È questo l’esito della riunione tra i leader delle tre forze di maggioranza – popolari, socialisti e liberali – con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen
Non si sblocca l’impasse all’Europarlamento sulla nuova Commissione europea. Il tentativo, del tutto inusuale nelle procedure istituzionali dell’Unione, di Ursula von der Leyen di agevolare una sintesi tra i capigruppo di Ppe, Socialisti e Renew sulle nomine Ue si è concluso in un nulla di fatto. «Non c’è stato accordo», hanno spiegato fonti parlamentari. Ma «tutti i canali di comunicazione restano aperti» hanno aggiunto fonti socialiste. E il negoziato continua.
Resta irrisolto, dunque, il nodo della nomina di Teresa Ribera, attuale ministra per la Transizione ambientale nel governo socialista spagnolo e indicata come numero due del prossimo esecutivo von der Leyen responsabile di Concorrenza e Green deal. Si tratta di una vicenda tutta nazionale in cui i popolari spagnoli stanno cercando di rovesciare tutte le responsabilità dell’alluvione sul governo centrale e in particolare sulla ministra nel tentativo di oscurare le responsabilità di Carlos Mazon, governatore della regione di Valencia da sempre feudo dei Popolari spagnoli, accusato non solo di non aver dichiarato lo stato di emergenza massimo, ma anche di essere responsabile di scelte amministrative pregresse che avrebbero ridotto la capacità di intervento della protezione civile.
Una vicenda tutta spagnola blocca la Ue
«Abbiamo visto che la leadership del Ppe è disposta a mettere a rischio la stabilità delle istituzioni Ue in un clima geopolitico difficile, rompendo l’accordo politico delle forze democratiche filo-europee nel Parlamento europeo per amore di un’agenda distruttiva del Partito popolare spagnolo che attacca la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera, cercando di farne un capro espiatorio per la sua incapacità di gestire le inondazioni di Valencia. Di fatto ha preso in ostaggio il Ppe, spingendo l’intera Unione Europea sull’orlo del baratro, nel modo più irresponsabile» ha affermato la capogruppo S&d, Iratxe García Pérez. «Il presidente della Generalitat valenciana, Mazon, ha ignorato gli allarmi sulla Dana – ha detto ancora – e il Partito Popular ora vuole accusare Teresa Ribera per le conseguenze della Dana, con l’obiettivo codardo di nascondere i propri errori. Ribera rappresenta tutto ciò che voi ripudiate, il rispetto della scienza della lotta al cambiamento climatico e l’uso giusto di risorse pubbliche».
Non si sblocca l’impasse all’Europarlamento sulla nuova Commissione europea. Il tentativo, del tutto inusuale nelle procedure istituzionali dell’Unione, di Ursula von der Leyen di agevolare una sintesi tra i capigruppo di Ppe, Socialisti e Renew sulle nomine Ue si è concluso in un nulla di fatto. «Non c’è stato accordo», hanno spiegato fonti parlamentari. Ma «tutti i canali di comunicazione restano aperti» hanno aggiunto fonti socialiste. E il negoziato continua.
Resta irrisolto, dunque, il nodo della nomina di Teresa Ribera, attuale ministra per la Transizione ambientale nel governo socialista spagnolo e indicata come numero due del prossimo esecutivo von der Leyen responsabile di Concorrenza e Green deal. Si tratta di una vicenda tutta nazionale in cui i popolari spagnoli stanno cercando di rovesciare tutte le responsabilità dell’alluvione sul governo centrale e in particolare sulla ministra nel tentativo di oscurare le responsabilità di Carlos Mazon, governatore della regione di Valencia da sempre feudo dei Popolari spagnoli, accusato non solo di non aver dichiarato lo stato di emergenza massimo, ma anche di essere responsabile di scelte amministrative pregresse che avrebbero ridotto la capacità di intervento della protezione civile.
