19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Ma i suoi avvertono il premier Conte: non ce la caviamo solo con l’agenda. E torna l’ipotesi rimpasto


«Renzi dice che dobbiamo confrontarci sui temi, perché del resto non gli interessa? Bene, proprio quello di cui mi sto occupando io e di cui continuerò a occuparmi nei prossimi giorni. I temi, i dossier del Recovery plan, argomenti, cose concrete, punto. Metteremo sul tavolo un piano dettagliato, che sarà pronto subito dopo Capodanno. E avremo quindi l’occasione di confrontarci con tutti i partiti della maggioranza per sbrogliare tutti i nodi». Da un orecchio Giuseppe Conte sente l’eco che arriva dalla giornata europea del vaccino, convinto che l’operazione «27 dicembre» sia stata una secchiata di acqua fredda sui bollori delle tensioni con Italia viva. Dall’altro sente alcuni dei ministri più fidati che, anche ieri, hanno ascoltato dalla voce del diretto interessato le intenzioni di Matteo Renzi di premere il tasto «on» su una crisi di governo vera e propria.
Davanti a sé, sostengono diversi componenti dell’esecutivo, il presidente del Consiglio ha una serie di sondaggi che premierebbero un’eventuale lista Conte con una forbice «tra il 15 e il 20 per cento»; oltre a una serie di rilevazioni sull’ipotesi di un «Movimento Cinque Stelle a guida Conte» che, stando ai sondaggisti consultati, potrebbe risalire la china fino al 30. Due armi da giocare sul tavolo della crisi — per anticiparla e scongiurarla — nel caso in cui, come sostengono Dario Franceschini e praticamente tutto lo stato maggiore del Pd, la minaccia di evocare il voto anticipato si dimostri l’unico spauracchio in grado di far fermare Renzi. «Io penso solo ai temi. Perché è su quelli che sono convinto di riuscire a sbrogliare la matassa», insiste Conte provando per un attimo ad allontanare i fantasmi della resa dei conti. Nella testa del presidente del Consiglio, insomma, c’è l’idea di approvare la legge di Bilancio col voto favorevole di Italia viva, presentare dopo il primo gennaio il Recovery plan, mettersi al tavolo con Renzi provando smussare angoli (l’accantonamento della cabina di regia) e ammorbidire gli spigoli (magari cedendo sul fronte della delega ai Servizi).
E festeggiare, forse per l’Epifania, una specie di pericolo scampato. Eppure, all’interno del governo, non c’è ministro che non viva gli ultimi giorni del 2020 come una specie di canto del cigno. «Giuseppe», gli hanno spiegato anche ieri due dei componenti dell’esecutivo di cui l’avvocato si fida di più, «non riusciremo a cavarcela lavorando solo sull’agenda di governo, purtroppo». La simulazione dello scenario peggiore prevede due variabili. Secondo la prima, le due ministre di Italia viva, Bellanova e Bonetti, mandano una lettera di dimissioni spingendo Conte a presentarsi in Parlamento per verificare se ha ancora la fiducia. Per la seconda, ed è quella su cui un pezzo del governo sta iniziando a insistere, Conte si presenta da solo alla Camere anticipando la mossa di Renzi e sperando di sfaldare il fronte dell’ex premier, magari aiutato dalla nascita di un gruppo di Responsabili. Due schemi su cui, si è sentito dire Conte, «c’è un vincitore e un perdente, che sia tu o Renzi: uno solo porta a casa l’intera posta e l’altro perde tutto».
C’è una strada, che convincerebbe per esempio anche i Cinque Stelle più vicini a Di Maio,che contempla una specie di pareggio. Ed è quella che un attento osservatore esterno come Giovanni Toti, che ha parecchie interlocuzioni nell’esecutivo, ha ribattezzato «il governo Conte 2-bis». A metà strada tra il Conte 2 (rimane tutto com’è) e lo showdown che difficilmente porterebbe a un Conte 3 (la vittoria di Renzi), «c’è la possibilità di ridiscutere l’assetto di governo dando al leader di Italia viva la possibilità di cantare vittoria anche senza avere vinto e di evitare che da questo Parlamento vengano fuori altri pastrocchi impensabili», sottolinea il governatore della Liguria. Nella girandola impazzita dei nomi, c’è chi evoca il sacrificio di ministre come Lucia Azzolina e Paola De Micheli; chi addirittura, sull’asse Pd-M5S, evoca l’ipotesi che Roberto Gualtieri si disimpegni dal governo per fare il candidato sindaco alle elezioni di Roma. Di certezze in questa storia, in fondo, ce ne sono solo due. La via che porta a un pareggio tra Conte e Renzi è strettissima. E il tempo per imboccarla stringe.

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