Fonte: La Stampa
di Roberto Giovannini
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella sua informativa al Senato sull’emergenza coronavirus apre al dialogo con l’opposizione sull’imminente decreto legge
Nei giorni scorsi “ho incontrato i leader dell’opposizione. Anche ieri alla Camera ho ascoltato delle dichiarazioni di grande apertura al confronto. C’è piena disponibilità al dialogo da parte del governo”. Così ha esordito il premier Giuseppe Conte, parlando al Senato dell’emergenza sanitaria e del decreto “Cura Italia”. “Probabilmente non sono state raccolti” tutti i suggerimenti, ha ammesso il premier, “ma nel decreto comunque ci sono delle indicazioni che sono arrivate dall’opposizione”. Si potrà rimediare nella fase di messa a punto del prossimo decreto legge emergenziale per l’economia: “possiamo riprodurre questa metodologia di lavoro, anzi darò mandato al ministro D’Incà (il ministro dei Rapporti col Parlamento, ndr.) di elaborare un percorso di più intenso confronto”. E più in generale, “il governo è favorevole a un percorso di condivisione con le forze politiche” per le misure di rilancio del Paese. “Dobbiamo riuscire a trasformare quest’emergenza in momento di opportunità per una crescita equa e sostenibile”.
“Con l’emergenza coronavirus il governo ha sempre consultato tutti: Regioni e parti sociali. Per questo abbiamo pagato il prezzo di anticipazioni ai media dei provvedimenti in discussione”, ha detto Conte, ricordando che si è dovuto agire “con la massima determinazione, con assoluta speditezza, approntando, ben prima di qualunque altro Paese, le misure di massima precauzione”. “La responsabilità massima compete al governo, senz’altro. Ne siamo consapevoli. Ed è per questo che sono qui a riferire delle nostre azioni, nella sede dove operate Voi rappresentanti del popolo. Ma la responsabilità, non mi stanco di dirlo è di tutti i cittadini, anche di Voi membri del Parlamento, perché mai come in questa condizione di assoluta emergenza, siamo chiamati a conformare tutte le nostre azioni verso il ‘bene comune’, al quale siamo chiamati a contribuire attraverso il rispetto delle regole, con pazienza, fiducia, responsabilità”. Perché questa “è una prova durissima che proviene da fattori esogeni per i quali non possiamo imputarci nulla: questo virus è un nemico invisibile, non conosce confini è come il vento, soffia dove vuole”.
“La diffusione dell’epidemia da coronavirus ha innescato, in Italia e in Europa, una crisi senza precedenti, che sta esponendo il nostro Paese a una prova durissima – ha spiegato il presidente del Consiglio – la necessità di contenere il contagio ci sta costringendo a misurarci con nuove abitudini di vita, con un impatto negativo sull’intero sistema produttivo, che coinvolge imprese, famiglie, lavoratori”. “La nostra è una battaglia che va da Nord a Sud, che non coinvolge solo le regioni del Nord”, e soprattutto “per la prima volta dalla fine del secondo conflitto mondiale siamo stati costretti a limitare alcune delle libertà fondamentali garantite dalla Costituzione, in particolare la libertà di circolazione e soggiorno, la libertà di riunione nelle sue varie forme, la libertà di coltivare financo di contenere pratiche religiose. I princìpi ai quali ci siamo attenuti nella predisposizione delle misure contenitive del contagio sono stati quelli della massima precauzione, ma, contestualmente, anche della adeguatezza e della proporzionalità dell’intervento rispetto all’obiettivo perseguito”, ha aggiunto Conte. Resta il problema di “operare concretamente” affinché il ricordo del sacrificio del personale sanitario in lotta contro il coronavirus “non si perda, non dimenticheremo il loro sacrificio”. “Tutti potranno giudicare il nostro operato. Ma ora è il momento dell’azione e della responsabilità. Nessuno può fuggire dalla responsabilità”.
Nel corso dell’intervento Conte ha voluto fare una puntualizzazione rispetto alle critiche per l’arrivo di aiuti internazionali da paesi come Cina, Russia e Cuba. “Ho letto di qualche uscita polemica. E’ impensabile che la nostra collocazione geopolitica possa essere influenzata dalle forniture” dei dispositivi medici. “Vi prego non insistiamo più”, ha dichiarato.
Infine, la parte dedicata all’analisi della situazione economica. Dopo aver ricordato i provvedimenti già varati, il premier ha detto che “il governo è al lavoro per un nuovo intervento” a favore delle imprese, poiché per le piccole e medie imprese “possiamo fare di più e dobbiamo fare di più”. Dopo aver ringraziato le associazioni sindacali e datoriali, Conte ha anticipato che il prossimo decreto prevederà “stanziamenti non inferiori ai 25 miliardi, anche se consentiteci di lavorare, vorremmo potenziare ancor di più quest’intervento”. Successivamente, superata l’emergenza, “il nostro Paese avrà bisogno di un assetto normativo semplificato e quanto più favorevole possibile agli investimenti e di risorse pubbliche significative, per buona parte già stanziate, per continuare a sostenere l’economia nella fase di uscita e di ripresa del ciclo economico più produttivo”.
Ma per farcela, ha concluso il premier, servirà uno sforzo massiccio a livello europeo, perché “la recessione” conseguente al Covid-19 sarà “dura e severa, e colpirà l’intero Continente europeo”, uno “shock economico che richiede misure adeguate” e “coraggiose risposte”. Va bene quindi l’intervento sulla liquidità della Bce, ma sono necessari gli European Recovery Bond (“non sono mai stato favorevole al termine coronabond”) che l’Italia chiede insieme con altri otto Paesi membri dell’Unione. “Questa è una battaglia che si vince tutti insieme, altrimenti a perdere saremo tutti. Ribadirò questa posizione” già a livello di G20, e nel pomeriggio nel corso del Consiglio europeo.