Una vicenda tutta spagnola blocca la Ue
«Abbiamo visto che la leadership del Ppe è disposta a mettere a rischio la stabilità delle istituzioni Ue in un clima geopolitico difficile, rompendo l’accordo politico delle forze democratiche filo-europee nel Parlamento europeo per amore di un’agenda distruttiva del Partito popolare spagnolo che attacca la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera, cercando di farne un capro espiatorio per la sua incapacità di gestire le inondazioni di Valencia. Di fatto ha preso in ostaggio il Ppe, spingendo l’intera Unione Europea sull’orlo del baratro, nel modo più irresponsabile» ha affermato la capogruppo S&d, Iratxe García Pérez. «Il presidente della Generalitat valenciana, Mazon, ha ignorato gli allarmi sulla Dana – ha detto ancora – e il Partito Popular ora vuole accusare Teresa Ribera per le conseguenze della Dana, con l’obiettivo codardo di nascondere i propri errori. Ribera rappresenta tutto ciò che voi ripudiate, il rispetto della scienza della lotta al cambiamento climatico e l’uso giusto di risorse pubbliche».
A Ribera ha confermato la fiducia anche von der Leyen: «E’ la commissaria designata proposta dalla Spagna. Il Parlamento europeo ha un processo di audizioni in corso e la presidente ha riposto la sua fiducia nella signora Ribera» ha affermato questa mattina il portavoce della Commissione, Eric Mamer, rispondendo a una domanda sulle critiche espresse durante l’audizione di conferma della vice presidente designata.
Fonti Socialisti: «Non voteremo Fitto, la fiducia è rotta»
La presa di posizione dei popolari spagnoli all’interno del Ppe sta mettendo in difficoltà non solo la von der Leyen, ma tutto il partito e non è un caso che da quel fronte non stiano arrivando segnali significativi, a cominciare dal presidente Manfred Weber, silente da giorni e sospettato di aver avviato una prevedibile “politica dei due forni”.
Irritati da diversi voti parlamentari in cui nei mesi scorsi i Popolari hanno votato con l’estrema destra, ma ancor di più per difendere la propria candidata principale nel prossimo esecutivo, i socialisti hanno “preso in ostaggio” il candidato ungherese Oliver Varhelyi (l’unico a cui il Parlamento ha chiesto un esame supplementare scritto dopo l’audizione in aula) e soprattutto l’italiano Raffaele Fitto, designato alla Coesione con la carica di vicepresidente esecutivo ed esponente di un partito (FdI-Ecr) che non ha votato il bis di Ursula von der Leyen a luglio scorso. Di Fitto S&D contesta non le competenze o l’esperienza politica, ma solo la carica di vicepresidente, perché – sostiene – questo sposterebbe troppo a destra l’esecutivo. Ma sembra più che altro una mossa tattica a difesa della Ribera: che a Fitto sarebbe stato affidato questo ruolo era noto da quasi due mesi, perché sollevare il problema solo adesso se non perché bisogna fare quadrato intorno alla socialista spagnola?
“Si è rotta completamente la fiducia con il Ppe, non c’è più. Fitto non avrà i voti dei socialisti in commissione Affari Regionali, in nessun caso. Non è una questione spagnola, né un problema con l’Italia o con Fitto, ma un problema con l’estrema destra. Il pacchetto dei vicepresidenti è da cinque, quelli di S&d, Renew e Ppe: noi negoziamo per quel pacchetto. Se vogliono votare Fitto con un’altra maggioranza, lo votino”. E’ quanto sottolineano fonti del gruppo dei Socialisti Ue.
Che tra le due forze principali della maggioranza europeista non ci fosse un grande clima di fiducia si era capito a metà ottobre dal calendario delle audizioni. I sei vicepresidenti erano in fondo all’elenco, tutti nello stesso giorno, Fitto per primo e Ribera per ultima: in caso di un possibile sgambetto all’Ecr Fitto ne avrebbe fatto le spese la socialista Ribera. Ma non è bastato: quando martedì è stato evidente che i popolari avrebbero messo nel mirino la candidata spagnola, i socialisti hanno congelato le valutazioni di tutti e sei i vicepresidenti con l’obiettivo di raggiungere un accordo su tutto il pacchetto.