20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Massimo Franco

La vera sfida non si gioca al vertice di Innsbruck, ma al summit della Nato a Bruxelles


La vera sfida è quella tesa a convincere l’Europa che è necessario «rafforzare il fronte Sud» del continente. E non si gioca tanto nel vertice cominciato ieri a Innsbruck, nell’Austria che non vuole sentir parlare di quote di migranti. Si consuma piuttosto al summit della Nato a Bruxelles, dove non a caso il premier Giuseppe Conte, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero e quello della Difesa, Elisabetta Trenta, hanno additato questa priorità. «Abbiamo chiesto una Nato più flessibile», ha detto Trenta, «che oltre a Est sappia guardare anche al Mediterraneo».
È un’impostazione che cerca di andare oltre l’emergenza più o meno gonfiata dell’immigrazione; e di darle la profondità e i contorni strategici che merita. La politica interna impone la faccia feroce di Matteo Salvini contro l’arrivo dei migranti con i barconi: un atteggiamento che risponde alle fobie di larga parte dell’opinione pubblica; e che magari paga elettoralmente, a breve termine. Mostra i distinguo più o meno concordati tra il ministro dell’Interno e vicepremier della Lega, e Luigi Di Maio, ministro e vicepremier del M5S.
Con una sostanziale intesa: appoggio a Salvini, in cambio del suo sostegno all’abolizione dei vitalizi degli ex parlamentari e al reddito di cittadinanza. Intorno, galleggiano le polemiche con chi mette in dubbio l’efficacia della linea dura. Sul modo migliore di conciliare accoglienza dei migranti e sicurezza, però, l’Italia continua a dividersi. E rischia di farsi sovrastare da una sindrome dell’assedio smentito dalle cifre: secondo i dati del Viminale, da gennaio a ieri il numero dei migranti in Italia è calato dell’80,13 per cento.
Ma se si alza la testa al di sopra dei contrasti nel governo, emerge per intera la sottovalutazione dei fenomeni migratori nel Mediterraneo: non per il nostro Paese, che li soffre perfino al di là della loro reale consistenza, ma per gran parte dei suoi alleati. Nell’ottica continentale, non sono ritenuti un’emergenza da condividere. L’allargamento dell’Europa a Nord e a Est tra 2004 e 2007, includendo molti Paesi dell’ex blocco sovietico, ha spostato il baricentro.
Negli ultimi anni, l’Italia si è ritrovata nella posizione inedita e scomoda di periferia geopolitica; e proprio mentre le conseguenze degli errori dell’Occidente in Iraq e in Nord Africa moltiplicavano il flusso dei migranti. Senza una riscoperta del fronte mediterraneo da parte dell’Europa, difficilmente il nostro Paese riuscirà a sottrarsi alla solitudine strategica: comunque reagisca, magari inseguendo alleanze con un «sovranismo» che collide con il nostro interesse nazionale.

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