data storica allorché celebriamo la firma di un accordo commerciale estremamente ambizioso tra due delle più grandi economie del mondo”, commentano ancora i due leader. “Con il più grande accordo commerciale bilaterale mai siglato – ha scritto su Twitter Donald Tusk – oggi cementiamo l’amicizia nippo-europea. Geograficamente, siamo lontani. Ma politicamente ed economicamente potremmo difficilmente essere più vicini. Condividiamo i valori della democrazia liberali, dei diritti umani e dello stato di diritto”. Anche a livello interno, a differenza del Ceta col Canada o del Ttip con gli Usa, questo accordo ha ricevuto l’appoggio del M5s. Soltanto pochi fa, sul blog delle stelle Tiziana Beghin annotava: “L’accordo di partenariato economico con il Giappone non è perfetto: se fosse stato negoziato sotto gli occhi vigili del governo MoVimento 5 Stelle sarebbe senz’altro migliore, ma le opportunità che offre alle nostre imprese e ai nostri cittadini sono immense e superano gli aspetti negativi”.
Nella comunicazone ufficiale di Bruxelles si ricorda che l’accordo, che riguarda 600 milioni di persone, ha effetto su un export europeo che già vale 58 miliardi in termini di beni e altri 28 miliardi per i servizi. Il cosiddetto accordo Jefta (Japan-Ue free trade agreeement) chiude le trattative avviate nel 2013 e copre un’area di libero scambio che riguarda quasi un terzo del Pil mondiale. “Una volta attuato completamente l’accordo, il Giappone avrà soppresso i dazi doganali sul 97% dei beni importati dall’Ue (in termini di linee tariffarie)”, per una stima di 1 miliardo l’anno di risparmi, diceva già ad aprile Bruxelles nel corso degli ultimi incontri per arrivare alla firma.Per quanto riguarda l’agricoltura e l’alimentare, si prevede che vengano eliminate le tariffe giapponesi su molti formaggi – si citano gli esempi di formaggi duri come Gouda e Cheddar – che sono attualmente al 29.8% (si prevede un contingente esente da dazi per i formaggi freschi come la mozzarella), così come sul vino al quale è imposta una barriea media del 15%.
Si permette poi alle aziende europee di incrementare la propria quota di esportazioni di carne, con la specifica che per quella di maiale ci sarà una assenza di barriere doganali per la carne processata e livelli bassi di imposizione per la carne fresca. I dazi sulle carni bovine saranno ridotti dal 38,5% al 9% nel corso di 15 anni su un volume “considerevole” di prodotti a base di tali carni.
Altri settori prevedono l’eliminazione completa delle tariffe, come le sostanze chimiche, materie plastiche, cosmetici e tessile. I dazi sulle calzature saranno ridotti dal 30% al 21% all’entrata in vigore, per poi essere soppressi completamente nel corso dei 10 anni successivi. I dazi sulle esportazioni Ue di prodotti in cuoio, come le borse, saranno eliminati nell’arco di 10 anni.
L’intesa prevede inoltre una reciproca protezione delle indicazioni geografiche, che riguarda oltre 200 prodotti europei in Giappone. Nel corso dei lavori si sono citati prodotti quali il Roquefort, l’Aceto Balsamico di Modena, il Prosecco, il Jambon d’Ardenne, il Tiroler Speck, la Polska Wódka, il Queso Manchego, il Lübecker Marzipan e l’Irish Whiskey.
Per quanto riguarda altri aspetti non tariffari e i servizi, si prevede che le imprese europee possano accedere al mercato degli appalti di 48 municipalità nipponiche tra 300 e 500mila abitanti, così come al nevralgico sistema ferroviario a livello nazionale. Sul fronte delle auto, si prevede l’uniformità delle norme internazionali in materia di sicurezza dei prodotti e protezione dell’ambiente: le automobili europee dovranno dunque soddisfare gli stessi requisiti nell’Ue e in Giappone e non dovranno essere nuovamente sottoposte a prove e certificazione per l’esportazione verso il Sol Levante.
Intesa anche sulla protezione dei dati personali, che dovrebbe permettere la libera circolazione dei dati tra l’Europa e la terza economia al mondo, trattata come fosse Stato membro. L’accordo prevede il mutuo riconoscimento dei livelli di protezione dei dati da parte di Ue e Giappone, sia a fini commerciali che nello scambio di dati tra le forze dell’ordine. Per adeguarsi agli standard europei, il Giappone si è impegnato a applicare salvaguardie addizionali per proteggere i dati dei cittadini Ue, come il diritto all’accesso e alla rettifica. Il Giappone dovrà anche rafforzare le condizioni in base alle quali i dati Ue possono essere trasferiti verso un paese terzo. Le nuove regole saranno vincolanti per le imprese giapponesi che importano dati dall’Ue.

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