22 Novembre 2024

Alla Camera 203 i voti a favore, 134 i no, 3 gli astenuti. Il Terzo polo: giusto velocizzare i processi

La Camera ha votato (203 favorevoli, 134 contrari, 3 astenuti) la fiducia posta dal governo sul decreto Pubblica amministrazione che limita il potere di controllo della Corte dei conti sul Pnrr. «Il governo inasprisce la conflittualità con le toghe, mentre dovrebbe lavorare per attuare i progetti. Fa una forzatura grave e mette a rischio progetti fondamentali», protesta la segretaria del Pd, Elly Schlein. «Se si è riusciti a spendere solo uno dei 32 miliardi che vanno messi a terra entro il 2023, le colpe non sono certo della Corte dei Conti, ma dell’esecutivo Meloni», avverte Francesco Silvestri, capogruppo M5s alla Camera. Per il governo, è Luca Ciriani, ministro per i Rapporti col Parlamento, ad assicurare: «I controlli di legalità ci saranno, come è giusto che sia. Però non possono bloccare le opere o falliremmo l’obiettivo principale». Anche il ministro che ha la delega al Pnrr, Raffaele Fitto, che ieri ha incontrato i governatori proprio per parlare di programmazione e impiego dei fondi nazionali ed europei, respinge le accuse: «Nessuna deriva autoritaria». Il Terzo polo, pur non votando la fiducia, condivide «la necessità di velocizzare i processi operativi legati al piano».
La discussione a Montecitorio va avanti a rilento: le opposizioni fanno ostruzionismo presentando quasi 150 ordini del giorno e dibattendo su ognuno di essi. Il voto conclusivo slitta quindi a oggi. Poi il provvedimento andrà all’esame del Senato per la definitiva conversione in legge, entro il 21 giugno.
Nel decreto, oltre alla eliminazione dei controlli contestuali della Corte dei conti, si proroga al 30 giugno 2023 lo scudo sulle norme riguardanti il danno erariale, si dà il via a 3.000 assunzioni (2.000 delle quali nelle forze dell’ordine) e al reclutamento straordinario di docenti, si dispone la cancellazione della parola «razza» dagli atti della Pa, si prevede la possibilità per i forestali di Friuli-Venezia Giulia e del Trentino-Alto Adige di usare lo spray al peperoncino contro gli orsi.
Ma sono inevitabilmente i primi due aspetti ad accendere il dibattito. Per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, «è evidente che la maggioranza di governo ha un fastidio per i controlli, un problema di democrazia». Sarcastico Stefano Patuanelli, dei Cinque Stelle, che solleva una contraddizione: «Il 22 aprile 2021 il centrodestra proponeva di potenziare il controllo concomitante dei magistrati della Corte dei conti sul Pnrr. Oggi, dato che non sanno come gestirlo, lo smantellano. “Come si cambia, per non morire”», scrive l’ex ministro, oggi senatore. «Non siete fascisti, siete inetti», arringa a Montecitorio Riccardo Ricciardi, altro esponente del Movimento, che viene ripreso dal presidente di turno, Giorgio Mulè per le «espressioni eccessive». Per Azione-Italia viva, favorevole all’emendamento del governo ma che non vota la fiducia al governo, è «il Pd a contraddirsi», visto che anche «il governo Draghi fece gli stessi interventi». Una tesi, quella di un’azione in scia con il precedente esecutivo, sostenuta anche da Matteo Salvini: «Hanno cambiato idea?». Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, confida nel recupero di un clima di confronto: «L’opposizione fa l’opposizione. Ma sarebbe meglio se lavorasse con noi nell’interesse dell’Italia, invece di essere solo disfattista e attaccarsi a polemiche strumentali. Il Pnrr, pensato quando non c’era l’aumento del costo delle materie prime, deve essere attualizzato».
Se il clima in Italia resta rovente, da Bruxelles l’ufficio antifrode della Ue annuncia l’apertura di indagini «su casi specifici» di abusi nella gestione dei fondi del Recovery fund. L’agenzia, che non ha poteri coercitivi ma può solo raccomandare azioni alle autorità nazionali ed europee, non precisa i Paesi in cui sarebbero stati compiuti i possibili abusi alla sua attenzione.

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