21 Novembre 2024

Sul tavolo nuovo taglio da 1,5 miliardi al costo del lavoro e mini indicizzazione degli assegni previdenziali. Sconto carburanti limitato a ottobre, niente bis dei 200 euro, estesi però a precari di scuola e agricoltura

Nella griglia del decreto Aiuti-bis che dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri la prossima settimana entrano un nuovo taglio dei contributi a carico dei redditi medio-bassi e un’indicizzazione parziale delle pensioni; anche questa con un occhio di riguardo agli assegni più leggeri, come forma di rimborso ex post dell’inflazione subìta nei primi sei mesi di quest’anno. Sfuma invece, per ragioni di copertura, la replica del bonus da 200 euro: che però arriverà alle categorie fin qui escluse come i precari della scuola e dell’agricoltura, con un costo aggiuntivo di poche centinaia di milioni.<
L’impianto del provvedimento che sfrutta gli spazi fiscali aperti dalla dinamica delle entrate fiscali più vivace del previsto, in base alla relazione governativa che ieri è stata approvata dal Senato (193 i favorevoli) e oggi sarà al voto della Camera, prendono forma dopo gli incontri a Palazzo Chigi fra governo e parti sociali. Sul tavolo, per iniziativa sindacale, è tornata la proposta di estendere ancora una volta il contributo straordinario sugli extraprofitti, per esempio applicandolo anche al settore bancario.
Ma l’idea, che pure raccoglie consensi politici trasversali, non dovrebbe trovare spazio nel decreto, anche per la sua complessità tecnica ed economica. In pratica, secondo i calcoli condotti fra ministero dell’Economia e Palazzo Chigi, dovrebbero bastare i 12 miliardi circa a disposizione delle nuove misure, liberi dall’ipoteca dei due miliardi abbondanti che invece serviranno a sbloccare larga parte dei fondi ministeriali congelati a luglio per finanziare il decreto 80/2022. Con qualche sacrificio rispetto alle ambizioni che si affollano intorno all’ultimo provvedimento di politica economica prima della campagna elettorale estiva: un decreto che giuridicamente si inserisce nell’«ordinaria amministrazione» del governo dimissionario, ma che all’atto pratico rappresenta l’ultima manovra anti-crisi dell’esecutivo Draghi. Manovra che dovrebbe arrivare a un esame lampo in Senato prima della pausa estiva, rimandando a settembre solo la ratifica alla Camera. Senza troppe modifiche in un Parlamento già balcanizzato dalla crisi.
A cadere prima di tutto è la replica del bonus da 200 euro. I 6,8 miliardi di costo sono troppi per farsi spazio in un provvedimento che fra i propri compiti ha anche una serie di misure obbligate per rinnovare gli aiuti fiscali scaduti o in scadenza.
Fra questi c’è il taglio ad accise e Iva su benzina e gasolio, ora in vigore fino al 21 agosto. Il decreto dovrebbe prolungare gli sconti ma senza arrivare a fine anno, anche qui per ragioni di costi che si uniscono all’esigenza di osservare la dinamica effettiva del prezzo di benzina e gasolio. L’alleggerimento delle accise potrebbe quindi fermarsi a ottobre: poi ci penserà il prossimo governo, coperture permettendo.
Per i redditi medio-bassi l’aiuto finirà quindi direttamente nella busta paga o nella pensione. Nel primo caso, il decreto dovrebbe mettere sul piatto un rafforzamento della decontribuzione già avviata con l’ultima legge di bilancio. I calcoli sono in corso: l’intervento potrebbe richiedere circa 1,5 miliardi raddoppiando di fatto il taglio dello 0,8% introdotto per il 2022 a inizio anno, ma non si esclude di arrivare fino all’1 per cento. Anche in questo caso, toccherebbe poi al prossimo governo confermare la riduzione del cuneo fiscale oppure riportare in alto la differenza fra il lordo e il netto in busta paga.
Per i pensionati arriva invece un anticipo dei meccanismi di recupero dell’inflazione, che si manifesterebbe nell’assegno di settembre senza attendere il gennaio 2023. Questa indicizzazione accelerata sarebbe calcolata sull’inflazione dei primi sei mesi dell’anno, più contenuta rispetto ai livelli attuali, e scaglionata in base al meccanismo delle fasce di pensione: il costo dell’operazione sarebbe inferiore al miliardo.
Gli impegni finanziari più consistenti sarebbero invece riservati alla riedizione degli sconti fiscali già sperimentati per combattere gli effetti del caro-energia. A benzina e gasolio sarebbero riservati circa 2,5 miliardi, fra i 2 e i 3 miliardi serviranno per abbattere gli oneri di sistema anche nelle bollette degli ultimi tre mesi dell’anno e un miliardo abbondante occorrerà per estendere l’applicazione dei crediti d’imposta a favore delle imprese, energivore e gasivore in primis, e degli autotrasportatori. In lista d’attesa ci sono anche le Regioni, che continuano a lamentare il buco determinato dalle spese Covid in eccesso e gli enti locali: alle amministrazioni territoriali arriverebbe qualche centinaio di milioni, in un conto complessivo che si avvicinerebbe al miliardo comprendendo i nuovi fondi in arrivo per fronteggiare l’emergenza siccità.

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