23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Il premier: «Per risolvere la crisi serve coesione internazionale». L’incontro con il ministro degli Esteri del Qatar, poi il monito: «Non è il momento di dividerci. Si lavori per evitare la deriva militare»

Sulla Libia «vogliamo il cessate il fuoco immediato e auspichiamo il ritiro delle forze dell’esercito di liberazione nazionale, Lna», guidato da Khalifa Haftar. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, al termine dell’incontro con il vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al Thani. Per noi, ha aggiunto il premier, il «confronto politico è l’unica soluzione plausibile». Per questo abbiamo «intensificato la nostra attività diplomatica». Chi pensava che l’opzione militare in Libia potesse dare stabilità «è stato smentito», ha aggiunto.

Il ritiro di Haftar
Anche per gli Stati Uniti la soluzione alla crisi in Libia «non può che essere politica e passare per una cessazione delle ostilità militari». «Al Thani – ha spiegato Conte – è reduce da una visita in altri Paesi, anche loro sono fortemente preoccupati per l’escalation in Libia». Ha poi definito «proficuo» il colloquio avuto con il vicepremier qatarino, rilevando la preoccupazione del governo di Doha per quanto sta accadendo nel Paese africano.

Crisi umanitaria
«Il dialogo è l’unica opzione sostenibile – ha detto il premier – . Dobbiamo scongiurare una crisi umanitaria che sarebbe devastante, non solo per le ricadute ovvie per il nostro Paese e l’Ue, ma nell’interesse della stessa popolazione libica». «Non è il momento di dividerci e di affidarci a una dialettica, dobbiamo lavorare concretamente per evitare la deriva militare. La nostra strategia è ben precisa, la riteniamo l’unica plausibile. È sempre rispettosa delle popolazioni locali e contrasta pertinacemente l’uso della forza», ha concluso Conte.

«800mila pronti a partire»
«Fate presto, il peggioramento della situazione potrebbe spingere 800mila migranti e libici a invadere l’Italia e l’Europa, l’allarme lanciato al Corriere della Sera dal premier libico Fayez Sarraj. Che ha ringraziato l’Italia per la sua mediazione e per il sostegno per la pace in Libia.

Salvini: «Non sono rifugiati»
Ma sul punto c’è da registrare una dichiarazione rilasciata nel tardo pomeriggio dal vicepremier Matteo Salvini, secondo il quale chi parte dalla libia non potrà essere considerato un rifugiato politico, «non con me ministro», ha aggiunto. Precisando poi che i porti italiani «erano e restano chiusi» nonostante gli arrivi registrate nelle ultime settimane a Lampedusa.

Interlocutori
A conferma del fatto che «sarebbe riduttivo una soluzione affidata al binomio Sarraj-Haftar e che ci sono altri attori globali che stanno avendo un’incidenza forte in questa situazione», Conte ha poi annunciato che in serata incontrerà il vicepremier libico e numero due del Consiglio presidenziale, Ahmed Maiteeq, imprenditore di Misurata, potente «città-Stato», 180 chilometri a sud-ovest di Tripoli e sede delle milizie considerate più forti del Paese, considerato uno dei maggiori interlocutori dell’Italia in Libia, formalmente indipendente e non affiliato ad alcun partito o movimento politico.

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