Fonte: La Stampa
di Roberto Giovannini
L’ultima parola al Parlamento. Il leader M5S: per noi resta un errore. La Lega canta vittoria ma deve fare i conti con lo stallo sull’autonomia
«Oggi bloccare il Tav costerebbe più che completarlo». Giuseppe Conte chiude una volta per tutte il discorso: il traforo ferroviario tra Torino e Lione si farà. Questa è formalmente la posizione del governo italiano. Con una dichiarazione in diretta televisiva il presidente del Consiglio dà il via libera all’opera, con una decisione che ovviamente rappresenta l’ennesima doccia fredda per il popolo del Movimento Cinque Stelle, che già ha dovuto mandar giù molti bocconi amari in questi mesi di «governo del cambiamento». «L’ultima parola spetterà al Parlamento», ricorda il premier: una soluzione che permetterà ai pentastellati (almeno) di votare contro questa decisione senza produrre alcuna conseguenza politica, visto che c’è una larga maggioranza «Sì Tav». Sul fronte opposto festeggia l’altro vicepremier Matteo Salvini. Festeggia, ma deve subire a sua volta il sostanziale stop – comunicato sempre ieri da Conte, che ha annunciato il rinvio del previsto Consiglio dei ministri – all’approvazione dell’autonomia differenziata per le Regioni del Nord.
«Non credo serva all’Italia», aveva detto Conte il 7 marzo, ma ieri ha spiegato per quali ragioni ha cambiato idea, visto che oggi fermare la Torino-Lione non farebbe gli «interessi nazionali», e costerebbe di più agli italiani. «Non è stato questo governo a dire sì al progetto», ha ricordato; e soprattutto «sono intervenuti fatti nuovi di cui dobbiamo tenere conto nella risposta che venerdì il governo dovrà dare per evitare la perdita dei finanziamenti europei». Primo, con l’aumento dei fondi Ue fino al 55% «l’impatto finanziario per l’Italia è destinato a cambiare, e i costi potrebbero ulteriormente ridursi in seguito all’interlocuzione con la Francia sulle nuove quote di finanziamento della tratta transfrontaliera». Poi, «ulteriori finanziamenti saranno disponibili grazie all’impegno del ministro Toninelli, che ringrazio pubblicamente».
Poi, bloccare la Tav per fare un progetto alternativo significherebbe farlo da soli. «Con Macron ho insistito a lungo sul piano B, ma la Francia è contraria», ha sottolineato Conte. Infine, il premier ha detto che dopo il formale via libera del Parlamento francese «se volessimo bloccare l’opera non lo potremmo fare condividendo questo percorso con la Francia». A queste condizioni solo il Parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale».
Ma non realizzare l’opera non comporterebbe solo la perdita dei finanziamenti, ma anche tutti i costi derivanti dalla rottura dell’accordo con la Francia. Insomma, è stata la conclusione di Conte, «non realizzarlo costerebbe molto più che completarlo. Lo dico pensando all’interesse nazionale».
Matteo Salvini gioisce, ma il suo commento è velenoso: «La Tav si fa, come giusto e come chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso, adesso di corsa a sbloccare tutti gli altri cantieri fermi!». Nicola Zingaretti, segretario del Pd, attacca: «Nella migliore delle ipotesi abbiamo perso più di un anno. Nella peggiore un altro giro che non porterà a nulla». Per Matteo Renzi i pentastellati «non sono cattivi: è che ci arrivano dopo».
Tra i Cinque Stelle è il momento dello sconforto. Il ministro dell’Infrastrutture Danilo Toninelli non dichiara, ma fa sapere che «la netta contrarietà all’opera rimane», anche se «si accoglie con soddisfazione l’attestato di stima di Conte a Toninelli e la cifra fino a 3 miliardi che arriverà in più dall’Europa, soltanto grazie al lavoro del Mit, modifica il segno dell’analisi costi benefici. Si tratta di risorse in più che saranno utilizzate per tante opere realmente prioritarie». E per il vicepremier Luigi Di Maio, «media, giornali, apparati, tutto il sistema schierato a favore» della Tav Torino-Lione – scrive su Facebook – non noi. Non il Movimento 5 Stelle. Per noi la Torino-Lione era e resta un’opera dannosa».