Fonte: La Stampa
di Ilario Lombardo
Nel giorno delle riaperture, il discorso ispirato al messaggio di Mattarella sull’unità morale del Dopoguerra. Il premier annuncerà i primi passi del Recovery Plan. L’appello agli italiani: «Avanti sulla strada della prudenza»
Sarà un discorso plasmato sullo spirito «costituente», assicura Giuseppe Conte che oggi parlerà un’altra volta alla nazione. Lo fa nel giorno in cui l’Italia riapre i propri confini, interni ed esterni, all’indomani delle celebrazioni della festa della Repubblica. Ed è a questa ideale e immediata coincidenza, con la data simbolo della rinascita del Paese ferito dalla guerra e da venti anni di dittatura, che il presidente del Consiglio intende agganciare le sue parole. Nel tentativo di ripetere quell’«unità morale», evocata da Sergio Mattarella, che fu linfa per la ricostruzione di settantacinque anni fa. E alla coesione nata sulle macerie di una guerra civile che spaccò il popolo italiano in bande politiche, Conte farà riferimento nel suo appello che sarà anche e soprattutto rivolto alle opposizioni per «ricostruire insieme l’Italia che vogliamo nei prossimi 10 anni».
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C’è la sintonia con il Capo dello Stato e le sollecitazioni del Quirinale dietro la volontà del premier di aprire un nuovo capitolo nel rapporto con gli avversari, nella consapevolezza delle parole scolpite da Mattarella sulla «condivisione di un unico destino che viene prima della politica». Ma c’è anche l’innegabile spettro di una crisi sociale ed economica che in autunno potrebbe farsi insostenibile e travolgere il suo governo, a spingere Conte verso una maggiore condivisione delle scelte e delle responsabilità. A partire dall’appuntamento cruciale che avrà tra due settimane in Parlamento, quando dovrà dare una prima risposta sull’utilizzo dei 36 miliardi immediatamente disponibili del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, avversato dai 5 Stelle e dai sovranisti italiani. Il capo del governo da ora in avanti sarà costretto a trovare una quadratura politica più solida per sopravvivere a mesi di rabbia e contestazioni, di delusione e povertà, che già fanno ribollire le strade e sulle quali soffiano Lega e Fratelli d’Italia.
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A loro, ma anche ai picconatori dentro la maggioranza come Matteo Renzi, Conte offrirà un percorso comune annunciando già oggi i primi passi del suo Recovery plan con il quale intende disegnare l’Italia del futuro. Cantieri, gru, infrastrutture, come chiesto da Matteo Salvini ancora ieri, un nuovo fisco, una campagna di sburocratizzazione, appalti più veloci, una giustizia civile snella e rapida. Esattamente le riforme che chiede l’Europa da anni, e che ha chiesto ancora alla vigilia della presentazione del Recovery fund di 750 miliardi, oggetto di un complicato negoziato e pronti per l’uso solo dal gennaio 2021.
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Il calendario della riapertura e il 2 giugno permettono di attingere al registro dell’orgoglio di patria e al parallelismo con le ricette del 1946, che oggi sono di ispirazione per affrontare quella che chiunque non esita a definire la più grande crisi dal Dopoguerra. Sarà un discorso in due parti. Ma prima di parlare dell’Italia immaginata da qui al 2030, Conte ratificherà il buon andamento della curva epidemiologica, un risultato che gli permetterà di rivendicare «l’approccio graduale alle riaperture» stabilito nel pieno del lockdown, di elogiare il comportamento degli italiani ma anche di invitarli a continuare su questa strada di prudenza e accortezza. Il premier sa che nell’incertezza scientifica sul virus e nella conseguente confusione generata dalle furenti liti di questi giorni tra gli esperti, alimentata da piazze ostaggio del negazionismo sanitario del popolo arancione del generale Antonio Pappalardo, può prevalere la voglia anarchica di tornare a una completa normalità. È l’alba di un’estate diversa che si mescola al desiderio di libertà dopo mesi di clausura, di oscuri presagi e angoscia per un nemico che fino a ieri sembrava impossibile da sconfiggere.
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Conte batterà molto sul tasto della cautela, per le insidie di un virus che ancora non è stato debellato e che perfidamente cova in una generica sensazione di sollievo. Gli scienziati del comitato che supporta il governo nella lotta al Covid-19 non vogliono che la tensione si allenti troppo. Serve un residuo di ansia per far rimanere più vigili i cittadini, per inchiodarli alla consapevolezza delle misure di prevenzione a cui ancora non si può rinunciare. «Questo è proprio il momento in cui non bisogna abbassare la guardia» è il messaggio che ribadirà il premier: «Nella nuova normalità si imparerà a convivere con il virus». Il che vuol dire che «dobbiamo continuare a rispettare le distanze e a evitare gli assembramenti».
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Le immagini degli ultimi giorni di folle in riva al mare e ai laghi sono una spia di quello che potrebbe succedere quando da oggi chiunque potrà andare ovunque in Italia. Ma anche il turismo ha fretta di risollevarsi e Conte deve contemperare questa necessità con la tutela della salute. Quell’unità morale che ha ispirato i padri costituenti, e che si è vista nelle dure settimane del blocco totale deve riattualizzarsi ogni giorno, sostiene il premier. E nella responsabilità dei singoli individui fare da esempio alla politica.