Fonte: La Stampa
Il presidente: «Il mio ruolo è di garanzia e senza imposizioni»
Conte rimette l’incarico, Mattarella convoca per domani mattina al Quirinale Carlo Cottarelli. Dopo 85 giorni di stallo e di tentativi infruttuosi di dare un governo al Paese, l’impasse politica rischia di trasformarsi un una crisi istituzionale senza precedenti. «Rinuncio, ma ho profuso il massimo sforzo in un clima di piena collaborazione con gli esponenti delle forze politiche che mi hanno designato» annuncia il premier designato dopo un’ora di colloquio con il presidente, mettendo fine così al tentativo affidato al professore di formare un esecutivo Lega -M5S.
«Mattarella ha posto il veto su Savona» rendono noto fonti dei due schieramenti. Il Quirinale chiarisce invece di essersi trovato di fronte a un irrigidimento dei partiti: «Nessuno può dire che ho ostacolato la formazione del Governo» spiega Mattarella di fronte alle telecamere. Specifica di avere accettato l’indicazione dei partiti sul nome del premier da incaricare e di avere condiviso i nomi sulla lista presentata da Conte, tranne quello per il ministro dell’Economia, non potendo accettare un sostenitore della fuoriuscita dall’euro. «Il mio dovere è tutelare i risparmi degli italiani, avevo chiesto un nome politico, devo firmare i decreti per le nomine dei ministri assumendone la responsabilità istituzionale, in questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non hai subito né può subire imposizione».
Il No del Quirinale all’impuntatura di Lega e M5s sul nome dell’economista sardo Paolo Savona scatena l’ira di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. E verso il Capo dello Stato si materializza la possibilità dell’accusa peggiore: quella di impeachment, la messa in stato d’Accusa del Presidente per alto tradimento. Accusa che ventila il M5s e su cui anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni concorda.
Salvini parla da Terni dove è arrivato per un comizio elettorale : «Il governo con la Lega parte solo senza veti – ha detto – per l’Italia decidono solo gli italiani». Un discorso duro in cui ha parlato di un Paese a sovranità limitata: «Non saremo mai servi di nessuno».
«Una scelta incomprensibile da parte di Mattarella, inutile andare a votare se i governi sono decisi dalle agenzie di rating» gli fa eco Luigi Di Maio. Il capo politico M5s «sottolinea che eravamo pronti a governare e ci è stato detto no, perché il problema è che le agenzie di rating in tutta Europa erano preoccupate per un uomo che andava a fare il ministro dell’Economia». «Allora diciamocelo chiaramente – sbotta Di Maio – che è inutile che andiamo a votare, tanto i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziare e bancarie. Sempre gli stessi».
L’ipotesi del ritorno al voto
Le urne a settembre, è noto, sono l’ultimo dei pensieri del Quirinale preoccupato di non avere un governo nella pienezza dei suoi poteri e, dunque, in grado di produrre una manovra che – oltre ad evitare un inedito esercizio provvisorio dello Stato – possa sterilizzare l’aumento dell’Iva. Senza dimenticare le scadenze europee che vedono l’Italia attesa al varco dagli altri partner nient’affatto comprensivi nei nostri confronti.
A 83 giorni dal voto, dunque, l’unica certezza resta quella del conseguimento del record negativo di una gestazione per la formazione del governo mai così lunga nella storia della Repubblica. E che, almeno tra i commentatori politici, torna a far affacciare sullo scenario la possibilità di un governo del Presidente.